venerdì 9 settembre 2011

Imposta patrimoniale per chi ha di più

Caro direttore,
in molti avvertiamo, in questi giorni, il senso di un' emergenza e di una responsabilità. L'emergenza è finanziaria, politica e civile: colpisce tutti. La responsabilità è quella di chi ha di più, magari perché ha saputo cogliere (come è capitato anche a me nella mia vita bancaria) le opportunità degli anni buoni. Esercitarla significa essere disponibili ad assumere su di sé una quota di quella riduzione del debito pubblico che è la precondizione della crescita futura. Parlo, sì, di un' imposta patrimoniale. Ma di un' imposta patrimoniale solidale e intelligente: non vendicativa, ma accettata, addirittura promossa, da chi è destinato ad accollarsela con il senso di responsabilità di una classe dirigente, e la cui durezza sia compensata dall' efficacia e dall' equità. Che abbia un po' il significato dell' abolizione della scala mobile del ' 92, ma su una fetta di popolazione diversa. Una cosa del genere non è facile ma forse è possibile. Vediamo due conti, a titolo di esempio. Tassare i patrimoni del 20% più ricco, escludendo l' 80%, significa riferirsi ad una base imponibile, se si escludono le case, di 2200 miliardi circa (ipotizzando che a questi livelli ricchezza netta e lorda coincidano). Il 10%, esclusi i titoli di Stato, è circa 200 miliardi di minor debito, che in rapporto al Pil tornerebbe vicino al 100%. Non male. Il sacrificio imposto alla parte degli italiani che sta meglio servirebbe a raggiungere un obiettivo che, con finanziarie durissime e senza crescita, richiederebbe ben oltre un decennio. Un colpo duro a chi ha risparmiato di più, ma si può pensare ad un correttivo interessante, a vantaggio di quelli che hanno costruito il proprio patrimonio senza evadere il fisco. Basterebbe compensare - per qualche anno e parzialmente - con una detrazione fiscale di qualche punto le «vittime» della patrimoniale che hanno dichiarato e dichiareranno il proprio reddito. In questo modo, la tassa colpirebbe tutta la parte più benestante del Paese, ma al suo interno colpirebbe soprattutto (dipenderà dalla detrazioni) quella che non ha pagato le tasse. Il gioco sarebbe comunque vantaggioso per i conti pubblici: il numero degli italiani che ha dichiarato più di 200 mila euro di reddito annuale (8 volte il reddito medio) non arriva scandalosamente allo 0.2 per cento mentre chi ha una ricchezza superiore di 8 volte alla media è - si può stimare - oltre il 20% circa del totale. Per il resto, la macroeconomia soffrirebbe poco (i consumi del 20% più ricco del Paese non sarebbero sostanzialmente incisi), l' 80% degli italiani assisterebbe compiaciuto all' evento, e godrebbe come tutti della riduzione degli interessi sul debito pubblico corrispondente alla riduzione dello stesso - circa 8 miliardi l' anno, permanenti - e della recuperata fiducia del mercato finanziario. Questo reagirebbe con favore a un Italia per una volta esemplare, che riducesse di un colpo il suo debito mostrando il volto di un ceto benestante pensoso degli interessi collettivi, responsabile, e tassato. Varrebbe almeno un punto di riduzione di spread che corrisponde a regime ad altri 20 miliardi. Sono quasi 30 miliardi l' anno di vantaggio, da usare per la crescita e l' occupazione. Senza parlare del beneficio per le imprese e le banche che stanno attingendo a così caro prezzo al mercato internazionale del credito. Forse è un' idea su cui vale la pena ragionare, senza preconcetti, a partire da coloro i quali a questo sacrificio dovrebbero sottoporsi (compreso ovviamene chi scrive). Che, aderendovi, o addirittura facendosene promotori - è una specie di appello alla buona volontà - avrebbero l' occasione di dare una mano concreta al Paese, allargando i gradi di libertà della sua politica economica con più spazio alla crescita, ma contribuendo anche a ridurne i sensi di ingiustizia, a rendere accettabili sacrifici che comunque dovremo continuare a fare, e a dare per una volta il senso di vivere in un luogo in cui lavorare, pagare le tasse e votare vale la pena.

Pietro Modiano, lettera aperta dello scorso luglio al Corriere della Sera

5 commenti:

  1. Mi starebbe benissimo, ma è, assolutamente, una utopia! Quando abbiamo una manovra che prevede solo entrate e nessun risparmio delle spese in particolare dal grande mondo politico; quando non è stata prevista nessuna azione seria di tassazione delle classi alte; quando non è stata prevista nessuna azione seria per una vera soluzione per combattere l'evasione fiscale, non potrà mai essere pensabile progetto come quello descritto nella lettera del lettore del Corriere della sera. Non dimentichiamo mai che siamo in Italia e, o bene o male,governati da dei politici che, per primi non sono onesti e che loro stessi godono, siano di destra siano di sinistra, di privilegi vergognosi nei confronti degli altri cittadini! Ciao, Francesco

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  2. Il pessimismo di Francesco sembra contenere un implicito invito al giardinaggio (in effetti l'ippica costa troppo). Temo però che abbia ragione. Nulla di buono ci possiamo aspettare da questo governo, ma altrettanto da coloro che si candidano alla successione con l'alto patrocinio del Presidente della Repubblica, della Presidente della Confindustria, dell'ex Presidente della Confindustria e della Fiat e attuale Presidente della Ferrari, del governatore della Banca d'Italia e prossima guida della BCE. Essi non mi sembrano intenzionati ad aggredire il nodo dell'iniqua distribuzione della ricchezza che è una delle origini più serie delle nostre presenti e imminenti disgrazie. Quando parlano di riforme ineludibili, essi alludono non alla patrimoniale, ma al peggioramento dei trattamenti per i pensionati di oggi e di domani. Leggo su Avvenire dell'8 settembre che chi è andato in pensione nel 2008 percepisce una pensione pari a quasi il 70% dell'ultimo stipendio. Chi lascerà il lavoro nel 2040 avrà un assegno pari al 52% della retribuzione. Per commercianti e artigiani andrà peggio: passeranno dal 67% del 2008 al 32% nel 2040. Nel 2005 il debito era pari a 1512 miliardi pari al 105% del PIL. Ora siamo galoppati a quota 1900 miliardi. Non lasciamoci però suggestionare da soluzioni semplici, tranquillizzanti e consolatorie. Stipendio e numero dei parlamentari, ad esempio, va solo diminuito perchè chi chiede sacrifici a tutti non ha alcuna legittimità politico-morale per farlo se non comincia da sè. Ma credere che l'abbattimento necessario dei privilegi dei parlamentari ci farà uscire dai nostri guai è come credere che Ruby sia la nipote di Mubarak.
    Ciao e grazie Mario

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  3. Basta con la MORBISTENZA . Dietro complicate analisi e correnti di pensiero vi sono delle verità inconfutabili
    che neanche i potenti del mondo possono o vogliono cambiare.
    1. La finanza crea ricchezza per sè scommettendo sugli sviluppi futuri dell’economia.
    2. In una condizione di crisi globale perdurante per guadagnare scommette sul fallimento di intere nazioni.
    3. I giudizi più pesanti per il mercato sono quelli delle società di rating.
    4. Le società di rating sono controllate da grossi istituti finanziari.
    5. Quindi definiamo “libero” un mercato che i grossi giocatori possono influenzare.
    6. La dimensione e la ramificazione di dette istituzioni finanziarie è tale da mettere in crisi qualunque governo.
    7. I governi sono obbligati a far cassa privatizzando, svendendo i gioielli di famiglia, il proprio territorio.
    8. La finanza che ha guadagnato puntando sulla crisi di quel paese ha la possibilità di comprarlo e anche a buon mercato.
    9. Possiamo parlare di macro/strozzinaggio/riciclaggio legale.
    10. Senza quella regole promesse dai governi e mai imposte alla finanza siamo una giungla dove vige la vecchia regola del più forte.

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  4. posso anche essere d'accordo sul fatto che la finanza e le sue istituzioni internazionali finiscono essere degli strozzini nei confronti delle persone.
    tutto ciò non rimuove tuttavia le responsabilità di tutti coloro che mancando colpevolmente ai propri doveri non contribuiscono equamente a migliorare la situazione evadendo il più delle volte pesantemente le tasse (non certo per sopravvivere) senza rinunciare a benefici e protezioni pensate per i meno abbienti.
    quindi evitiamo di parlare d'altro.
    la patrimoniale pensata da modiano punta proprio a ripartire in modo più equo i sacrifici.
    tra l'altro non mi dispiacerebbe dialogare con persone che si fanno riconoscere firmando i propri commenti.

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  5. Il testo del 14 settembre mi era stato inviato già in agosto da Mario Ruggieri perchè venisse pubblicato sul blog. Ruggieri non è tipo da ricorrere all'anonimato. Ciò caso mai è da imputare alla mia fretta e alla mia approssimazione di cui chiedo scusa a tutti gli interessati. Ciao Mario Dellacqua

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