giovedì 5 novembre 2015

COPERTURA DI PIAZZA RUBIANO: UN VUOTO DA RIEMPIRE?




Se si osservano le fotografie di “None nel tempo” relative soprattutto al centro del nostro paese si rimane  impressionati dai  “vuoti” che in questi ultimi decenni sono stati creati.
L'unica spiegazione che riusciamo a trovare è la volontà che si avvertiva nella mentalità di quei tempi di evidenziare, in  maniera anche plastica, una netta discontinuità  con l'epoca precedente di cui implicitamente si denunciava la fame, la fatica e la miseria tipiche della società contadina.
Contemporaneamente si guardava con grande fiducia alle promesse della nuova civiltà industriale. Pertanto lo spazio vuoto era necessario per facilitare la mobilità ed il senso di libertà dell'individuo non più dominato dalla tradizione che gli edifici simbolo del tempo passato rappresentavano.
Furono indubbiamente delle decisioni radicali perché in altre comunità si evitarono invece gli abbattimenti e si scelsero gli aggiustamenti cioè le ristrutturazioni, anche con demolizioni parziali, pur di mantenere  una traccia del passato.
E' proprio applicando questa metodologia che siamo riusciti ad intervenire all'inizio degli anni '80  per salvare la zona del “vecchio municipio” che ora, ristrutturato, testimonia un passato da ricordare e svolge un'insostituibile  funzione culturale per il presente ed il futuro.
Nell'attuale epoca post-industriale e post-moderna sembrano sempre più eccessivi i furori demolitori dei decenni precedenti e si sente la necessità di rioccupare architettonicamente quegli spazi anche perché sono crollati i miti legati alla libertà di mobilità e di azione, semmai il “vuoto” rappresenta una rinuncia a realizzare qualcosa di utile alle esigenze sociali.
E' comprensibile quindi che ci si interroghi su cosa realizzare negli spazi vuoti nel centro del nostro  paese come sta avvenendo nel caso della piazza Rubiano. Però non si può neanche partire all'avventura, cioè decidere frettolosamente per soddisfare esigenze che sembrano impellenti senza avere uno sguardo complessivo.
Bisogna recuperare e riproporre, anche se in chiave rimodernata, quel senso di armonia architettonica che caratterizzava la piazza Cavour fino quasi alla fine degli anni '60: le arcate dell'Ala che anticipavano quelle dei vecchi portici..., lo sfondo artistico rappresentato dal palazzo Cerutti che valorizzava anche la semplice linearità delle facciate delle case ai lati …, l'arco del portone che introduceva nella cascina Rubiano....
Per ripristinare tale armonia non dobbiamo pensare alla singola realizzazione, ma al contesto. Quindi è necessario sviluppare prima uno studio per valorizzare tutti i “vuoti”.
Tale lavoro non può essere svolto da poche persone, seppure titolate, ma deve prevedere un confronto collettivo: sarebbe utile promuovere un concorso di idee per disegnare e concordare la realizzazione del centro di None.
In questi ultimi decenni sono stati compiuti nel concentrico numerosi interventi di arredo urbano, tutti legati alla ristrutturazione o al  rifacimento e completamento dell'esistente: dal marciapiede al posto delle “lose” in via Roma, ai portici nuovi, a tutto  il viale stazione e a piazza Vigo. Adesso si prevede d'intervenire nella zona dei vecchi portici. Va tutto bene quando si tratta di riqualificare un qualcosa di già esistente, è più impegnativo quando invece si tratta di ideare e realizzare dal niente, dal non esistente, dal vuoto appunto.
Non si può pertanto decidere in modo frettoloso con il rischio di creare delusione tra i concittadini ed  essere poi di nuovo costretti all'abbattimento dopo non molto tempo!

                                                     Domenico Bastino
                                                    Giovanni Garabello


Nessun commento:

Posta un commento