mercoledì 15 novembre 2017

Il da farsi dopo Cagliari - Centralità della persona, il tempo del lavoro e di altre attività, del riposo


La Settimana sociale dei cattolici italiani, appena conclusasi a Cagliari, conferma e arricchisce di dettagli l'insegnamento sociale della Chiesa che papa Francesco ha aggiornato in vari documenti, tra cui l'enciclica "Laudato Sii" e l'udienza con i sindacalisti italiani della Cisl.

Al centro della riflessione del Papa e di tutta la Chiesa universale ci sono i grandi cambiamenti della società e dell'economia mondiale per effetto della globalizzazione ed in particolare della preminenza conquistata dal capitalismo finanziario sul capitalismo industriale, causa ed effetto dei colossali cambiamenti indotti dalle innovazioni tecnologiche.

In questo nuovo e mutante contesto la persona umana resta il punto di riferimento centrale, fondamentale, per definire le politiche economiche e sociali. Nel contesto precedente il lavoro era al centro del sociale ed era parte fondamentale della persona e della sua dignità.

Nel nuovo contesto - caratterizzato oltre che dai cambiamenti richiamati anche dai pericoli di disastro ambientale, insiti nelle modalità stesse dell'attuale sviluppo economico, indifferente agli interessi delle persone e delle comunità - il lavoro ha ancora la sua importanza ma non ha più lo stesso esclusivo e assoluto valore di una volta. In questo nuovo contesto si può tutelare la centralità della persona se al lavoro si continua a dare attenzione perché sia degno, e quindi buono; ma anche prestando attenzione al tempo di “non lavoro”: cioè al tempo di riposo, di formazione, di relazione con Dio e con le altre persone.

Nel contempo si sottolinea l'importanza che assume la sopravvivenza umana in un mondo che vede fortemente degradare l'ambiente per i cambiamenti climatici, indotti dalle scellerate scelte di sfruttamento del capitalismo finanziario.

Sull'insieme di questi temi si è sviluppato il lavoro della Settimana sociale. Ha acquistato dettaglio e concretezza nella lettura della situazione italiana l'indicazione di Papa Francesco di andare oltre, senza ignorarlo, il tema del lavoro e aprirsi all'integrale rispetto della vita umana prendendosi anche cura della casa comune.

Sul lavoro si è detto che risponde alle esigenze fondamentali della persona che sono "di pane, di realizzazione, di significato, di giustizia, di felicità, di infinito". Ma il lavoro non è un idolo. E allora ha valore anche il giusto riposo che consente di godere del frutto del lavoro e assume un particolare significato nel giorno del Signore.

I punti critici del lavoro in Italia riguardano in particolare i giovani, le donne, il lavoro malsano e pericoloso, la cura della casa comune. Il lavoro ha bisogno di essere alimentato da una formazione continua; nella valorizzazione della vita umana è questa un'attività che richiede un tempo non sporadico, che consenta un continuo aggiornamento. Scelta altamente valida non solo per il lavoratore ma per l'intera società, perché spinge al lavoro qualitativo, diventando una vera e propria risorsa economica e non soltanto sociale.

Insieme a molte altre riflessioni e analisi, a Cagliari ci si è posta la domanda: “Si possono tradurre le indicazioni emerse in realtà concrete?" La risposta è si, se si parte dalle "buone pratiche" già presenti nel Paese. In particolare in tre grandi aree: la manifattura di qualità che è alla ricerca di lavoratori qualificati; il grande settore del socio-assistenziale con i servizi alla persona; tutto ciò che nei nostri territori è arte, storia, cultura, enogastronomia.

I due orizzonti che bisogna valorizzare sono l'area del Mediterraneo e l'Europa. In conclusione si indica la strada per passare da un'economia della sussistenza ad una economia dell’esistenza, produttrice del saper vivere e del saper fare. In poche parole, l’imperativo d’obbligo è “umanizzare il lavoro”.

 Franco Aloia  su Il Risveglio popolare N.39  2 novembre 2017

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