venerdì 25 maggio 2012

STICAZZI DEL PROFESSORE


Marco Braico con Giorgio Chiellini

Al termine di un viaggio dalle parti della leucemia, Marco Braico, professore juventino che insegna matematica al liceo scientifico di Pinerolo, ci racconta in un libro il suo vittorioso ritorno alla salute e alla vita. Battisti direbbe: discese ardite e risalite. Ruggeri ancora meglio: correre e raggiungere piuttosto che aspettare.
Un libro di istruzioni per l'uso nel caso ti dovesse capitare? , ma attenzione. Presentato con raffinata semplicità da Antonella Tuninetti e Mery Cerutti il 18 maggio in Biblioteca a None, l'autore ci ha spiegato che al comparire della verità ribalda, crolla tutto subito. E ripete: tutto subito”.

Le prime risposte sono un nodoso contorcersi di rimozione, disperazione e religione. Dopo il sogno della provetta scambiata che invece era quella giusta, dopo il pianto fino allo sfinimento, dopo la preghiera, c'è il vanto della malattiaper allontanare da l'insopportabilità del pietismo malamente ostentato o pateticamente celato. C'è l'elaborazione estenuante del dolore che è più atroce delle cure, per la pena che si sa di infliggere ai propri cari (la stessa cosa mi ha detto un amico detenuto).
Poi sopraggiunge la convocazione prepotente e silenziosa di un'insospettata energia morale che ti porta a combattere per riconquistare la vita a tutti i costi. Non serve la droga di un ottimismo sbruffone. Meglio la tenacia di un'umiltà che rispetta l'avversario perchè determinata a batterlo. Testa, cuore o pancia sono armi che scopri di avere a disposizione, ma non in armonia. Anzi, quasi sempre in selvaggia o altezzosa concorrenza.
Poichè la vita sembra ingiustamente sfuggire, mentre tu inesorabilmente la bracchi, scopri il valore del dettaglio e l'anima dell'oggetto più banale e ordinario ti investe di una luce rivelatrice del bello, del giusto e del buono. Tutto ciò che ignoravi e avevi al tuo fianco ogni giorno diventa significativo, potente, magico: l'ora esatta maniacalmente registrata al minuto, il gusto della pizza, l'andamento sincopato di una telefonata. Nel professore malato, acquista vitalità comunicativa persino un linguaggio indisponente e impoverito dall'abbondanza straripante di stronzi, cazzi, sticazzi, fighe, merda, culi, vaffanculo e piastrine, linfociti o globuli rossi che vanno a puttane come i nostri governanti”. Facile intuire che a questo repertorio il prof. si abbarbicava già prima, nel patetico tentativo di colmare il divario fra l'invariabile verde della “loro” età adolescenziale e la nostra che invece galoppa ogni anno verso il suo irreversibile scollinamento.
Ma un conto è sapere. Un altro conto è sentire. Quando il fiume si avvicina al mare e l'erba si può vedere dalla parte delle radici, un dolore rancoroso può chiudere nella disperazione dell'incomunicabilità. Può anche aprire verso la ricchezza moltiplicabile e distribuibile dell'amore, della solidarietà, del lavoro, della creatività allegra. Allora questo libro non è più un manuale di istruzioni per l'uso nel caso ci dovesse capitare. Poichè qualcosa ci capiterà, questo libro ci aiuta a temere e a sfidare la morte quotidiana di una vita squallida, arida, juventina e matematica.

P.S. A diciotto anni passai sei mesi in sanatorio per una tbc che mi aveva colpito senza darmi il minimo segnale e cominciai a drizzare le antenne. Quando seppe del ricovero obbligatorio, mia madre pianse davanti ai suoi clienti in una cartoleria. Mio padre mi raggiungeva a Prà Catinat portandomi ogni tanto una bottiglia delle migliori che dividevo con gli altri malati. Erano macellai, camionisti, artigiani edili, operai che non smettevano di parlare con voluttà in tanti modi diversi delle stessecose”: figli, mogli, fidanzate, nonni, sorelle e genitori, casa, lavoro, politica, guerre, scuola e fede. Nel 1974, in un comizio in piazza Solferino, Pierre Carniti disse che le ricchezze prodotte dal nostro paese non dovevano essere investite in privilegi o in consumi superflui, ma nella lotta alla tubercolosi, per esempio. Fu una sferzata di complicità indimenticabile. Nel 1986 o 1987 Pietro Marcenaro, che dirigeva la Fiom piemontese, venne all'Indesit di None alle prese con il suo primo grande rischio di chiusura. Introdusse l'assemblea invitando gli operai in allarme per il posto di lavoro a rivolgere il pensiero a una loro delegata assente perchè impegnata in ospedale a combattere una battaglia più importante della nostra. Prima si stupirono e poi applaudirono. Seguitai a tenere le antenne drizzate.
Mario Dellacqua

M. BRAICO, La festa dei limoni, Effatà editrice, Cantalupa 2011, euro 13.

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