sabato 12 marzo 2011

Nelle centrali a biomasse c'è ben poco di bio

Ciao a Tutte/i


ho trovato il testo dell'articolo di ieri sul giornale LA STAMPA 

La Stampa 6 marzo 2011

Biomasse buone solo per gli affari
Tre mozioni bipartisan presentate in Regione: blocchiamo i progetti di tutti 
i nuovi impianti 

MASSIMILIANO PEGGIO

«Nelle centrali a biomasse c'è ben poco di bio. Soltanto bioaffari, grazie 
agliincentivi verdi». È una guerra di idee e di numeri quella dichiarata dai
comitati spontanei e dal coordinamento regionale «nobiomasse» contro il 
business ecologista delle fonti rinnovabili. «Questi impianti - dicono - 
inquinano,sprecano risorse e arricchiscono gli speculatori. Altro che 
energia pulita».
Un'illusione, sostengono.
Dicono no al proliferare di impianti per la produzione di energia elettrica e
riscaldamento ricavati dal legname o dal «cippato», scaglie di legno. La 
guerra è appena iniziata. «Il coordinamento - si legge sul sito degli 
attivisti - è riuscito, grazie al supporto di alcuni consiglieri della 
provincia di Torino, a far approvare due mozioni (presentate dai gruppi 
consiliari di maggioranza e della Lega) per chiedere al Consiglio Regionale 
di accogliere la richiesta di moratoria per le centrali a biomasse in fase 
di autorizzazione o già autorizzate ma non ancora entrate in funzione». In 
realtà ora le richieste di moratoria sono tre. Portano la firma di vari 
gruppi: dal Movimento 5 Stelle all'Udc, da Moderati a Pd. Saranno discusse 
nei prossimi giorni in Regione.
Fine di un mito? Il pensiero di questi contestatori si riassume con un 
dato. «È stato calcolato - dice la portavoce del coordinamento dei comitati, 
Lucina La Prova, ex assessore di Vinovo - che quattordici centrali in 
provincia di Torino potrebbero consumare ogni anno un territorio di bosco 
pari a sei volte il Piemonte. Un'enormità». Un affare? «Certo. Il guaio è 
che portare legname alle centrali crea inquinamento. Il materiale grezzo 
dovrebbe arrivare dai paraggi, seguendo la regola della filiera corta.
L'incremento di impianti farà aumentare la domanda di legno, e bisognerà
affidarsi a fornitori esteri. Così si finirà per perdere il controllo del
mercato». Esempio tecnico: una centrale a biomasse da 10 Megawatt elettrici -
si ipotizza in una delle mozioni - assorbe la produzione di legname di 
oltre 7500 ettari, «praticamente più della metà della superficie della città 
di Torino, collina com presa». Risultato: «Poiché una tale superficie da noi 
non esiste come bosco unitario, ma è intervallata da strade, aree aperte e 
abitati, per reperire legna da oltre 7500 ettari bisogna rastrellare il 
legname in un raggio di decine di chilometri, con trasporti che richiedono 
migliaia di camion. Per una centrale da 10 MW servono 4600 camion da 20 
tonnellate all'anno».
L'ultima battaglia contro una centrale a biomasse si è combattuta proprio a
Vinovo, dove l'ex assessore ha imparato a conoscere il problema. Dopo anni di
discussioni, un progetto iniziale da 49 Mw è stato rivisto e portato ad un 1 
Mw con inserimento di un impianto fotovoltaico. Il consiglio comunale ha 
approvato di recente il nuovo protocollo di intesa con la società 
costruttrice.
Il sindaco, Maria Teresa Mario esulta. Dice: «Abbiamo contenuto 
l'insediamento, dando la possibilità al Comune di guadagnare la fornitura di 
energia elettrica per l'illuminazione pubblica. La parte di biomassa sarà 
minima. Una vittoria».
La centrale dovrebbe sorgere in zona Vernea, ai confini con Nichelino. Il
soggetto proponente si chiama: Sev srl. Società energetica Vinovo. 

Consulente è Primo Greganti, il «Compagno G».
I comitati si sono battuti per bloccare questo intervento. Da qui hanno
allargato la battaglia in Regione.
«Questo settore - aggiunge La Prova - va riordinato. La legge non prevede il
conteggio complessivo delle immissioni inquinanti. Ogni impianto è valutato a
sé. Ciò, favorisce le autorizzazioni indiscriminate di nuove centrali e gli
speculatori. Un affare a scapito della natura».

Il ritorno di Greganti
Fermarci è assurdo, Siamo ultimi in Europa
Mettere un freno alle centrali a biomasse? Una follia.
L'Italia è fanalino di coda in Europa in materia di energie rinnovabili. La
terza guerra mondiale si farà per possedere le fonti energetiche». Primo
Greganti, alias «Compagno G», definito su Wikipedia «l'uomo-simbolo 
dell'omertà comunista» per le sue passate vicende giudiziarie della stagione 
di Mani Pulite,azzarda profezie energetiche.
Adesso è diventato profeta di sventure ed esperto di centrali a biomasse?
«Sono una persona molto curiosa. Mi piace tenermi informato sulle novità
tecnologiche. Ho studiato la materia».
Che cosa la porta a Vinovo?
«Do un mano alla società Sev, un'impresa che ha grandi idee per il futuro. 
Tra i soci c'è la famiglia Bonora, una dinastia di imprenditori che per anni 
si è occupati di legname e produzione di derivati del legno. Hanno grande 
esperienza nel settore».
Perché tanta ostilità contro questi impianti innovativi?
«Sostenere che inquinano è un errore. Il protocollo di Kyoto ha stabilito
obiettivi precisi. Il saldo è più che positivo a favore della natura».
La centrale a cui sta lavorando è stata ampiamente ridimensionata. 
Dispiaciuto?
«Bisogna chiederlo ai soci. Io credo in questi progetti. Sono la risposta
all'esaurimento dei carburanti fossili. Il nucleare non è una soluzione
efficiente. Troppo costoso. E poi, ci sarà abbastanza uranio?
Meglio puntare su biomasse, fotovoltaico, biogas. La centrale di Vinovo, così
ridotta, produrrà un Megawatt consumando 12 mila tonnellate di cippato. 
Accanto sarà realizzato un impianto fotovoltaico. Quando sarà a regime 
produrrà dai 4 ai 5 Megawatt all'ora di energia elettrica. Inoltre, con il 
recupero di calore, potrà riscaldare anche alcuni capannoni limitrofi, visto 
che sarà in serita in una zona di fabbriche. E poi ho altre idee.
Quali?
«Ad esempio fare della centrale un polo di ricerca scientifica per 
sperimentare nuove soluzioni e migliorare l'efficienza. Magari in 
collaborazione con il Politecnico di Torino».
Quindi le accuse di «biospeculazione» che sollevano i comitati, chiedendo una
moratoria regionale delle autorizzazioni, sono infondate?
«Certo. Il settore è ampiamente regolato dalla legge. Dico di più. La 
provincia di Torino è la più rigorosa d'Italia nel rilascio delle 
autorizzazioni. Comunque se saranno introdotte nuove norme ci adegueremo. 
Nessun problema».
[M.PEG.]

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