giovedì 19 febbraio 2015

CRITICA DELLA PAROLA CONTRARIA



Va respinta la pretesa di condannare le affermazioni di Erri De Luca che aveva parlato di legittimo ricorso alle cesoie se utili per “il sabotaggio” del TAV in Val Susa.
La sede per discutere le discutibili idee dello scrittore napoletano non è il Tribunale, ma la biblioteca, la piazza, il circolo, la parrocchia, l'associazione, il Consiglio comunale o il partito (per chi ce l'ha).
Il sabotaggio della produzione, dei trasporti, del pubblico servizio mediante lo sciopero, l'occupazione della strada, della scuola o della casa può diventare un reato a seconda delle circostanze, ma la punizione va somministrata a chi viola le leggi con i comportamenti di cui è responsabile personalmente, non colpendo il pensiero manifestato con la parola scritta o parlata. De Luca non è accusato per aver “fatto”, ma per aver “detto” e ciò basta a sollevare la ribellione civile in sua difesa di ogni cittadino che ha a cuore la vita quotidiana della democrazia.

“La parola contraria” non può essere condannata, mentre può essere liberamente discussa, interrogata e criticata. Penso, per esempio, che “sabotaggio” e “vandalismo” non siano sinonimi e che non configurino comportamenti equivalenti. Naturalmente posso sbagliare, ma il vandalismo per me è inaccettabile in quanto danneggiamento gratuito e anonimo del patrimonio pubblico o di un bene privato. Non è un atto di opposizione politica perchè non ha il coraggio di rivendicare apertamente una qualsiasi finalità. Anche il sabotaggio non è equivalente dello sciopero: eppure De Luca avvicina al primo la legittimità del secondo. Allo sciopero, anzi, il movimento operaio è arrivato dopo avere maturato la decisione di lasciarsi alle spalle l'improduttiva ribellione del sabotaggio. Era più efficace chiedere il diritto alla contrattazione collettiva che esaurire la propria opposizione al licenziamento gettando gli zoccoli di legno (“sabots” in francese) negli ingranaggi del telaio.
La difesa del diritto alla parola contraria nelle intenzioni di De Luca vuol essere contemporaneamente un atto di accusa contro i progetti di “stupro” della val Susa. Difesa e accusa sarebbero tuttavia più efficaci se associate ad una critica di quelle ali del movimento che continuano a subire il fascino della violenza dimostrativa e che immaginano di poter rispondere alla militarizzazione del territorio con la militarizzazione dei propri comportamenti, nell'illusione di rendere più incisiva e più dura la lotta una volta trasferita sul terreno dello scontro violento con lo Stato.
“La parola contraria” non avverte questo pericolo e non spende una parola contro le tentazioni che spingono frange di giovani a portare sulla loro macchina anche le molotov, non solo le cesoie e le fionde. Trascurando questa evidenza, De Luca si preclude ogni possibilità di dialogo con quanti – tanti o pochi, ma sempre provvidenzialmente valorizzati dai mass media - non hanno ancora capito che il gesto esemplare offre a minoranze isolate un ruolo effimero da protagonisti, ma allontana dai movimenti le famiglie, le donne e gli anziani proprio quando di loro abbiamo un grande e, starei per dire, disperato bisogno.

Mario Dellacqua

ERRI DE LUCA, La parola contraria
Feltrinelli, euro 4, pagg.62

1 commento:

  1. Ho letto diversi libri di De Luca, sempre tutti d'un fiato, sempre con una partecipazione emotiva molto forte; mi ha sempre stupito, da uno scrittore con così tanta sensibilità nel descrivere i sentimenti umani, il fatto che non si sia mai distaccato veramente dalla violenza degli anni Settanta, che non abbia speso per esempio parole per le vittime di quella rivolta che mette al centro di tanti racconti. (Penso a "Il peso della farfalla", dove il tema compare in maniera carsica, pur non essendo centrale). Non so, è terribile come la violenza eserciti di per sé un fascino che va al di là di ogni motivazione che le sta dietro, come se fosse il segnale di un'umanità più vera e profonda. Come si spiega che ragazzine sedicenni partano dall'Inghilterra o dall'Austria per andare in Siria a combattere? La democrazia è troppo povera di spunti vitali? E perché la violenza pure 'giustificata', come dici tu, non è capace di riflettere sui danni che provoca, per esempio allontanando dall'idea tante persone, o perché inermi (gli anziani, i bambini e le loro famiglie), o perché costitutivamente contrari alla violenza? "L'odore del napalm al mattino", come nel film di Coppola, perché è così affascinante?

    RispondiElimina