martedì 6 agosto 2013

Quel grande bisogno di essere ingannati - GIOCARE D’AZZARDO A NONE

Quando si attraversano tempi di grandi difficoltà economiche, capita anche di assistere al contrario di ciò che ti aspetteresti. Non la protesta sociale che riempie le piazze. Non la rabbia operaia che si riversa nelle strade e presidia le fabbriche dove gli imprenditori hanno deciso di delocalizzare per essere più competitivi. Non una corale ribellione di cittadini sani o pensionati  che occupano gli ospedali e li difendono dai poteri pubblici decisi a chiuderli per risparmiare denaro pubblico.
Queste vecchie forme di lotta sono snobbate dai media e gran parte delle stesse classi subalterne le considerano riti inefficaci, superati e puramente dimostrativi. Contemporaneamente, chissà perché, si diffonde un grande bisogno di consolazione attraverso le forme tradizionali o innovative dell’inganno: il gioco (d’azzardo), il mago (della medicina e dell’amore previsto), il santo (che fa miracoli e trova case o posti di lavoro) sembrano più convincenti dello sciopero e del corteo.
Il santo in Paradiso talvolta viene sulla terra ed assume le sembianze della nostra Maria Ausiliatrice e consolatrice degli afflitti che si impegna davanti ai suoi concittadini per assicurare ai residenti una precedenza nelle assunzioni.
Senza tralasciare il Sindaco, lasciamo in pace i maghi, i santi e le madonne. Pensiamo al gioco d’azzardo. E’ uno dei pochi settori dell’economia in buona salute perché capace di prelevare ricchezza dalle tasche dei più poveri, speculando cinicamente sulla disperazione della loro precarietà. In Italia nel 2013 si sono spesi al gioco 42,6 miliardi, scriveva Avvenire del 2 luglio.
A None la malattia del gioco sta diventando un devastante fenomeno sociale che divora la serenità delle famiglie e ne condanna molte ad avvitarsi sempre peggio nella spirale autodistruttiva della povertà e del ricatto. Al vecchio gratta e vinci si aggiunge su una vasta rete telematica il mercato di scommesse su eventi sportivi di vario genere. Quanto abusivo e quanto legale?
La domanda nasce spontanea, ma può rivelarsi oziosa. Un recente blitz in cento sale gioco di Piemonte, Lazio, Puglia e Calabria, ha portato la Procura antimafia di Napoli a scoprire che il gioco lecito è diventato un affare nelle mani del clan dei casalesi.
Niente di tutto questo si può dire sia già arrivato a None. Ma il problema è balzato agli onori della cronaca in seguito alle lamentele del vicinato nella piazzetta di via Roma 36. Lì, due sale recentemente insediate fanno sorgere disagi nella circolazione automobilistica, schiamazzi notturni, litigiosità frequenti al limite della rissa per l’occupazione dei parcheggi.
Prima, un articolo sull’Eco del Chisone annunciava alcuni controlli dei Carabinieri e della Questura per accertare la regolarità delle licenze abilitate alla raccolta delle scommesse. Poi il sequestro dei  locali e l’immediato dissequestro accompagnato dalla chiusura nel giorno successivo. Da ultimo è arrivata la protesta dei residenti e l’amministratore dello stabile, il geometra Giorgio Roccati, ha scritto in un comunicato ai condomini di non saper più che cosa fare per tutelare la quiete pubblica. Non era bastato richiamare all’ordine i titolari e investire della cosa la Polizia Municipale.
Il Sindaco dice all’Eco del Chisone del 26 giugno scorso di essere contraria a tutte queste macchinette mangiasoldi, ma afferma di non poter far niente suo malgrado contro quella fonte di guai perché “i titolari della sala giochi hanno presentato una serie di atti progettuali verificati e ritenuti a norma dall’Ufficio comunale competente”.
Dalla Questura arriva la regolare conferma che è il Sindaco l’autorità abilitata al rilascio dell’autorizzazione per le attività delle sale gioco in base all’art.86 del TULPS, mentre l’art.88 assegna alla Questura la competenza di autorizzare l’esercizio delle Sale WLT.
Il Sindaco ha le mani legate o se ne vuole lavare le mani? Non contano niente i persistenti episodi di turbamento dell’ordine pubblico? D’altra parte, è lo stesso Comandante Silvano Bosso ad osservare che la “vicinanza tra il Centro Scommesse e la sala giochi crea ricadute negative sulla collettività”. Sul “Mondo di None” uscito a giugno, il Direttore Gregorio Codispoti nota che “molti Comuni hanno formato un cartello contro le sale gioco che proliferano un po’ dappertutto”. None è tra questi?
Si rischia un’ambiguità che è urgente sciogliere. Disporre interventi sistematici per una più scrupolosa osservanza della legalità in tutti i suoi aspetti risponderebbe alle attese di molti concittadini.
Nel frattempo, il Centro Scommesse è chiuso dopo un furto che, secondo la ricostruzione fornita da Federico Rabbia sull’Eco del Chisone del 17 luglio, ha comportato lo sfondamento della vetrina e ha fatto sparire tremila euro con la macchinetta cambiamonete. La dinamica dei fatti  solleva qualche perplesso interrogativo. Il furto è avvenuto tra le 19,30 e le 21 dell’11 luglio e la vetrina è stata ripristinata con rara tempestività. Non è chiaro dunque a quali circostanze si debba risalire per attingere i motivi del nuovo provvedimento di chiusura tuttora applicato. Speriamo di poterne sapere di più.

Mario Dellacqua

1 commento:

  1. Su questo spinoso argomento L'ASL TO5 aveva predisposto una informativa con relativo manifesto da affiggere presso i locali in questione.Poca cosa ma almeno questo si poteva fare.(Informativa ai sensi art. 7 comma 5 D.L. n.158/2012- convertito in L. 189/2012 del 8.11. 2012)Se poi non si lasciava morire i Piani di Zona (scusate se insisto) forse si sarebbe potuto fare qualcosina di più.

    Giovanni Garabello

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