lunedì 8 giugno 2015

GOBETTI, CRISTO, LE BR E I ROM



Piero Gobetti, con il suo elogio della ghigliottina, mi ha sempre spaventato. Alle minoranze etiche che suscitano ammirazione ho sempre preferito l'esempio di minoranze tranquille, quelle che non rinunciano alla tenacia, ma sanno dialogare lealmente anche con la maggioranza che combattono. Perciò esse evitano di presentarsi come modelli eroici, superiori ed inimitabili di intransigenza che scavano un fossato insuperabile tra eccezione e normalità quotidiana.
Il richiamo al sangue, poi, mi respinge lontano da chi lo propone. Evocando la ghigliottina a un mese dalla marcia su Roma, Gobetti auspicava l'accelerazione chiarificatrice di un processo al termine del quale il fascismo avrebbe gettato la maschera di movimento liberatore e avrebbe obbligato tutti a guardare in faccia la sua vera natura di nuovo padrone. E a stare o di qua o di là.
Anche le Brigate Rosse volevano costringere lo Stato imperialista delle multinazionali a gettare la sua maschera democratica: se avesse svelato il suo volto tirannico, le masse sarebbero state spinte sulla via della rivoluzione. Io non mi sono mai fidato gran che. Al tanto peggio-tanto meglio non c'è mai fine e arrivati al fondo non è detto che ci si risollevi. Si può sempre scavare ancora. Essere rinchiusi in un lager non favorisce le sollevazioni ribelli, ma lascia attecchire la zona grigia del si salvi chi può, la lotta di tutti contro tutti per sopravvivere, in una giungla dove ogni uomo è lupo per un altro uomo o dove ogni uomo è disposto a diventare un uomo di un altro uomo.
Lo so. E tuttavia. Troppa gente invoca sangue e fuoco per curare la sua disperazione o per proteggere una minacciata condizione di relativo benessere e di acquisita sicurezza sociale.
Rivolgendosi a Giuda nell'ultima cena, Cristo gli chiese di fare presto quello che in cuor suo aveva deciso di fare. Se avete nostalgia dei roghi, la stoppia è pronta. Volete dare fuoco subito agli accampamenti nemici?
Molto resta da fare e da cambiare nei comportamenti dei cittadini e dello Stato per affermare la legalità di un trattamento uguale per tutti e capace di colpire il malaffare dovunque si manifesti: senza discriminazioni tra etnie, senza distinzioni di fede religiosa, di colore della pelle, di appartenenza politica. Io non vedo l'ora di arrivare alla fine delle violenze. Ho fretta di arrivare alla comprensione, alla mediazione, alla coesistenza, all'accordo, alla pace. Nessuno di noi è quello che pensa di essere. E' sempre anche qualcos'altro.

Mario Dellacqua

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