giovedì 12 aprile 2012

INDESIT ULTIMO ATTO?


Con l'accordo del 7 luglio 2009, Direzione aziendale, Fim, Fiom, Uilm, Ministero dello Sviluppo Economico e Regione Piemonte si impegnavano a mantenere aperto lo stabilimento di None e confermavano la missione produttiva degli stabilimenti di Brembate di Sopra (Bergamo), Refrontolo (Treviso), Teverola (Caserta), Comunanza (Ascoli Piceno) e Fabriano (Ancona).
L'accordo prevedeva la riqualificazione professionale, una ricollocazione lavorativa per gli eccedenti, progetti del Ministero e della Regione Piemonte per rilanciare parte dell'area industriale dell'Indesit di None.
Di quell'accordo si è applicata rigorosamente solo la parte che riguarda la cassa integrazione e gli incentivi alla mobilità: di altri posti di lavoro e di reindustrializzazione neanche l'ombra. Solo un lento declino fino all'annuncio dell'imminente chiusura.

Quell'accordo non ha salvato l'Indesit, ma ne ha avviato la liquidazione, proseguita a dicembre 2010 con la chiusura a Refrontolo e a Brembate di Sopra. Ora è la volta di None. Tutta la produzione di lavastoviglie è stata gradualmente trasferita a Radomsko in Polonia. Dove i salari sono più bassi. Dove le agevolazioni statali del governo polacco e i contributi comunitari sono più vantaggiosi.
NON È ACCETTABILE CHE QUESTA AZIENDA, CHE HA RICEVUTO TANTI AIUTI DALLO STATO, GETTI VIA I LAVORATORI COME LIMONI SPREMUTI.
Al Parlamento europeo, Rifondazione comunista ha chiesto in un'interrogazione senza fortuna se sia legittimo vincolare aiuti comunitari e aiuti pubblici allo sviluppo unilaterale di un solo sito a danno degli altri siti della medesima azienda beneficiaria.
Alla Regione Piemonte, Rifondazione comunista ha presentato una proposta di legge contro le delocalizzazioni per obbligare le imprese che ricevono incentivi dallo Stato a mantenere le produzioni nei nostri stabilimenti. La proposta è stata ignorata dal centrodestra e derisa dal centrosinistra. La Lega, sempre pronta a dire “prima i nostri” ha fatto finta di niente. Idem per la proposta presentata al Parlamento italiano nel 2007.
La soluzione non è la guerra tra poveri: italiani contro polacchi, lavoratori del Nord contro lavoratori del sud, nonesi contro bergamaschi, trevisani o casertani. Tra il 2008 e il 2011 i giovani occupati tra i 15 e i 34 anni sono UN MILIONE IN MENO. Ci rendiamo conto?
L'alternativa sta nella redistribuzione del lavoro esistente fra tutti attraverso contratti di solidarietà che destinino una quota di riduzione dell'orario alla continua formazione professionale. Sta in una strategia di solidarietà tra i lavoratori di tutti i paesi.
L'alternativa sta nella redistribuzione della ricchezza a favore dei redditi più bassi, basta privilegi dei parlamentari e dei manager, riduzione delle spese militari, riconversione ecologica dell'economia, lotta alle delocalizzazioni selvagge, alle disuguaglianze e alle evasioni fiscali, tetto di 5mila euro mensili per tutti gli stipendi e tutte le pensioni, minimo di mille euro mensili per tutti gli stipendi e tutte le pensioni.

L'alternativa c'è, ma non senza lotte.
Il Circolo nonese di Rifondazione comunistaTeresa Noce
LIBERO CHI LEGGE

Nessun commento:

Posta un commento