martedì 14 marzo 2017

UN PO' DI NONE DA SUOR PINA IN ERITREA

Abbiamo portato tre valigie con:
• 40 barattolini di omogeneizzati
• 20 confezioni di Neolatte2 bio.polvere da 700 grammi
• 20 scatole di Amoxicillina
• 10 scatole pennarelli
• Abiti e scarpe infantili

Abbiamo consegnato a suor Pina Tulino € 3.740,00. Questo per quanto riguarda la contabilità.
Più difficile un bilancio anche sintetico di intelligenza e di sentimenti. Le iniziative delle Suore del Buon Samaritano, congregazione fondata da suor Pina - l’unica italiana essendo le altre 40 eritree – toccano diversi settori. Un quadro completo lo si può avere andando al sito dell’associazione Mariam Fraternità che dall’Italia appoggia le attività: http://www.associazionemariam.it/
Noi accenniamo qui alle situazioni che abbiamo conosciuto direttamente:
la casa-famiglia a Matemenai, periferia di Asmara, dove vivono una quindicina di ospiti, dai 2 anni e mezzo ai 20, maschi e femmine, con “visitatori” occasionali dalle abitazioni del quartiere. Alcuni orfani e/o sieropositivi. Un cantiere di allegria da cui è difficile staccarsi, infatti ogni giorno eravamo lì. Verrebbe voglia di presentarli uno ad uno: Marta, intelligenza senza frontiere, Yonatan, affetto calmo e trascinante, Amù, 2 anni e mezzo, mascotte irresistibile, ecc. ecc. Vanno tutti a scuola, alcuni a quella italiana, il che ha reso la comunicazione più facile tra di noi. Sono seguiti anche da volontari esterni, dormono promiscuamente, fino ai 12 anni, in piccole stanze con letti a castello, cooperazione tra di loro e per i più grandi decisiva autonomia. Formazione religiosa non invasiva. Una dieta ricca e un’atmosfera gioiosa che non ti togli più di dosso. Una gestione educativa matriarcale.
Sami, un adolescente cieco, verrà il prossimo mese a Milano, accompagnato da suor Tebé, per sottoporsi ad una operazione alla cornea che dovrebbe ridargli la possibilità di vedere almeno un poco il mondo.



Sede della casa famiglia
La casa famiglia è gestita ora da due giovani suore eritree che si occupano di 11 ospiti (bambini/e e adolescenti). Il clima e l'organizzazione è lo stesso incontrato a Matemenai.

Asilo di Hembertì, paese a 30 km sud/ovest di Asmara, le educatrici sono laiche, esterne alla congregazione, 440 bambini e bambine. Pedagogia postmontessoriana.

Carcere femminile di Asmara. Le suore sostengono l’asilo e la nuova aula di insegnamento informatico ecc., che avrebbe bisogno di banchi migliori degli attuali.
Qui abbiamo incontrato una giovane detenuta, grafica informatica, già impiegata all’ufficio migrazioni del ministero dove è stata arrestata perché forniva passaporti falsi a chi voleva espatriare. Condannata all’ergastolo. Avete letto bene, ergastolo. Basterebbe questo a classificare il regime eritreo. Attendiamo notizie precise da Asmara perché c’è forse la possibilità di versare una sostenuta cauzione per farla uscire. Se fosse confermato, si tratterebbe di avviare una campagna di raccolta fondi coinvolgendo singoli, associazioni, enti.
Questa che vedete è una delle più importanti biblioteche dell’Eritrea, messa insieme da un padre pavoniano, che non vuol dire vanesio, bensì membro della congregazione fondata da Ludovico Pavoni [1784-1849], interessante figura di prete “sociale” bresciano. I Pavoniani sono in Eritrea dal 1969 e svolgono diverse attività di formazione professionale. Non rientrano negli interessi delle suore del Buon Samaritano e tuttavia ci sembra una occasione da non perdere perché forniscono un servizio culturale di alto livello a studenti di diversa provenienza, la maggior parte esterni al Centro Sociale Pavoniano.
Nell’immediato ci siamo impegnati a inviare al giovane responsabile della biblioteca [il “fondatore” è improvvisamente morto l’anno scorso] ebooks e articoli in inglese inerenti a Eritrea, Etiopia e Africa in genere, di carattere storico e socio-politico. Poi, si vedrà.
Del resto, della instancabile e quarantennale attività di Pina, della realtà drammatica e affascinante dell’Eritrea, delle ipotesi di ricerca maturate, di questo e di quello, vorremmo parlare con voi in un prossimo incontro in stile familiare di cui stiamo definendo i contorni e la data probabile.
Ci piacerebbe che il nostro interesse per la “colonia primigenia” dell’Italia, che il tentativo di questa doverosa e microbica restituzione coinvolgesse altre persone anche nella forma di scambio di idee e di organizzazione.

Silvia Genta, Claudio Canal - febbraio 2017

Nessun commento:

Posta un commento