mercoledì 22 gennaio 2014

TI RICORDI?

Una serata combattuta e nient'affatto accademica quella organizzata dall'ANPI il 17 gennaio all'angolo di via Roma sulle letture intrecciate di alcune opere di Jean  Améry, Alberto Cavaglion, Primo Levi, Thomas Mann. E potevano mancare Croce, Gobetti, De Felice, Quazza, Montale, Calvino, Gramsci? Della catastrofe nazifascista che ha sconvolto il Novecento sono responsabili solo i dittatori? i popoli non hanno due righe di spiegazione da dare? La domandina fa tremare le vene e i polsi.

Oltre agli interventi di Roberto Cerchio, Ferruccio Lozito, Fabrizio Piscitello, Nunzio Sorrentino e Teresa Vigliotta, mi ha colpito l'interrogativo posto da Armando Nicola con la sua consueta micidiale innocenza. Le democrazie si stanno disfacendo sotto i nostri occhi sommerse dalla corruzione, dalla prolungata crisi economica e dall'instabilità: la paura – come dimostrano i fatti egiziani con l'esito del referendum – non può effettivamente rendere credibile l'avvento di una dittatura che almeno ha dalla sua la capacità di dare ordine e di prendere decisioni?


Ci sono molte risposte possibili e, prima di tutto, non bisogna stracciarsi le vesti di fronte all'interrogativo blasfemo. Io do la mia. Tra la paura per l'incancrenirsi della crisi delle democrazie occidentali e la paura della dittatura, io preferisco di gran lunga affrontare la crisi delle democrazie. Preferisco il cattivo funzionamento di una democrazia al buon funzionamento imprenditoriale di una ditta dittatoriale.

D'altra parte, mi sono convinto che la democrazia non è un regime abitato solo da uomini  buoni. Mi sono lasciato convincere da Josè Saramago, il quale una volta ha spiegato in un'intervista che l'errore dal quale deriva l'insediarsi dei regimi autoritari e totalitari, si commette tutte le volte che si scambia la democrazia come un punto di arrivo. Invece la democrazia è un continuo punto di partenza. Non ci sono conquiste incamerate una volta per tutte. Esse vanno sviluppate, difese, aggiornate, corrette, continuamente adeguate al mutare dei tempi, delle genti e delle economie.

Come? Il propellente che fa andare avanti il motore della democrazia è il controllo popolare, la cittadinanza consapevole, la lealtà di una lotta politica aperta fra programmi civilmente contrapposti. Fra tranquillità e libertà a volte bisogna scegliere, come tra pigrizia e rischio. Teniamoci il dubbio e adoperiamolo come alimentatore del pensiero e dell'azione. Santa Teresa di Lisieux diceva: “Tra la certezza e il dubbio, un soffio. La vita si trova tutta in questo soffio che passa”. E, come dice Calvino che Roberto Cerchio ha trovato nel saggio di Cavaglion, “basta un nulla, un passo falso, un impennamento dell'anima e ci si trova dall'altra parte”.


Mario Dellacqua

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