lunedì 2 maggio 2016

quel frigorifero del papa...

Stando alle apparenze, verrebbe da pensare che siano in pochi, almeno in Occidente, a non ammirare papa Bergoglio. Peccato che, al netto degli applausi, l'impressione che si ha è che, soprattutto nel mondo cattolico, dall'ultimo conclave non sia cambiato molto. Tale impressione è emersa amaramente anche dalle riflessioni finali di don Oreste Aime, docente di filosofia presso la Facoltà Teologica di Torino, giusto qualche giorno fa. Il frigorifero del cambiamento, per riprendere una illuminante scenetta di Maurizio Crozza, questo papa se lo sta davvero portando sulle spalle da solo e nessuno di noi (cattolici e non) pare stia facendo granché per dargli una mano, non solo a parole.
Ad esempio: che cosa è cambiato a None? Ecco una semplice domanda rivolta provocatoriamente all'esiguo uditorio (non scherziamo: ci piace il papa, mica quello che ci propone) dallo stesso Aime nell'ambito del dibattito sull'enciclica Laudato sì, che ha avuto luogo presso il cinema Eden. 
La critica ad un sistema economico-finanziario che non ha evidentemente a cuore né l'Uomo (e tantomeno la Famiglia, di cui troppi si riempiono ipocritamente la bocca) né l'Ambiente, pur apprezzata da molte parti, non ha fatto breccia nella Società e neppure nelle parrocchie. E alla lunga la nostra sostanziale indifferenza e la nostra pigrizia faranno il gioco dei potenti nemici del cambiamento che si annidano nell'ambito della finanza internazionale, nell'egoismo degli stati nazionali, nelle istituzioni europee e nello stesso Vaticano.
Purtroppo questo papa il frigorifero non ce la farà a spostarlo da solo. Nella migliore delle ipotesi arriverà (ma non è detto) a ripulire almeno un poco i ripiani più alti ma il resto del lavoro, in ambito ecclesiale spetterebbe a noi che ci diciamo credenti, e nel mondo a tutti gli uomini di buona volontà.
Tra il dire e il fare a volte può esserci di mezzo il mare ma servirebbe un'alleanza tra tutti coloro che la vorrebbero davvero quell'ecologia integrale che Francesco propone, fatta di sostenibilità ambientale e sociale (e non solo). Un qualcosa capace di unire e mobilitare le coscienze allo scopo di garantire in autonomia quei diritti (attraverso la pratica dei corrispondenti doveri sociali ed ambientali) che solo in seconda battuta si dovrebbero reclamare da istituzioni locali, statali e sovranazionali.
Di che cosa sto parlando?
Di nulla che non sia alla nostra portata di semplici cittadini (credenti e non): il nostro tempo di lavoro (e il rigore che lo deve caratterizzare), il nostro tempo "libero" (da valorizzare nel sociale, nella cultura e magari nella spiritualità), i nostri consumi (da limitare e qualificare), i nostri acquisti (da selezionare accuratamente), i nostri rifiuti (da ridurre e differenziare), i nostri investimenti finanziari (da rimettere in discussione), il nostro impegno politico (da ritrovare disinteressatamente).
Che ne facciamo di questo frigorifero?

Roberto Cerchio

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