lunedì 12 marzo 2012

Cresce l'opposizione alle biomasse

Il proliferare di nuovi impianti a biomasse preoccupa agricoltori e contadini. L'agricoltura rischia di uscirne distrutta e l'inquinamento si fa più pericoloso. Troppe polveri sottili. Un forte movimento di contadini e comitati locali si oppone alla. costruzione di nuovi impianti a biomasse.  Se il Piemonte, le Marche, la Puglia cominciano a porsi qualche dubbio, altre regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sembrano intenzionate a percorrere questa strada ad oltranza.
La società civile però non sta a guardare. Si terrà alla metà di marzo in provincia di Bergamo il primo incontro di coordinamento lombardo contro la proliferazione selvaggia delle centrali a biogas e a combustione di biomasse. Cavernago è un po' il simbolo lombardo dell'opposizione alle "piccole" centrali a biomasse e biogas (come Bondeno lo è per l'Emilia). Qui la centrale è ultimata e pronta a partire ma il Comitato è sinora riuscito a bloccarla.
Le battaglie proseguono in altre regioni della Penisola. In Emilia il sindaco di San Martino in Rio (RE), un piccolo comune del reggiano, a pochi chilometri da Carpi, ha scritto all'assessore regionale per chiedere se il biogas non faccia male alla produzione di Parmigiano. Secondo l'opinione che si sta diffondendo Il biogas è una grandiosa truffa sostenuta solo da incentivi fuori di logica.
Intanto anche la Coldiretti ha manifestato apertamente il suo dissenso da una politica agroenergetica che danneggia profondamente i veri agricoltori.
Rispetto ad altri movimenti per l'ambiente e la salute quello contro le centrali ha due caratteristiche nuove che lo fanno innovativo e forte: la capacità di saldare i problemi dell'uso della terra, della produzione e del consumo del cibo con la tutela ambientale e della salute, la trasversalità politica.  L'opposizione alle centrali unisce una vasta coalizione che comprende innanzitutto chi viene minacciato nella propria serenità, sicurezza, nella propria proprietà (i valori immobiliari in prossimità delle centrali crollano perché il "mercato" tante volte invocato alle balle non crede, non crede all'assenza di puzza e di disagi), ma comprende anche gli agricoltori, specie quelli che producono qualità e che si vedono caricare di costi supplementari mentre l'immagine del loro territorio e dei loro prodotti viene compromessa.
Per molti cittadini preoccupati le centrali significano nuovi camini un una Pianura Padana già satura di polveri sottili e nanoparticelle. I digestati che si vorrebbero far passare per "ammendanti" possono contenere spore di batteri patoge. L'agricoltura industriale ha trasformato la bassa in una landa desolata a monocoltura di mais o foraggio. Qua una buona parte degli agricoltori non ha implicazioni nel business e dalla proliferazione delle agroenergie ricavano solo svantaggi.
In molte zone di Italia le associazioni ambientaliste, tra cui anche Legambiente, si sono schierate contro la costruzione di nuovi impianti, chiedendo che le energie rinnovabili si integrino in modo ecocompatibile con il territorio.
Alla combustione delle biomasse sono associate non irrilevanti emissioni di inquinanti, soprattutto polveri e ossidi di azoto,  mentre le polveri, sono in quantità enormemente superiore a quelle degli autoveicoli.
23/02/2012
http://www.aamterranuova.it/article6771.htm

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