giovedì 17 maggio 2012

SOLIDARIETA' A (TELE)COMANDO?


Il Sindaco di Volvera Attilio Beltramino

Di fronte al caso, come quello di Volvera, di una famiglia raggiunta da sfratto, disoccupazione o malattia, un moto di solidarietà è spontaneo. E' anche facile dare l'allarme per l'insufficiente capacità di intervento delle istituzioni.
Ma indignazione e altruismo compaiono ogni tanto e solo grazie alla convocazione televisiva. Dove eravamo prima? Il nostro problema è di sapere se consideriamo normali e accettabili le enormi disuguaglianze che nel nostro paese colpiscono dignità e diritti di centinaia di altre famiglie ignorate dai mass media: sono in condizioni simili se non peggiori, ma non trovano chi alza la voce per loro.

La solidarietà rimane una pratica a singhiozzo. Se così non fosse, l'Italia sarebbe un paese meno feroce, più giusto e più vivibile. La solidarietà non si può improvvisare nei momenti eccezionali, esattamente come la preghiera di un credente non aspetta la malattia.
Il tessuto della solidarietà — che dovremmo aver imparato dalle tradizioni del socialismo e del cristianesimo sociale — si è sfilacciato a favore di comportamenti individualistici e aggressivi. I dieci italiani più ricchi posseggono quanto tre milioni di altri italiani più poveri e lo dice Bankitalia. La commessa di un supermercato deve lavorare trecento anni per guadagnare quanto il suo direttore generale in un mese. Chi si scandalizza?

I primi e i più esposti in trincea di fronte ai colpi della crisi sociale sono i Sindaci. Ma i Sindaci non sono responsabili di tutte le disuguaglianze all'origine dell'impoverimento delle classi subalterne e dei ceti medi. L'indignazione è inefficace se, dopo la trasmissione televisiva, si torna al ciclo consueto della rassegnazione al peggio o della delega al signor chididovere, sempre in fuga e sempre senza risorse da spendere.

I ceti abbienti non accetteranno spontaneamente di rinunciare ai loro privilegi.
Bisognerà imporglielo dall'alto e dal basso con provvedimenti drastici, impossibili senza una lunga stagione di lotte sociali, civili e politiche. Occorrono misure decise di riforma fiscale, di giustizia sociale e di redistribuzione della ricchezza (minimo di mille euro e massimo di 5mila euro al mese per stipendi e pensioni). Solo una più forte rete quotidiana di solidarietà sociale (Caritas, gruppi di acquisto, raccolta di fondi, di professionalità e di tempo disponibile) può aiutare chi effettivamente ha bisogno e impedire il giro delle clientele. Occorre un cambio nel modello di sviluppo e nei consumi. Occorre una democrazia continua e persino un po' di rivoluzione etica nelle nostre giornate.

Mario Dellacqua

1 commento:

  1. Rispondo a di getto.
    1. Anche se mi attrae una repubblica gestita dai soviet, ridurrei a 100 i deputati e 50 i senatori e relative prebende.
    2. La mafia e criminalità organizzata non sono un problema superabile in questo sistema ingiusto, forse arginabile con un dispiegamento militare che l’esercito professionale attuale rende improbabile.
    3. La ricchezza maggiore italiana è la cultura e le opere d’arte, segue la struttura dei paesi del centro Italia, seguono le coste. C’è un bacino immenso in cui investire per attrarre turismo, finchè la crisi non azzera anche questo settore. Quanti custodi, manutentori, restauratori, personale alberghiero occorrono?
    4. Recupero della abitazioni dei centri storici, risanamento delle periferie, edilizia popolare.
    5. Le scuole sono a rischio: programma pluriennale di messa in sicurezza e rinnovo.
    6. Le carceri sono piene di piccoli delinquenti: istituzione di aziende agricole che mettano a cultura i terreni incolti, puliscano i boschi, aprano sentieri turistici ed agricoli.
    7. Il lavoro industriale è ingrato: riduzione dell’orario di lavoro e redistribuzione del lavoro per creare nuova occupazione.
    8. Molta produzione di merci e lavori burocratici sono inutili: razionalizzazione e scelta delle priorità, prima il necessario.
    9. Istituzione di un salario per i disoccupati, adeguato e legato alla prestazione di lavoro socialmente utile nell’assistenza ai disabili e agli anziani.
    10. ….

    Tutto questo sapendo che il capitale finanziario e chi ha la ricchezza non è disposto a dividerla e ci porterebbe anche a una nuova guerra mondiale per fermare una rivoluzione nonviolenta che
    avesse la forza e il grado di coscienza necessari.


    Quindi sono un po’ malinconico.
    Piero

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