lunedì 28 settembre 2015

LA DOMENICA ANDANDO ALLA MESSA




Nelle mie vacanze calabresi, in una libreria di Acri (CS) ho scelto la lettura de “I Vangeli della domenica”, di Sergio Quinzio, l'apprezzatissimo teologo piemontese scomparso nel 1996. L'originalità brillante e soprattutto libera delle sue riflessioni concorse a preparargli rapporti burrascosi con i gesuiti di “Civiltà cattolica” che nel 1992 stroncarono il suo “La sconfitta di Dio”. L'istituzione ecclesiastica non voleva rinunciare all'idea che la salvezza sia stata già conseguita dal Cristo venuto a riscattarci dal peccato con il suo sacrificio estremo, mentre Quinzio si ostinava a ripetere che l'umanità si era limitata a vederlo morire perpetuando le grandi ingiustizie che gridano vendetta al cospetto di Dio.
In queste folgoranti e non autorizzate omelie domenicali, Quinzio non rinuncia a spiegare, a chiarire, ad argomentare o a confrontare, ma sembra quasi divertirsi giocando a rimpiattino con il nostro troppo passivo e docile ascolto del Vangelo. Non conclude mai con una risposta rassicurante, ma lascia che domande lancinanti si sprigionino. Solo apparentemente esse hanno l'obiettivo di corrodere e sfidare il dogma – e ciò deve aver inquietato gli ambienti di “Civiltà cattolica” - ma essenzialmente puntano a scuotere la serenità dei credenti nei loro tranquilli percorsi.
Ma insomma. Dopo Duemila anni l'umanità non continua a preferire le tenebre alla luce come  profetizzava l'evangelista Giovanni nell'Apocalisse e come confermava Leopardi nel distico posto in epigrafe alla sua “Ginestra”? I cristiani non hanno forse rimosso dal loro orizzonte la speranza? Non si comportano come rassegnati ad un mondo in cui le ingiustizie sono insormontabili o addirittura sono accettate come naturali? Non guardano il dilagare dell'odio come se in eterno il carnefice fosse destinato ad aver sempre la meglio sulle sue vittime?
Ma insomma. Duemila anni sono molti più dei 40 anni di peregrinazione nel deserto inflitti al popolo di Israele per aver dubitato e tradito il patto di alleanza con Dio: la manna del benessere, della tecnologia e della modernità è arrivata per nutrire alcuni, ma il deserto di globale infelicità non risparmia nessuno e non accenna ad arretrare. Anzi, si estende ed imperversa. I malati muoiono, i morti non risorgono, gli zoppi non saltano come gazzelle, gli oppressi perdono inesorabilmente. E' lecito domandarsi se il Signore è ancora in mezzo a noi o l'interrogativo va ricacciato indietro come blasfemo?
Nel suo viaggio drammatico, Sergio Quinzio non lascia la fede e neppure smette di sperare. Sembra però dirci che la speranza non comporta attesa passiva, ma presuppone il nutrimento di una costruzione laboriosa perchè – siamo alle solite – è il Messia che aspetta noi e non il contrario.

Mario Dellacqua

SERGIO QUINZIO, I Vangeli della domenica, Adelphi, 1998, p.166.

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