domenica 1 aprile 2012

GRANDE MEDICO, PESSIMA CURA

Dopo anni di governo Berlusconi, in cui l’interesse per la cosa pubblica ha toccato forse i minimi storici, molti di quelli che potevano ancora fare qualche rinuncia l’avrebbero fatta per una giusta causa: “Monti – si diceva - dài almeno una buona ragione per i sacrifici che chiedi!”. Il Governo Monti ha deciso da una parte la perdita di tutele sul lavoro: la modifica dell’art.18 e la “flessibilità in uscita” sembrano solo la contropartita data ai padroni per compensare l’allungamento dell’età pensionabile (tranquilli, i vecchi potrete farli fuori!)  
Dall’altra la perdita di salario: questo mese, dipendenti e pensionati troveranno in busta l’aumento dell’Irpef regionale e comunale (per i Comuni che l’hanno decisa), a giugno ci sarà l’IMU invece dell’ICI, che si preannuncia una bella stangata, ad ottobre è previsto l’aumento dell’IVA al 23% e la benzina si avvia ai 2 euro al litro. È chiaro che queste ultime cose, non avendo carattere proporzionale, incideranno di più sui redditi più bassi, già penalizzati da decenni di moderazione salariale. E la buona ragione per i sacrifici? La riduzione del debito pubblico, che però continua a salire! Allora non varrebbe la pena di chiedersi se la ricetta è sbagliata?       
Alp-Cub Pinerolo  23 marzo 2012

1 commento:

  1. Il sociologo Luciano Gallino scrive che "la libertà concessa di licenziare ciascuno e tutti per motivi economici, veri o presunti o inventati, di cui chiunque abbia un'idea di come funziona un'impresa può redigere un elenco infinito, costituisce un formidabile incentivo a modulare quantità e qualità della forza lavoro utilizzata a suon di licenziamenti. Magari assumendo giovani freschi di studi, al posto di quarantenni o cinquantenni tecnologicamente obsoleti, che tanto, una volta perso lo stipendio, non dovranno aspettare più di dieci o quindici anni per ricevere la pensione" (..) L'auspicio è che il disegno di legge venga modificato nella sua parte socialmente più ingiusta. Per evitare abusi. Non sarà licenziando i padri e assumendo i figli a metà prezzo che si risolveranno i problemi della crisi italiana".
    Da "Famiglia Cristiana", n.14/2012, p.3.

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