martedì 19 aprile 2016

25 APRILE 2016

Chi guarda alla storia del Novecento non può che restare attonito di fronte a domande tanto grandi e terribili da non avere risposte compiute. 
La prima: come è potuto accadere che degli esseri umani abbiano ideato, progettato e realizzato la soluzione finale, lo sterminio di un popolo?  Erano uomini come noi eppure accompagnavano i bambini ebrei nelle camere a gas e se sopravvivevano erano pronti a sparargli nella testa. Uomini, avevano smesso di esserlo. 
La seconda domanda è ancora più terribile perché riguarda tutti.  Come è potuto accadere che dei regimi sanguinari, guidati da dei criminali potessero godere del consenso di tanti cittadini, anche delle migliori menti del tempo?  Il fascismo non è stato un incidente della storia, un putsch di poche persone consumato nel tempo di una stagione politica.
Il fascismo è stato un regime che è sopravvissuto grazie non solo al suo apparato repressivo, ma, non neghiamolo, in ragione del consenso degli italiani, come dei tedeschi che osannavano un pazzo criminale.

Quali altri colpi di cannone, di kalashnikov devono essere sparati perché si capisca quello che sta succedendo nel nostro tempo?  Fanno riflettere il voto in Germania con l’affermazione della AFD e il ripetersi dei successi di Donald Trump che è arrivato a minacciare scontri se non avrà la nomination alla convenzione repubblicana.   In Francia la Le Pen  è al 30 per cento. In Spagna non si riesce da mesi a formare un governo. In Gran Bretagna il governo è spaccato sul quesito se restare o no in Europa.  Nell’Est costruiscono muri e demoliscono costituzioni.
Noi temiamo che la democrazia stia vivendo la malattia più profonda dal dopoguerra ad oggi.
Dal Duemila ad oggi sono accaduti fatti sconvolgenti.  Attacchi terroristici, la più grave crisi economica della società più lunga e cupa della depressione del  1929, una rivoluzione tecnologica che riduce il lavoro anziché crearlo,
Le democrazie mostrano le loro crepe più profonde con la crisi dei partiti, la corruzione diffusa, la insopportabile lentezza dei processi decisionali.
Sta crescendo l’idea che la democrazia sia un fastidio, uno spreco, un fagotto da portare.
Per questo invece non bisogna aver paura di innovare: la democrazia lenta è pasto per i suoi avvoltoi. La democrazia deve decidere altrimenti nascerà la richiesta di decidere senza democrazia.
Gli organi rappresentativi controllino severamente, ma gettiamo a mare forme di cogestione che rallentano e ci imballano. Il governo decida e il Parlamento controlli con tempestività ed efficacia.
Non sono sufficienti stato e privato, ci vuole un terzo soggetto. La democrazia si organizza  attraverso la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica, dei lavoratori all’impresa, degli abitanti di un quartiere o di un paese al governo del loro territorio, degli utenti di servizi alla loro qualità.
Più democrazia e partecipazione, più decisione, più controllo.
Non buttiamo a mare la conquista nata con il sacrificio di milioni di persone.
Viva la Resistenza, viva la Costituzione,  viva la democrazia.

Elidio Dellacqua

ANPI – None (sezione “Michele Ghio”)

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