martedì 12 marzo 2013

UN SEGGIO IN PROPRIETA'?


Luigi Ferrajoli
Attribuire a Grillo una volontà di controllo autoritario dei suoi parlamentari rischia a mio avviso di apparire ridicolo. Forse lui è attraversato da tentazioni leaderistiche, ma la vita democratica alla quale ci hanno abituato Pd e anche rifondazione o le confederazioni sindacali non era forse fondata sulla cooptazione e sul silenzio degli aderenti, invitati a parlare solo negli organismi dirigenti per omaggiare il capo e per salvarsi il posto (vedi bonanni) e subire l'espulsione (allontanamento) in caso di dissenso esplicitato e praticato? La disciplina di partito (l'obbligo di votare in aula come stabilito dal gruppo parlamentare) è stata introdotta proprio per combattere l'uso esclusivamente proprietario del seggio parlamentare e per aggirare il divieto del mandato imperativo. Dietro la libertà di coscienza agivano infatti liberamente protetti gli Scilipoti e i Turigliatto. Ma il dissenso va rispettato o solo rispettato in certi casi?

Ricordo una discussione del 1982 a Livorno in Dp. Luigi Ferrajoli proponeva il mandato imperativo per vincolare i rappresentanti a rispettare i deliberati degli organismi territoriali che li avevano espressi. Ferrajoli voleva combattere il fenomeno degenerativo di posizioni che si capovolgevano in seguito a mediazioni di potere non controllate dalla base. E non era certo un improvvisato ribelle di passaggio. Fu però battuto da Massimo Gorla che convinse l'assemblea a respingere la proposta. "In questo modo - disse - si possono fare tranquillamente le riunioni per telefono senza discutere. Basta dare un ' o un no, come negli uffici di corrispondenza della Seconda Internazionale. Ma se si adotta questa prassi, gli organismi dirigenti sono svuotati di qualsiasi potere di discutere e di fare sintesi e si riducono a fare il conto dei favorevoli e dei contrari". 
Dobbiamo prendere atto che i5stelle chiedono cose che il centrosinistra e la sinistra avrebbero dovuto introdurre motu proprio: respingere i rimborsi elettorali e non considerare gli incarichi una proprietà privata. Ma siamo stati incapaci di un'autoriforma interna. Incapaci di motu proprio. Raccogliamo la tempesta che abbiamo seminato. Direi che ci sta bene e allora è saggio non gridare al pericolo di un imminente '22. Meglio accettare il disordine nuovo e parteciparvi incoraggiandone un'evoluzione democratica. No scomuniche.
Ciao e grazie Mario

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