mercoledì 4 aprile 2012

DOVE ERANO I BANCHIERI


CIAMPI SCRIVE AI GIOVANI

Viviamo un'epoca che assedia e i tabù ed erige nuovi totem. L'ultimo libro di Giorgio Napolitano (“Una e indivisibile”), così proteso al ritrovamento di uno slancio patriottico smarrito a 150 anni dall'Unità d'Italia, è destinato ad oscurare le fortune possibili della recente lettera che l'ex Presidente Carlo Azeglio Ciampi indirizza “A un giovane italiano” (Rizzoli editore). L'intento è quello  di sottrarre i giovani all'apatia, di spronarli alla fiducia, di non lasciarsi spaventare dalle fatiche dell'impegno civile, professionale e politico.
Varcata la soglia dei 90 anni, il Presidente emerito non cede alla tentazione di dare un carattere esemplare ad un percorso biografico che l'ha proiettatato dagli austeri ambienti della borghesia livornese verso la Resistenza, verso il Partito d'Azione e, dopo l'abbandono della sua vocazione umanistica, verso la Banca d'Italia, la Presidenza del Consiglio e il Quirinale.
Sorprendentemente, la rupture del Sessantotto non è demolita con la saccenza acida dei nemici di ogni ribellione. Ciampi mostra di saper riconoscere, nei giovani, la loro debolezza talvolta “rivestita di protervia”. Sa, con Paul Nizan, che avere vent'anni non vuol affatto dire attraversare l'età più bella della vita. Perciò, Ciampi comprende anche il '68 come un fenomeno di “bradisismo” sociale, culturale e politico, come una manifestazione di malessere che si sprigiona da una società contadina e autoritaria magmaticamente ansiosa di modernizzare la democrazia, l'economia, la fabbrica, la famiglia e la scuola insieme con il costume, i diritti e la musica.
La condanna di Ciampi sopraggiunge quando “l'uguaglianza si confonde con l'egualitarismo, la libertà con l'individualismo e la solidarietà con il parassitismo”. Non meno ferma è la condanna del liberismo economico, del mercato senza regole, della finanza separata dalla produzione e consegnata alla speculazione con i suoi manager super pagati e i suoi giovani depredati di sicurezza lavorativa. Ciampi si contorce nel dubbio e si chiede: “come è potuto accadere? Dove erano i banchieri, i regolatori, , le autorità di vigilanza nazionali e sovranazionali”. Domanda strana, Presidente: erano al loro posto ed ubbidivano agli ordini del più forte.
Sempre sacrosanto, dunque, l'invito ad eccellere e a rifiutare il piccolo cabotaggio, perchè “chi vive alla giornata muore all'imbrunire”. L'incoraggiamento, però, risulta poco convincente se accompagnato dalla rimozione degli interrogativi sullo scontro fra le classi, sulla distribuzione dei redditi, sulle dinamiche del potere. Chi si tiene alla larga da questi nodi non respira meglio e alla lunga rimane soffocato.
Mario Dellacqua

CARLO AZEGLIO CIAMPI, A un giovane italiano, Rizzoli, p.135, euro 14

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