giovedì 21 febbraio 2013

Elezioni politiche e futuro della scuola: investire nell’istruzione delle generazioni di domani

Dopo tanti anni di tagli e un continuo immiserimento della scuola, nonostante le numerose proteste da parte delle famiglie degli alunni e degli operatori della scuola, ora, con le imminenti elezioni politiche del 24-25 febbraio, non possiamo perdere l’occasione di orientare la nostra scelta elettorale verso i partiti e i candidati che si dimostrano nei loro programmi più attenti ai problemi e al destino della scuola pubblica, compresa l’università, l’alta formazione e la ricerca.
Le ultime riforme della scuola sono state prive di un profondo intento innovativo, in una sostanziale continuità nel principale intento di ridurre le risorse umane, economiche e finanziaria destinate all’istruzione.

Stiamo già pagando a caro prezzo gli effetti di queste politiche dissennate: il tasso di abbandono scolastico è in crescita; la nostra scuola primaria (elementare) è scesa in pochi anni di molti gradini dal secondo posto in Europa (e sesto del mondo) che orgogliosamente occupava.

Eppure è dimostrato che tagliare su istruzione, ricerca e cultura è miope e folle, perché si spezzano le gambe non solo al futuro dei giovani ma all’intero Paese, condannandolo per sempre al declino e alla recessione, mentre la maggiore spesa per istruzione produce rendimenti certi. Basta guardare a quei Paesi che stanno affrontando la crisi più intelligentemente e meglio di noi, che hanno investito e investono in formazione e sapere: esattamente l’opposto di quanto accade in Italia.

La scuola, l’istruzione e la formazione non sono un costo, ma un investimento per il futuro, per saper produrre la ricchezza necessaria per mantenere e, se possibile, accrescere il tenore di vita anche delle future generazioni, che invece è attualmente gravemente minacciato.

Orientiamo la nostra scelta elettorale verso chi manifesta l’intenzione d’invertire la tendenza in atto affinché saperi e ricerca divengano i motori per uscire dalla crisi e gli strumenti per una società più inclusiva e meno diseguale.

CoGeNo – Comitato Genitori di None

1 commento:

  1. Se è vero che la piaga della corruzione avvolge anche il Pd (ma io penso che con Berlusconi al governo le porte alla corruzione siano spalancate, mentre le primarie hanno aperto le porte ad un forte ricambio) il nostro pessimismo non può salvare nessuno, ma deve tutti condannare e tutti assolvere. E allora, come fare se una volta lì, il rischio di diventare come loro aumenta? Io non mi faccio illusioni. Penso però che il rischio della corruzione e del clientelismo diminuiscano nei partiti e nei movimenti dove forte è la partecipazione quotidiana, competente l'impegno collettivo, intenso il controllo democratico degli aderenti. Il rischio della corruzione e del clientelismo aumenta invece dove domina la delega al capo, l'adorazione del leader, ll'uomo solo al comando. Girala come vuoi, ma il buon esempio si dà e non si chiede agli altri. La democrazia non scende dall'alto, ma sale dal basso. Partecipare alla vita democratica vuol dire associarsi e impegnarsi per democratizzare la vita quotidiana. Non scegliere un simbolo da crocettare con lo stesso gusto con cui si fa shopping al centro commerciale. Attendere il Messia che spazzi via con uno spettacolo gli Scilipoti di turno è una pia (o empia?) illusione. Il Messia aspetta noi e non il contrario, dice il cardinale Ravasi. Tutta questa rabbia dov'era quando a Pinerolo una manifestazione contro la chiusura di due ospedali a Pomaretto e a Torre Pellice ha raccolto l'adesione di qualche migliaio di persone, mentre è colpita un'area di centomila abitanti? Aspettiamo che i governi lottino al posto nostro? Siamo freschi. Perchè non dovrebbero chiudere gli ospedali se la risposta popolare è così distratta e debole?
    Se diciamo che tutti sono uguali facciamo un torto a quanti, militanti di partito e di sindacato, si impegnano onestamente e con passione disinteressata, anche se non sono ancora morti ammazzati come Peppino Impastato. Facciamoci trascinare dai buoni esempi, non lasciamoci sprofondare nella passività da quelli cattivi e ora basta.

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