domenica 8 dicembre 2013

SINISTRA DISOCCUPATA

C'era una volta uno slogan: lavorare meno, lavorare tutti. Da un lato, l'abbiamo riempito poco, dall'altro la coscienza che il lavoro non c'è, non mi pare sia patrimonio di molti. E invece non c'è lavoro. Di quel lavoro di cui ci siamo sfamati fino a ieri, ce ne sarà sempre meno, oserei dire fortunatamente. Questo però fa parte di un altro discorso: dovremo reinventare il lavoro. Se invece si dice che il lavoro c'è, ma non ce lo vogliono dare per colpa di “cattivi” che lo distribuiscono come pare a loro, si dice una mezza verità e anche male. Senza rendersene conto (?), si rafforza quella “corrente di pensiero” per cui il lavoro ci sarebbe, ma quel che manca è proprio la gente con voglia di lavorare (gratis o giù di lì).
Già. Il lavoro di cui sopra è in gran parte quello reperibile nel pubblico impiego e nelle sue carenze di organico. Con quel che segue. Nel caso di “quel” lavoro, mi pare per lo meno di cattivo gusto lanciare accuse a Sindaco e Giunta, quasi che l'unico problema sia di cambiare cocchiere perchè lo sgangherato carrozzone vada bene. Non voglio prendere le difese di “diegounalacrimasulviso”, ma altre sono le colpe di una sinistra che crede di gestire una fetta di potere e la gestisce in modo da non disturbare l'Avvocato “Lamiera Spa” e consociati.

Franco Calamida ci ha avvisati più volte del pericolo di ripercorrere la parabola del movimento dei disoccupati organizzati napoletani. Personalmente ho seguito quella situazione con attenzione, passione e oserei dire amore: c'era del nuovo che mi piaceva! Là ho lasciato la mia valigia con la “etica del lavoro” e ho portato a casa una scatola di cartone vecchia come il mondo: il lavoro come luogo di scambio di beni e servizi. Tutto poi finì nei mille rivoli della ricerca dei santi in paradiso.
Caro Calamida, a Torino non corriamo nessun rischio parabolico. Alcuni strati si sono “organizzati” per procurarsi i “santi in paradiso”. Saranno forse la punta di un iceberg. Per ora le “istituzioni” li trattano come “importanti” e “significativi”. Farà comodo? Penso proprio di sì.
Ma noi, cosa sappiamo, o vogliamo sapere, della parte sommersa, cioè dei 150mila disoccupati di tutta la Regione? Credo molto poco, anche perchè la parte sommersa dell'iceberg non urla, e noi, forse, preferiamo parlare invece di imparare ad ascoltare le voci deboli che non osano farsi sentire.
Dimenticavo. Una parte “importante” della sinistra pensa che i disoccupati (o cassaintegrati), oltre a non aver voglia di lavorare, siano anche inidonei al “nuovo” modo competitivo di produrre, anzi dannosi. Si tratterebbe quindi di distribuire loro un reddito attraverso un “lavoro innocuo-inutile”. Che cavolo di sinistra, o che sinistra del cavolo sarà?

Bruno Redoglia (detto Orso) – Torino
Primo Piano, quindicinale piemontese, 8 ottobre 1984


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