martedì 10 aprile 2012

SCARPE, CARNE E SCUOLA

Miriam Mafai con Giancarlo Pajetta

“E quando in quegli anni ho partecipato in Abruzzo alle lotte contro il Principe Torlonia, per la riforma agraria, all'occupazione delle terre di Fucino (si partiva all'alba, dai paesi circostanti, con i braccianti, le bandiere, i carretti), quando ho partecipato agli scioperi a rovescio per imporre al Principe i lavori necessari, insomma, allora ero convinta di fare una cosa molto importante per quei contadini e per il progresso del nostro paese. Non era già questo un pezzo di 'rivoluzione'?
Poi la terra quei contadini l'hanno ottenuta, e molti di loro sono diventati democristiani. Pazienza, ma quei bambini che non potevano andare a scuola perchè non avevano le scarpe e che non conoscevano il sapore della carne, quei bambini le scarpe le hanno avute, hanno cominciato ad andare a scuola e a mangiare la carne. A me questo sembrava già un pezzo di rivoluzione. Un pezzo di rivoluzione riuscita”.

“Sono tentata di dire che ogni volta che cambiamo, come individui o come organismo collettivo, lo facciamo perchè riconosciamo che c'era qualcosa di vero, di buono, di valido nell'analisi e nel pensiero degli altri. Si cambia sempre per 'contaminazione'. (..)Se non riconosciamo questo, la ragione degli altri, il cambiamento non è sincero, non è autentico”.

Miriam Mafai in V. FOA-M. MAFAI-A. REICHLIN, Il silenzio dei comunisti, Einaudi, 2002, pag. 17 e 19.

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