sabato 24 giugno 2017

UNA GIUSTA CAUSA ALLA FESTAINROSSO

Credo di essere finito all’angolo di via Roma per partecipare a una riunione dei lavoratori della Festa in rosso già dopo pochi giorni dal mio arrivo a None. Vi ero stato spedito su indicazione di amici comuni, per compensare il rischio di una frustrazione da trasloco. Venivo da un paese della Basilicata, ora diventato meta di benestanti pensionati del nord Europa, e tornavo a un paese, dopo parecchi anni passati a ridosso della città di Torino. Per di più venivo a None da adulto, con tutte le difficoltà relazionali che ciò comporta. E probabilmente avrei patito l’isolamento del lavoratore che torna nella sua casa “in campagna” per godere della tranquillità serale e dell’aria buona nel weekend.
Mi colpì il cartello sulla porta, qualcosa del tipo: “qui si entra senza bussare”. Tentennai come sempre si fa di fronte a una porta chiusa oltre la quale c’è un ignoto.Da quel passo è seguito un impegno che dura da parecchi anni. Deve aver funzionato il primo impatto, l’accoglienza e la curiosità per il mio percorso e la mia esperienza da parte dei partecipanti a quella prima riunione: Mario (ricordo di essere rimasto stupito di quanti Mario ci fossero), Fabrizio, Andrea e altri che non elenco ma che non dimentico.
Se dovessi dire, con sincerità, la ragione che mi spinge a questo impegno, dovrei mettere al primo posto la possibilità di sentirmi parte di una comunità, di condividere un pezzo della mia esistenza con umanità differenti, come canta Guccini “non si fa a meno di altre vite […] perché la nostra è sufficiente appena”. Poi a mente fredda, e con lo spirito rischioso del Don Chisciotte o, peggio, di Donna Prassede, mi concedo il lusso di compiacermi per il mio contributo, perché tutto quanto viene fatto in quei giorni di luglio è destinato a giusta causa, una delle quali è la costruzione di uno spazio politico che ha come presupposto la partecipazione di tutti, “da ciascuno secondo le sue capacità”.

Domenico Demuro

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