giovedì 28 luglio 2011

l'estate sta finendo

Da quanto ha affermato al Consiglio provinciale del 19 luglio l'assessore Ronco, se i lavori della centrale a biomasse di via Aldo Moro non cominceranno entro novembre, “l'autorizzazione perde efficacia” e sarà “difficile che la centrale si realizzi”. I terreni non sono stati infatti ancora acquisiti, Benarco vorrebbe vendere l'autorizzazione, ma non sembra trovare acquirenti.

Se confermato, l'esito positivo della vicenda della centrale a biomasse a None dimostra la sconfitta di chi aveva fondato sul nulla e sulla malafede la promessa del teleriscaldamento. Con il suo ricorso, Benarco voleva e vuole smantellare il vincolo della cogenerazione, cioè del rendimento energetico della centrale, cioè dell'equilibrio ambientale. Voleva e vuole ottenere per sé e per le imprese la totale libertà di insediare impianti a biomasse dovunque le imprese lo ritenessero funzionale ai loro interessi.

Quando l'assessore Ronco dice che “la valutazione dell'opinione pubblica e del Comune sul progetto è mutata”, dice però un'inesattezza fondamentale. Non appena l'opinione pubblica ha saputo (non certo dalla Provincia, non certo investita dal Comune), si è espressa con una sola voce contraria. A cambiare opinione è stata il Sindaco che prima ha assecondato volentieri la richiesta della Benarco e poi si è accodata malvolentieri al pronunciamento contrario di una cittadinanza che si è fatta sentire sempre più consapevole, prima con le firme, poi dando vita al Comitato, poi con le lenzuola ai balconi, poi chiedendo i Consigli comunali, poi autofinanziandosi il ricorso al TAR, poi con la sorprendente manifestazione del 10 giugno (Sindaco assente).

Se le cose andranno come ipotizza Ronco, la vicenda smentirebbe non solo l'indifferenza o la passività di quelli che “tanto la fanno lo stesso se l'hanno deciso”, ma sconfiggerebbe anche la totale mancanza di autonomia del Sindaco di None in scelte decisive per la tutela del territorio, dell'aria e della salute collettiva.

La vicenda può segnare l'avvio di una nuova stagione di impegno per None e per la sua cittadinanza consapevole a favore dell'ambiente e del suo diritto di essere coinvolta, rispettata e interpellata, non scavalcata dalle istituzioni e dal mondo delle imprese quando decidono il futuro di tutti con i loro affari maneggiando il denaro pubblico.

Giuseppe Astore, Massimo Bonifazio, Roberto Cerchio, Mario Dellacqua, Laura Ferrari, Massimiliano Franco, Massimiliano Pautasso, Simona Sola

sabato 23 luglio 2011

genova... giusto dieci anni fa

LA LEZIONE DEI NO GLOBAL
di Curzio Maltese, giornalista de la Repubblica
La lezione dei no global
La telefonata di Vito di Indymedia arrivò poco prima di mezzanotte di domenica. "Corri, perché qui alla scuola Diaz stanno facendo un massacro". Nessuno aveva voglia di credergli. Eravamo a cena a Castelletto, la collina di Genova dove, secondo una splendida poesia di Caproni, si prende l'ascensore per il Paradiso. Un risarcimento, dopo quattro giorni d'inferno, violenza, rabbia e impotenza. L'aria dolce e fresca della collina, il vino bianco gelido per consolare la gola bruciata dai lacrimogeni. Però andiamo lo stesso, prendiamo l'ascensore da Castelletto all'inferno della Diaz, dove la storia è anche peggiore delle parole di Vito.

La scena che si presenta è la materializzazione dei peggiori incubi della nostra adolescenza. Elicotteri che volano bassi, assordanti, con i fari sparati sugli occhi, senz'altra ragione che simulare una guerra. Cordoni di poliziotti che spingono, premono, provocano, cercano ogni occasione buona per lo scontro. Cerchiamo di entrare nella Diaz sventolando il tesserino da giornalisti, ma davanti ai nostri occhi piove una manganellata sul deputato verde Cento, che mostrava addirittura il cartellino di parlamentare. Hanno avuto l'ordine di non far passare nessuno a nessun costo ed è un ordine che gli piace tanto. Si resta fuori a guardare increduli la scena cilena dei ragazzi portati via in barella, coperti di sangue, rantolanti verso le ambulanze. Fino a notte fonda, quando fanno entrare per vedere i resti della macelleria in quelle aule per bambini.

Quando si ripensa a Genova 2001 le prime cose che vengono in mente sono l'incredulità, la vergogna, l'indignazione di vedere dopo tanti anni un vero fascismo in azione, sotto il marchio dello Stato democratico. Ricordo la mattina del venerdì passata sulla terrazza dell'hotel President, la più alta di Genova, a osservare l'assurda strategia della polizia. I Black bloc attaccano oltre il ponte della ferrovia, ma le forze dell'ordine li ignorano e preferiscono scagliarsi con cariche e lacrimogeni contro il corteo autorizzato di via Tolemaide. Nell'inchiesta diranno che si erano sbagliati perché non conoscevano la città: un albi da impuniti. Nel pomeriggio l'assassinio di Carlo Giuliani e il delirio di piazza Alimonda, il tentativo di attribuire la morte ai suoi compagni: "Siete stati voi a ucciderlo, bastardi, con le vostre pietre". Per un momento ci ho creduto perfino io.

La sera, i ragazzi presi a manganellate o caricati sulle camionette soltanto perché avevano un'aria "di sinistra". Infine, la vergogna del sabato, con il grande corteo pacifico schiacciato dai reparti di polizia e io che mi ritrovo sugli scogli sotto Boccadasse, in compagnia del regista Mario Martone, a domandarsi che diavolo è successo, mentre i gommoni militari sono già pronti a giocare allo sbarco dei marines.
Dieci anni dopo si ricorda ancora questa vergogna di giornate che furono anche gloriose, importanti, ricche di idee. Parlare con le mille associazioni arrivate a Genova di acqua e globalizzazione, mercati finanziari e agricoltura, aveva significato la riscoperta di una politica vera, alta, lungimirante.

Il decennio seguito al 2001 si è incaricato di dar ragione al movimento nato fra Seattle e Genova su tutti i fronti. Gli ultimi G8 hanno adottato nei documenti finali le idee per cui quei ragazzi della Diaz e delle strade di Genova venivano presi a manganellate e portati nella caserma di Bolzaneto. Con un programma incentrato sulla green economy invocata dal popolo di Seattle fra i lacrimogeni, Obama otterrà il più largo mandato della storia dei presidenti americani. Perfino gli ultimi referendum vinti con un plebiscito sull'acqua pubblica e il nucleare sono figli di quel movimento e di quelle giornate, ed è un paradosso che a promuoverli sia stato proprio Antonio Di Pietro, che all'epoca prese in blocco le difese dell'azione criminale delle forze dell'ordine, senza se e senza ma, e impedì la creazione di una commissione parlamentare sui fatti del G8, votando con Berlusconi e la Lega. Nel frattempo sono diventati "no global" anche i vescovi e Giulio Tremonti.

Capita di rado in politica di assistere a uno scontro dove il torto e la ragione sono nettamente separati in due campi. Genova 2001 fu questo, ma si risolse in una lunga vittoria della cattiva politica sulla buona. La criminalizzazione dei manifestanti, sui media controllati, spianò la strada al decennio peggiore della nostra vita, al trionfo della politica del malaffare e del conflitto d'interessi, al regno del berlusconismo senza limiti. Soltanto adesso, dopo i colpi della crisi internazionale, a un passo dalla bancarotta del Paese, la buona politica comincia a risollevare la testa.

lunedì 11 luglio 2011

G-gate: venerdì 22 all'angolo il filmato sul G8 di Genova

Genova, 20 e 21 luglio 2001.
Chi ha preso parte (o ha anche solo assistito alla televisione) alle manifestazioni di quei giorni non può dimenticare l'enorme partecipazione ma anche i lacrimogeni, gli scontri, le teste rotte dai manganelli di polizia, carabinieri e guardia di finanza, e... un ragazzo a terra ormai privo di vita.
Dieci anni dopo quella che è stata per molti versi una clamorosa sconfitta del cosiddetto movimento dei movimenti, la situazione mondiale e quella italiana non paiono in effetti aver fatto grossi passi in avanti.
Venerdi 22 luglio ci vediamo G-gate, documentario-inchiesta sul G8 di Genova.
Per non dimenticare, certo... ma anche per riflettere su ciò che è stato e, si spera, trarne qualche insegnamento per l'oggi.
L'appuntamento è come al solito all'angolo di via Roma 11 alle ore 21.

giovedì 7 luglio 2011

Valsusa

Non è vero, non è vero che chi manifesta è destinato a rompersi le gambe e a doversi fasciare la testa. Sappiamo benissimo che non è vero ma ci fa comodo ripetercelo. Questa rappresentazione grillina del momento attuale come fase preparatoria della dittatura e della guerra civile è funzionale alla militarizzazione delle lotte sociali che a parole vogliamo evitare, però a sinistra la si sostiene perchè serve a coprire i nostri ritardi e le nostre debolezze. E' molto faticoso riconoscere che la violenza esercita un fascino attrattivo anche nelle nostre file, ma fino a quando non lo si riconoscerà si resterà prigionieri di una visione consolatoria e testimoniale e in definitiva impotente del nostro ruolo. Ancora un paio di scontri dopo i quali si discuterà sui giornali se sono cominciati prima i lacrimogeni o le pietre, e le famiglie non verranno più alle manifestazioni. A quel punto la partecipazione democratica sarà diventata un affare per professionisti del martirio da una parte e della provocazione di stato dall'altra. Una gran parte sarà risospinta nella zona grigia del tifo e del rancore passivo.
La violenza non c'è dalla nostra parte e se c'è è giusta o provocata dai complotti repressivi dello stato, dal sistema mediatico eccetera. Ma chi ci crede ancora?

mario dellacqua

lunedì 4 luglio 2011

GENTILEZZA CHE RACCATTA IN VAL SUSA

Un drappello di splendidi ultracinquantenni (uno escluso) percorreva il 3 luglio a piedi la strada che da Chiomonte porta al castello di Exilles. Stavamo per raggiungere la nostra auto dopo la manifestazione. Una macchina guidata da una signora si ferma e chiede se uno di noi vuole un passaggio. Salgo e dico alla signora: ma che gentile: La signora chiede da dove vengo. Dal Pinerolese. Risposta: ma allora siete stati gentili voi a venirci a trovare oggi per la manifestazione. Scendo, vado a recuperare la mia automobile e torno verso Chiomonte per recuperare i miei amici in attesa. E chi incrocio nella direzione opposta? Sempre la stessa signora, con la macchina carica di raccattati per strada, stava portando a destinazione altri manifestanti. Quante volte ha fatto su e giù?
Io non so. Abbiamo tanti problemi di strategia, modelli di sviluppo, alleanze, coerenza e consensi, globalizzazione e delocalizzazioni. Ma abbiamo anche questa signora capace di tradurre la gentilezza che si respira in Val di Susa grazie a gesti anonimi e gratuiti che non chiedono in contropartita neppure un posto in lista o un'intervista al telegiornale. Teniamocela cara, perchè non sarà la sola. E non lasciamoci attirare dal fascino della violenza che oscura le nostre buone ragioni, finisce per schiacciarci e annulla i tanti silenziosi buoni esempi.

Mario Dellacqua

sabato 2 luglio 2011

BOTTIGLIE E BATTAGLIE AL COMITATO CENTRALE


Il 29 giugno Giuseppe Astore, Domenico Bastino, Carla Benotti, Giuliano Carletti, Mario Dellacqua, Ignazio Drago, Freisa di Mario S., Giovanni Garabello, Mario Ruggieri, Mario Scaglia, Nunzio Sorrentino, Spumante Brut di Mario S. e Mario Vruna si sono incontrati all'angolo. Dove si è appreso dal portavoce Nunzio Sorrentino e grazie ai contatti stabiliti da Ignazio Drago con i referenti del suo partito, che per iniziativa di Paolo Foietta, la Presidenza della Provincia ha accettato di incontrare il Comitato.
Dove si è  chiarito che scopo dell'incontro, è quello di mettere la Presidenza della Provincia di fronte alla responsabilità che i suoi funzionari hanno assunto quando hanno preso la decisione di approvare l''insediamento Benarco in aperta violazione delle stesse linee guida elaborate dalla Provincia e dopo aver sotto controllo i dati sulla pessima qualità dell'aria rilevati a None dagli stesi organi della Provincia.
Dove sì  è preso atto del comunicato stampa con il quale il consigliere provinciale Giovanni Corda chiede l'apertura di “un tavolo con tutti coloro che hanno spinto per una condivisione ampia del progetto bio-masse”. Dove il riferimento alla “decisione dei nonesi di scendere in piazza” che avrebbe “miracolosamente” determinato la scoperta dell'esistena di un “comitato locale che da mesi chiede solo di essere coinvolto ed ascoltato” per bloccare il progetto della centrale a biomasse” ha suscitato reazioni contrastanti.
Dove alcuni hanno denunciato il loro disappunto per il tentativo, con un comunicato che avrebbe potuto fare qualsiasi altro partito, di cavalcare la tigre e di mettere il proprio cappello sulla manifestazione. Dove altri, vecchi di questi boschi, non si stupiscono più di niente e dunque nemmeno di questi prevedibili giochetti propagandistici e questo non farà male a nessuno se produrrà l'effetto di ottenere l'incontro richiesto. Dove si è saputo che la data verrà comunicata a Sorrentino nei prossimi giorni.
Ancora anarchico lo scribacchino

venerdì 1 luglio 2011

Il dopo festa..

L'assemblea dei lavoratori della 21° festainrosso a None si è riunita all'angolo di via Roma 11 il 28 giugno alle ore 21 e ha esaminato il bilancio morale ed economico della festa. 

Erano presenti Dèsirée, Jacopo, Gennaro e Giovanna Baffa, Anna Maria Bruno, Gregorio Codispoti, Giorgia e Paolo Cremi Lai, Luciana Cristino, Mario Dellacqua, Domenico Demuro, Diego e Simona, Paola Di Fino, Mariella Di Marco, Federica Fidale, Raffaele Latiana, Cesare, Elisa e Lello Micanti, Giuseppe Migliore, Rosetta Novello, Andrea Palestro, Lidia Pautasso, Ezio Pennano, Valeria Perelli, Fabrizio Piscitello, Andrea Testa, Tommaso Teti, Mario Vruna.
 Ho il terrore di aver dimenticato qualcuno. 

Al termine di una discussione vivace e allegra, l'assemblea ha deciso di destinare mille euro all'Auser di None, mille euro a Mehlab in Eritrea e 500 euro all'Amref in Africa.

21° FESTAINROSSO: LA FATICA DIVERTENTE

La 21° edizione della festainrosso si è conclusa con un successo che ormai non sorprende più. E' entrata a far parte della tradizione locale ed è attesa con simpatia nella memoria di una parte crescente della cittadinanza nonese di ogni condizione sociale, credo politico o fede religiosa. Ventuno anni sono un traguardo ragguardevole: in un così lungo arco di tempo alcuni animatori della festa hanno fatto in tempo a sposarsi, a laurearsi, a diventare genitori, a  cambiare mestiere, a perdere il lavoro, a traslocare e a diventare anarchici. Tutti hanno avuto l'opportunità di imparare che ognuno di noi può essere in gamba e avere dei difetti, ma ognuno esprime il meglio di sé e si rende utile quando accetta di lavorare con gli altri. E' stata una fatica logorante, divertente e creativa. Una palestra di tolleranza, un continuo esercizio di comprensione, un'incessante sollecitazione a scoprire la goccia di verità e di sofferenza che sta dentro i comportamenti degli altri. Un invito alla disciplina e all'autoeducazione collettiva nel perenne tentativo di conquistare stadi sempre più avanzati della propria maturità.
Col tempo, si è attenuata la colorazione partitica della festainrosso, ma si è resa più solida e più incisiva una sua limpida e fiera ispirazione politica grazie alla quale socialisti, comunisti, ambientalisti, cattolici democratici e anarchici possono intrecciare le loro storie al riparo da miserabili competizioni e metterle a disposizione di un'imprea collettiva legata a progetti locali e mondiali di solidarietà e cooperazione come quelli a favore dell'Auser di None e di Mehlab in Eritrea. Ad essi e ad altre associazioni del volontariato scelte di volta in volta dall'assemblea dei lavoratori è destinato il ricavato della manifestazione.Sono stati finora assegnati più di 31mila euro e questo è un motivo di orgoglio che alleggerisce tante fatiche della combriccola di idealisti e di pragmatici, di romantici del pensiero e di lavoratori delle braccia.
Il Comitato organizzatore ringrazia i singoli, le famiglie, le imprese e le associazioni che, con la loro generosità disinteressata, hanno reso unico e plurale questo appuntamento popolare. Un abbraccio alla grande famiglia della None Pro Loco con cui la collaborazione sta diventando spontaneamente ogni anno più leale e fraterna.
Tra gli amministratori comunali ringraziamo l'assessore Luca Ferrua che ha saputo stabilire efficaci rapporti di comprensione con gli organi preposti alla vigilanza e alla sicurezza coordinati dal comandante Silvano Bosso, sempre presente e aperto al dialogo. Impareggiabile, poi, l'apporto del consigliere Carlin Graziano per la sua fattiva disponibilità e per la sua allegria  trascinante e capace di sdrammatizzare ogni difficoltà.
Mario Dellacqua