giovedì 29 dicembre 2011

SPLENDIDI SESSANTENNI, NON ULTIMI MOHICANI


La non notizia risale al 10 ottobre scorso. Sono stato ad Asti per la presentazione di un libro sulla storia di Dp scritto da Matteo Pucciarelli, un giovane giornalista di “Repubblica”. L'incontro è stata un'idea dell'infaticabile e sempre allegro Roy Ragusa. Veramente il mio primo pensiero è volato verso quanti non ci sono più. Enzo Caiazza, Pino Bertolino, PierLuigi Zanchetta, insieme con molti altri che ho il torto di non menzionare, erano figure esemplari di umiltà, generosità e istruzione (di formazione universitaria o autodidatti). 
La Fim-Cisl nel movimento sindacale e Democrazia proletaria sul piano politico sono stati il terreno della mia emancipazione dall'angustia parrocchiale e provinciale dei miei orizzonti. Da quelle parti - non solo a scuola - ho imparato ad esplorare i percorsi della lettura, della scrittura e del dibattito argomentato. Un bildungsroman ininterrotto che subì una svolta quando capii che l'attività politica è feconda e divertente solo se supportata da una capacità di osservazione e di ascolto che si acquisisce con il preventivo esercizio del silenzio: quanto più la trasmissione è collettiva, tanto più creativo, liberatorio e contagioso risulta l'impegno. Non è proprio spontaneo, tuttavia, distinguere fra l'inchiesta fatta per trovare quello che cerchi e l'inchiesta fatta per tenere conto di quello che trovi se risulta diverso da quello che cercavi.

domenica 18 dicembre 2011

tempo di guerra a none

Sabato 17 dicembre nella sala conferenze del Comune ha avuto luogo la presentazione del libro "Tempo di guerra, ricordi di Giuseppe Nicola".
Sono stati rievocati gli anni bui della seconda guerra mondiale e degli ultimi colpi di coda del fascismo: anni di crimini contro l'umanità ma anche anni di resistenza e di lotta per tempi migliori, più liberi e giusti.
Guerra di liberazione, guerra di classe e guerra civile si sono intrecciate spesso indissolubilmente con tutte le contraddizioni tipiche dell'umano agire, eppure nella stragrande maggioranza dei casi sono riuscite a rimanere dalla parte giusta, quella della libertà e della democrazia (che dall'altra stavano di sicuro il sopruso e  la tirannia).

L'IMMAGINAZIONE AL POTERE


“Finalmente il senso unico in via Castagnole. Vi aspettiamo tutti al varco mercoledì 14 dicembre alle ore 15”. Con questo biglietto, il Sindaco di None, la prof.ssa Maria Luigia  Simeone, ha invitato i  residenti alla cerimonia di apertura delle nuove modalità di circolazione nell'area di via Castagnole e via Marconi. L'opera è stata lungamente attesa ed è gradita dai concittadini. C'era il taglio del nastro, la consegna della pergamena di congratulazioni al primo automobilista incappato nel senso unico, la libera mobilitazione dei dipendenti comunali, il tavolo con bottiglie e panettone per festeggiare l'evento rapidamente finito su you tube per gli amanti della memoria e della cittadinanza consapevole. Unico neo, l'assenza del parroco per la benedizione e della banda musicale per l'esecuzione dell'inno di Mameli. 
Mario Dellacqua

sabato 17 dicembre 2011

AGGRESSIONE ALL'ANGOLO


L'aggressione è avvenuta mercoledì 14 dicembre 2011 e  si denuncia all'opinione pubblica il gravissimo atto di  intimidazione con cui una decina di bottiglie e quattro panettoni si sono presentati all'angolo di via Roma per interrompere continuamente la pacifica e democratica riunione alla quale intendevano prendere parte Gigi Andriolo, Gennaro Baffa, Mirta Baldini, Carla Benotti, Nadia Biscola, Giuliano Carletti, Paolo Cremi Lai, Mario Dellacqua, Rito DiMario, Ignazio Drago, Giovanni Garabello, Alessandro Lambra, Pasquale Mataluni, Ezio Pennano, Valeria Perelli, Mario Ruggieri, Mario Scaglia e Nunzio Sorrentino. 
Dove, dopo una fiera residenza opposta con supremo sprazzo del periodo, i convenuti hanno dovuto arrendersi all'impari sproporzione delle forze lasciando sul campo molti vetri vuoti e panettoni sventrati dalla barbara furia dell'amico. 

martedì 13 dicembre 2011

energia nell'agricoltura?

Il 7 dicembre Gigi Andriolo, Gennaro Baffa, Carla Benotti, Nadia Biscola, Paolo Cremi Lai, Mario Dellacqua, Pasquale Mataluni, il portavoce Nunzio Sorrentino (con 60 anni appena compiuti sulla gobba) e Mario Vruna si sono incontrati all'angolo senza bere un bicchier d'acqua.

BIOMASSE BENARCO. Dove il portavoce ha raccontato che Benarco ha chiesto alla Provincia e ottenuto, come prevedibile, la proroga dei termini utili per l'inizio dei lavori. Il portavoce ha prontamente chiesto alla Provincia di avere accesso agli atti nei quali la Provincia ha rilasciato la proroga. Dunque, gli ottimismi sul “tramonto” delle biomasse a None si sono rivelati infondati. Dove si è detto che bisognerà attendere la sentenza del TAR, di cui non compare ancora la data di convocazione. Dove si è detto: stiamo all'erta. Dove si è detto che, nel frattempo, i lavori non devono

domenica 11 dicembre 2011

verbale anpi 5 dicembre 2011

O.d.G.
1. PRESENTAZIONE LIBRO
2. varie ed eventuali

PRESENTI: Roby C., Domenico, Mario, Io, e dopo un pò Diego

1. Presentazione libro

• LISTA INVITI PERSONALI
Abbiamo buttato giù qualche nome da invitare "formalmente": giornalisti locali ( Federico Rabbia, Codispoti Gregorio); don Giancarlo; commissione cultura parrocchiale; Giuseppe Neri (per gli animatori); sindaco; capigruppo (Garrone Enzo, Nadia Biscola); assessori (tutti); preside IC None (Novello Salvatore); vice presidi sc. media (Carla Borghesio, Mauro Minola); docenti dell'IC None

lunedì 5 dicembre 2011

Il comune di None aderisce al Patto dei Sindaci

Un impegno importante che può dare risultati eccellenti

Lode al gruppo di opposizione “alternativa per None” che ne aveva fatto oggetto di proposta con un’interrogazione . Lode alla maggioranza che ha dato seguito alla sua condivisione con la delibera di adesione.
Il Patto dei Sindaci è un’iniziativa della Commissione europea sostenuta dal Parlamento europeo che, per perseguire gli obiettivi del trattato di Kyoto, considerato che inquinamento e consumi energetici per oltre 80% hanno matrice nel tessuto urbano, ha ritenuto,  per la prima volta nella sua storia, di rivolgersi direttamente proprio alle singole entità urbane e non ai governi che le rappresentano. La Provincia di  Torino, intermediario/sponsor del progetto, senza limitarsi alla  sola divulgazione, ha assunto il ruolo di tutor delle attività richieste ai comuni aderenti.
Lo scopo è quello di definire ed attuare un piano  che permetta entro il 2020 di ridurre l’inquinamento, in particolare dell’anidride carbonica, del 20% riducendo parimenti i propri consumi energetici.
Occorre quindi stabilire un punto di partenza  per poter quantificare le riduzioni da perseguire. A tal fine la Provincia fornisce una sua rilevazione dell’anno 2000  della produzione di anidride carbonica ed il consumo energetico calcolati per singolo abitante. Tale dato viene successivamente, per i paesi aderenti, corretto e riportato a data  più recente in base allo sviluppo demo/economico registratosi in quella realtà urbana.
Se ci soffermiamo ad analizzare i dati forniti dalla Provincia scopriamo che None è un paese “cicala”. Il  suo  consumo di energia elettrica per abitante è maggiore dell’11% rispetto a Volvera, del  17% rispetto a Pinerolo e del 24% rispetto ad Airasca. Anche il dato dell’anidride carbonica emesso per abitante vede il nostro paese sopra la media, infatti  registra un 16% più di Volvera, un 21% più di Pinerolo mentre verso Airasca risulta essere più virtuoso. In generale, volendo fare una classifica dei paesi della fascia territoriale compresi tra Torino e Pinerolo, None si colloca in una posizione medio/bassa. Quindi non è eccessivo definire l’impegno assunto importante  per contro gli ampi margini di miglioramento possono permettere di realizzare risultati eccellenti.
Il progetto si sviluppa in tre fasi: fare il punto della situazione, decidere le azioni da attivare e monitorarne periodicamente attuazione e risultati.
Sono oggetto di analisi tre settori della realtà del paese: quello privato, il terziario ed il pubblico. Vengono prese in considerazione le fonti energetiche usate, le strutture edilizie ed accessorie ai fini della coibentazione dei locali, le fonti di illuminazione pubblica, il parco auto e la  circolazione urbana senza tralasciare l’analisi del verde, delle eventuali zone pedonali e piste ciclabili.
Un piano che il comune deve definire entro un anno dalla sua adesione, uno schema lineare nella sua definizione ma abbastanza complesso per la vastità del suo possibile raggio d’azione.
La Provincia interviene mettendo a disposizione: 
  • il suo Sportello Energia per le informazioni dirette al pubblico, in seno a manifestazioni o serate dedicate promosse dall’iniziativa locale ma anche per consulenza di primo livello eventualmente necessaria ai singoli uffici tecnici comunali. 
  • Un complesso di norme, elaborate dal Politecnico di Torino per assicurare la migliore metodologia per il conseguimento del massimo risparmio energetico, che ogni comune può integrare nel proprio regolamento edilizio.
  • Un sito dedicato che, attraverso il monitoraggio dei consumi energetici delle utenze pubbliche tramite le bollette, evidenzia le disfunzioni e le priorità d’intervento.
  • Finanziamenti ai comuni medio piccoli a sostegno dei progetti presentati.
L’idea è buona, altri l’hanno seguita prima di noi ma non è detto che noi non riusciamo a fare meglio di loro. Crederci e sostenerla tutti con entusiasmo è però un fattore necessario perché ciò avvenga.
Mario Ruggieri

venerdì 2 dicembre 2011

CENTRALE A BIOMASSE: VERSO LA PROROGA DEI TERMINI PER L'INIZIO DEI LAVORI IN ATTESA DEL TAR

Questa è la corrispondenza appena intercorsa fra Nunzio Sorrentino, portavoce del Comitato “Energia, Ambiente e Territorio” di None e l'assessore provinciale all'Ambiente Roberto Ronco. Come si può vedere, la strada è ancora lunga e sono smentiti i facili ottimismi.


Egr. Assessore dr. Roberto RONCO
Egr. dr. Francesco PAVONE
 p.c. arch. Paolo FOIETTA

Buon giorno.
 Da “l’eco” del 30/11 scorso risultano delle dichiarazioni della
società Benarco e dell'Assessore RONCO, secondo le quali la società
Benarco ha richiesto una proroga della scadenza dell’autorizzazione
della centrale a biomasse di None, e che la Provincia intende
accordarla.

Vorremmo sapere tutte le motivazioni per le quali la società Benarco
ha chiesto la proroga, e tutte le motivazioni per le quali la
Provincia di Torino intende concederla o l'ha già concessa.

Grazie e distinti saluti.
Nunzio SORRENTINO
Comitato “Energia, Ambiente e Territorio”, Portavoce



RISPOSTA


Buongiorno a tutti,
mi pare che il tema sia stato anticipato e approfondito in sede di incontro in Provincia alla presenza del Presidente Saitta. Il rinnovo e' legato alla pendenza della pronuncia del Tar. Il dott. Pavone puo' dare dettagli sulla base della documentazione in suo possesso. Resto a disposizione.
Saluti 

Ronco 
Inviato: 2 dic 2011 12:38

giovedì 1 dicembre 2011

gli eretici esistono ancora... per fortuna

Mi auguro che Stefano prosegua la sua ricerca sugli eretici iniziata con le domande proposte sul numero appena uscito di “Insieme”. Spero non si accontenti di sentirsi rispondere che l'eretico rifiuta “la sottomissione all'autorità ecclesiastica che detiene, unica, la funzione di insegnare nell'intero corpo della Chiesa”. “Unica”, hai capito bene? E felice chi preferisce “lasciarsi condurre” perchè la libertà della nostra coscienza “non è un giudice infallibile”.
Tutto vero: so benissimo che essere liberi non significa essere liberi di fare ciò che ci pare senza confini, senza regole e senza solidi principi morali. So benissimo che dietro la libertà si nasconde il pericolo della licenza e dell'individualismo. Però, se nessuno avesse accettato di correre il rischio, facendo uso del primato della sua coscienza nella libertà di dissentire, oggi sarebbero ancora valide queste parole: “Concessa a chiunque illimitata libertà di parola e di stampa, nulla rimarrà inviolato; non saranno neppure risparmiati quei supremi e veritieri principi di natura che sono da considerare come un comune e nobilissimo patrimonio del genere umano”. (Leone XIII, Enciclica Libertas, 1888).
Meno male che gli eretici hanno resistito, altrimenti saremmo ancora guidati da queste proposizioni di Leone XIII e considereremmo pericoloso il manifestarsi del pensiero libero. In sostanza, gli eretici hanno svolto un ruolo decisivo nella lotta per la libertà che, alle sue origini, non poteva non essere lotta per la libertà religiosa e per il diritto al dissenso nell'ambito della Chiesa. I cattolici del Novecento e del Duemila dovrebbero essere i primi a riconoscerlo.

Mario Dellacqua

mercoledì 30 novembre 2011

tempo di guerra, sabato 17 dicembre


riformismo anche con il mais

Ho incontrato in via Stazione un esponente della minoranza e ci siamo confrontati sulla vicenda della centrale a mais richiesta dai contadini. Ci siamo trovati d'accordo su una questione ed in disaccordo su un'altra. Ne voglio riferire a voi per capire se ormai io sono "d'antan" o ha sempre un senso quello che penso. Abbiamo concordato sul fatto che sarebbe opportuno affidare ad un tecnico valido e neutrale la valutazione dell'opera soprattutto sotto l'aspetto delle emissioni possibili, sulla viabilità e sull'impatto in genere. Siamo stati in disaccordo sul fatto che, se la relazione fosse tranquillizzante, il Comune dovrebbe chiedere ai privati (che tra l'altro usano dei soldi pubblici per la loro imprenditoria) di realizzare gratis per la collettività un qualcosa di interesse sociale: ad esempio il riscaldamento del polo scolastico sportivo che è nelle loro vicinanze. Per rafforzare la mia opinione davanti alle sue motivazioni (cioè che l'imprenditoria privata deve essere sempre sostenuta e non bastonata altrimenti nessuno viene a None, o che loro avrebbero già il via libera da enti superiori) ho citato il caso del grattacielo dell'Indesit e del piano di riordino di quell'area che noi a suo tempo abbiamo approvato chiedendo però all'Indesit di comprarci i terreni su cui si sono realizzati gli impianti sportivi. Se il Comune affianca o autorizza il privato nella sua impresa prendendosi davanti all'opinione pubblica la sua responsabilità, non può non ottenere un risvolto sociale. Ho concluso dicendo che in tali situazioni si vede la differenza tra un liberista ed almeno un socialriformista (per non parlare di comunismo che adesso fa così paura).
Domenico

domenica 27 novembre 2011

un impianto di biodigestione a none?

Mercoledì 23 novembre alle ore 21 Carla Benotti, Giuliano Carletti, Mario Dellacqua, Giovanni Garabello, Mario Scaglia e Nunzio Sorrentino si sono incontrati all'angolo su convocazione del portavoce per un primo esame del progetto di impianto di digestione anaerobica presentato il 31 ottobre a None dalla Agri Energia None 2012 Società Cooperativa Agricola.
Dove, in vista dell'assemblea del 25 novembre, i presenti convengono di riconoscere che una posizione ponderata del Comitato ha ancora bisogno di approfondimenti più esaustivi per manifestarsi compiutamente.
Il Comitato non ha alcuna ostilità pregiudiziale verso l'iniziativa e parteciperà alla positiva e apprezzata consultazione promossa dal Comune con domande volte ad ottenere assicurazioni sotto il profilo ambientale.

Ancora scribacchino l'anarchico

lunedì 21 novembre 2011

IL COMITATO “ENERGIA, AMBIENTE E TERRITORIO” DI NONE HA INCONTRATO IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA ANTONIO SAITTA

Martedì 8 novembre alle 18,30 una delegazione del Comitato “Energia, ambiente e
territorio” di None composta dal portavoce Nunzio Sorrentino, da Nadia Biscola,
Giuliano Carletti, Mario Dellacqua, Franca Di Nicolo e Mario Ruggieri ha
incontrato a Palazzo Cisterna il Presidente della Provincia, Antonio Saitta, l'assessore
provinciale all'Ambiente, Roberto Ronco e il responsabile per la Provincia dell'area
Ambiente Paolo Foietta.
Il Comitato ha ascoltato le motivazioni per le quali i rappresentanti della Provincia
hanno ritenuto di rilasciare l'autorizzazione all'insediamento della centrale a biomassa
sul territorio di None: in assenza di una rigorosa normativa regionale, il decreto 387
del 2003 relega in secondo piano le urgenze dell'equilibrio ambientale, mentre offre
possibilità di successo ad iniziative imprenditoriali il cui fine preminente è quello del
vantaggio economico dell'impresa. L'assessore Ronco ha poi osservato che, nel caso
di None, il Comune era intervenuto presso la Provincia con sollecitazioni favorevoli
alla realizzazione dell'impianto. L'adesione iniziale è venuta meno solo in una fase
successiva, quando si è manifestata la contrarietà popolare di cui il Comitato si è fatto
portavoce.
Pur riconoscendo la validità della critica al ritardo persistente della Regione, il
Comitato ha fatto rilevare che, nel caso di None, le lacune del progetto legittimavano
ampiamente il diniego comunicato in prima istanza dalla Provincia.
Le integrazioni finali (il riscaldamento degli edifici industriali presenti in zona) che
hanno determinato il ribaltamento del giudizio della Provincia, sono palesemente
fornite dalla società proponente al fine di correggere con una proposta “last minute”
la fragilità del progetto originario rimasta sostanzialmente inalterata: tale “appendice
necessaria” è sprovvista della pur minima documentazione progettuale e risulta
dichiaratamente sconnessa dal nucleo centrale dell'impianto (i locali in questione
verrebbero serviti da ulteriore centrale ad essi dedicata).
Pur contestando l'autorizzazione, il Comitato apprezza i vincoli in essa contenuti
circa l'Indice di Risparmio Energetico, il Limite Termico e l'utilizzo del calore.
Considerato che tali vincoli sono oggetto del ricorso della Benarco, il Comitato
apprezza la determinazione con la quale la Provincia si è impegnata a perseguirne
l'applicazione ricorrendo al Consiglio di Stato qualora il giudizio del TAR dovesse
risultare sfavorevole.
Il Comitato interesserà anche le funzioni competenti della Regione per rappresentare
il caso di None a comprova dell'assoluta necessità ed urgenza di una normativa
regionale sulla specifica materia.
Il Comitato ringrazia il Presidente della Provincia, Antonio Saitta, l'assessore Roberto
Ronco e il responsabile dell'Area Ambiente, Paolo Foietta perchè, grazie alla loro
disponibilità, l'incontro si è svolto in un clima di serena franchezza.

Il Comitato “Energia, ambiente e territorio” di None

11 novembre 2011

niente fulmini con saitta

Mercoledì 9 novembre Giuseppe Astore, Nadia Biscola, Giuliano Carletti, Mario
Dellacqua, Dolcetto di Nadia, Mario Ruggieri, Mario Scaglia, Nunzio Sorrentino e
Mario Vruna si sono incontrati all'angolo di via Roma 11.
Dove i presenti si sono scambiati le loro opinioni sull'incontro avvenuto il giorno
prima con il Presidente della Provincia Antonio Saitta, con l'assessore Roberto Ronco
e con il responsabile dell'area ambiente della Provincia Paolo Foietta.
Dove nel complesso l'esito dell'incontro è stato ritenuto positivo, dal momento che
la controversia fra Provincia, Comune e Comitato tuttora pende davanti al TAR
del Piemonte. Nonostante confermi la sua opposizione all'autorizzazione rilasciata,
il Comitato apprezza la determinazione con la quale la Provincia si è impegnata a
resistere in tutte le sedi (eventualmente anche di fronte al Consiglio di Stato) contro il
ricorso presentato dalla Benarco per ottenere la rimozione di ogni vincolo ambientale
all'insediamento della centrale.
Dove si è deciso che il punto di vista del Comitato e le altre informazioni emerse
durante l'incontro saranno sintetizzate in un comunicato in corso di collettiva
redazione e di prossima uscita.

Anarchico l'ancora scribacchino

però avrai noi

Martedì 8 novembre Giovanna Baffa, Cari di Andezeno, Mario Dellacqua,
Alessandro Lambra, Giuseppe Migliore, Fabrizio Piscitello, Andrea Testa,
Torta di Alessandro in duplice copia e Crostata di Elena si sono incontrati
all'angolo.
Dove si è discusso del prossimo congresso nazionale rifondarolo e di quello
pinerolese-nonese in programma per sabato 19 novembre alle ore 14 in via
Lanteri a Pinerolo.
Dove gli stati d'animo sono diversi. Chi dice che Rifondazione è un partito
sulla via dell'estinzione. Chi dice che se non si può votare Rifondazione cosa
votiamo? Chi dice che l'ultimo problema è decidere dove mettere la crocetta.
Chi dice che “resistere” per chiedere al centrosinistra di negoziare un accordo
contro le destre per farci rientrare in Parlamento è una faticaccia senza speranza
di incidere nei programmi altrui, figuriamoci sugli equilibri governativi.
Chi dice ma sei troppo pessimista e lo sei sempre stato. Chi dice che potrai
anche non avere la falce martello sulla scheda, ma in compenso avrai noi e
chiunque altro diverso da noi disposto a lavorare liberamente e a impegnarsi
pensando in grande ma agendo nel piccolo e nel quotidiano: centrale a
biomasse (riconversione ecologica dell'economia), resistenza (democrazia
che sale dal basso e non scende dall'alto), istruzione per tutti (nessuno deve
dipendere dall'intelligenza e dalla parola di un altro) e persino per gli stranieri
(uguaglianza sociale), solidarietà concreta sul piano locale e internazionale (se
chi sta male starà peggio, il futuro sarà sempre più violento).

domenica 20 novembre 2011

verbale anpi 17 novembre 2011

Riunione ANPI del 17 novembre 2011, ore 21, all'angolo di via Roma 11

O.d.G.
PRESENTAZIONE LIBRO
BILANCIO EVENTO 4/11
varie ed eventuali

PRESENTI: Roby C., Domenico, Mario, Giò, Io, Massi Bonifazio

1. PRESENTAZIONE LIBRO
  • si è deciso di posticipare la presentazione del libro in data 17 Dicembre 2011, ore 15:30 c/o Sala Conferenze Comune di None infatti in tale data possono partecipare tutti e tre i relatori; 
  • interventi: storici locali (Comello , Barberis + fratello di Cresti, partigiano) a seguire Beppe Nicola a chiudere Novelli
  • moderatore Roby C. (a meno che qualcunaltro si renda disponibile); 
  • pubblicità: manifesti (5) e locandine per i negozi (della cui distribizione potrei occuparmi io) 
  • in uscita 15 giorni prima;
  • inviti personalizzati ad alcune persone (da stilare lista nominativi);
    distribuzione e vendita libro durante la presentazione e in seguito c/o edicole e cartolibrerie nonesi (ovviamente a titolo gratuito da parte di questi) 
  • auspicabile un'offerta di almeno 10 €; 
  • rinfresco casalingo post-presentazione. 
2. BILANCIO EVENTO 4/11: CONCERTO PER LA PACE - TRIBUTO A DE ANDRE


bilancio generale più che positivo per tutti i coinvolti (anpi-musici-pubblico); 
bilancio economico:
  • entrate 1005 €
  • spese 605 € service + 148,40 € siae + pubblicità (?)+ rinfresco 20 €
  • 250 € circa di "guadagno" per la Parrocchia
  • a carico della sezione i costi della pubblicità e del rinfresco
  • perchè del successo? De andrè et pubblicità ben fatta 

3. VARIE ED EVENTUALI

PROMOZIONE ATTIVITA' DELLA SEZIONE
  • brochure di presentazione della sezione da distribuire durante gli eventi organizzati
  • sponsorizzare al tesseramento
  • poche attività ben fatte. 
TARGA SEDE
  • non sul muro, eventuale manifesto in vetrina con indicazione di tutte le attività/associazioni che si riuniscono all'angolo
PROSSIMI EVENTI: giorno della memoria, 25 aprile
  • proiezione cinematografica?
  • Teatro?
  • coro/concerto bambini/ragazzi?
  • coinvolgimento scuole?
  • gita sui luoghi della resistenza?

Ci riaggiorniamo con il proposito di pensare a qualcosa da fare.
La riunione si chiuse alle 23:30

il presente verbale è stato redatto da ma medesima Rossella

mercoledì 9 novembre 2011

I CATTOLICI CHE VOGLIONO SALVARE L'ITALIA


“Cattolici dal potere al silenzio”: il titolo dell'opera di Beppe Del Colle che ha appena conseguito il Premio Capri-San Michele, esprime uno spirito carico di nostalgico rimprovero per un bene perduto. Questo bene perduto è il protagonismo dei cattolici nell'agone politico. L'autore non sente la mancanza del potere cattolico in Italia, al quale anzi non risparmia la sferza della sua critica garbata e rispettosa mentre ne ricostruisce le vicissitudini di quasi due secoli. Piuttosto, il prestigioso editorialista di “Famiglia cristiana” vive come un deterioramento civile e morale degli italiani la smarrita centralità che i cattolici avevano conquistato e stabilmente amministrato nel dopoguerra a beneficio di una società italiana in impetuoso sviluppo, a coronamento di una lunga marcia cominciata all'opposizione. 
I cattolici furono all'opposizione del Piemonte nonostante il pensiero cattolico-moderato di Cesare Balbo e le speranze seminate dal primo Pio IX. Furono ai margini del Risorgimento nonostante il neoguelfismo di Vincenzo Gioberti. Furono avversari dell'Italia unitaria, nonostante lo sdegnoso non expedit papale subisse graduali erosioni con l'irrompere della questione sociale e con la Rerum Novarum di Leone XIII. Furono all'opposizione del fascismo, nonostante l'intransigenza di Luigi Sturzo e il martirio di sacerdoti come Don Giovanni Minzoni trovassero nella Santa Sede una preminente preoccupazione per il peso delle parole. Furono ai margini della Resistenza solo perchè il prevalere dell'iconografia comunista ha oscurato la partecipazione di tanti cattolici come Igino Giordani, Giuseppe Donati e Silvio Geuna.
Ma, nell'Italia della ricostruzione e poi del miracolo economico, lo scenario cambiò radicalmente e l'azione dei cattolici potè dispiegarsi in tutta la sua forza perchè seppe gestire i vantaggi di una invidiabile centralità. Furono in prima fila nella lotta dell'Occidente contro il comunismo: ma erano convinti di aver avviato “una vera e propria rivoluzione” capace di porre “le basi per una strategia democratica alternativa al capitalismo individualista e al collettivismo marxista” (pag.111). Il partito democristiano, anche se le ha regolarmente sconfitte, emarginate o esibite come fiore all'occhiello, annovera tra le sue elaborazioni più coraggiose il pensiero di Dossetti, La Pira e Lazzati che il comunismo lo volevano combattere sul terreno delle riforme sociali. I governi  guidati da Alcide De Gasperi schierarono la “ispirazione” cattolica del partito dello scudo crociato a disposizione della Chiesa cattolica e delle sue battaglie contro “il materialismo marxista nemico dell'uomo”. Tuttavia, possono a buon diritto rivendicare il profilo rigorosamente laico della loro azione politica. De Gasperi ne dette prova quando rispose con memorabile fierezza al Papa che non lo volle ricevere per fargli pagare la colpa di non essersi alleato con i missini a Roma nel 1952: come cristiano accettava la “umiliazione”, ma la respingeva per “la dignità e l'autorità” che rappresentava come Presidente del Consiglio. 
 Del Colle auspica il ritorno dei cattolici alla centralità del loro protagonismo perduto e li sollecita energicamente ad uscire da quello che egli chiama il “silenzio” degli anni berlusconiani. Ma Del Colle esagera nella sua disistima della presenza cattolica, raffigurata con una bocca incerottata campeggiante sulla copertina del volume. In tema di bioetica e di fecondazione assistita, di inizio e fine vita, di tutela della libertà per la scuola religiosa, di difesa della famiglia tradizionalmente intesa dalla comparsa di nuove forme di convivenza tra i sessi, i cattolici non solo non stanno zitti. Essi levano fieramente la loro voce nel paese. In Parlamento parlano di “principi non negoziabili” e finora hanno ottenuto quello che la CEI vuole. Effettivamente, la loro azione ha meno successo quando il Papa parla di redistribuzione della ricchezza, di revisione del modello di sviluppo, di rispetto degli immigrati, di dovere cristiano dell'accoglienza, di apertura degli spiriti verso una società multietnica e multireligiosa. Addirittura stanno zitti, stavolta sì, se monsignor Rino Fisichella registra che la Lega, “quanto ai problemi etici, mi pare che manifesti una piena condivisione con il pensiero della Chiesa”. E non battono ciglio se, in occasione del caso Englaro, il leghista Cota dichiara che in Italia nessuno deve morire di fame per legge.
In ogni caso, se il protagonismo è difficile, l'unità è impossibile. Anzi, il suo inseguimento appare come un'operazione che ha come unica motivazione accettabile la ricerca di nuove alleanze per nuovi governi o nuove repubbliche. Ma non si possono convocare al servizio dello stesso disegno politico il pensiero e l'opera di Luigi Gedda e Primo Mazzolari, di Aldo Moro e Mario Scelba, del cardinal Pellegrino e del cardinale Siri, di don Lorenzo Milani e di don Luigi Giussani, di Carlo Carretto e di Papa Pacelli, per quanto laboriosi siano i tentativi di inserirli nella dialettica di una sola grande storia da venerare con devozione e ecumenico rimpianto. 
La fine dell'unità dei cattolici, per molti come Del Colle, è un trauma ancora doloroso. Esso nasce dal più vasto trauma derivante dall'impatto ancora irrisolto del cattolicesimo con la modernità. L'altro nome della modernità è la secolarizzazione o, ancora peggio, la scristianizzazione: essa coincide con la scoperta bruciante che con la libertà di coscienza il cristianesimo finisce di essere il tutto e comincia a diventare una parte tra le altre. Il passaggio può essere vissuto come fine, ma anche come principio di una storia appassionante per un nuovo ruolo dei credenti nella società di domani, nel dialogo con le altre fedi in uguale libertà. 
Per questo nuovo ruolo, non basta più il dialogo tanto caldeggiato da Papa Giovanni che, nel suo messaggio al congresso socialista di Venezia, si mostrava adombrato e provava “pena assai viva” per chi “pensa di poter raggiungere la ricostruzione dell'ordine economico, civile e sociale moderno sopra ogni altra ideologia che non si ispiri al Vangelo di Cristo” (pag.213).  Per il dialogo, c'è bisogno di una disponibilità alla reciproca contaminazione e alla comune fatica della ricerca. Non si può prestabilirne l'esito, covando la riserva di più o meno scoperti progetti di fagocitazione dell'altro. Questo dovrebbe capire il senatore Gaetano Quagliariello che invece, apprezzando CL, il cardinal Ratzinger e don Giussani, scrive come “la vera libertà (..) non possa fare a meno di una verità fondante”. Non stupisce l'affermazione di Quagliariello. Amareggia l'approvazione di Del Colle che commenta: “E cioè Cristo” (pag.243). Così tanti cattolici italiani sono risospinti nel pantano del “nulla salus extra ecclesiam” dal quale non sono mai usciti.
Mario Dellacqua
B. DEL COLLE-P. PELLEGRINI, Cattolici dal potere al silenzio, Edizioni San Paolo, 2010.

martedì 8 novembre 2011

PREVISIONI METEOROLOGICHE IN ATTESA DELLA PROSSIMA ALLUVIONE A NONE


Sul teleschermo scorrono le immagini della tragedia genovese: genitori che hanno perduto i figli, famiglie senza casa, negozio, lavoro e automobile alla quarta alluvione. La chiusura delle scuole avrebbe risparmiato alcune vite umane e non aver provveduto è una grave responsabilità. Capisco pertanto il fiume in piena della contestazione che travolge il Sindaco di Genova. Ma per il resto, mi sento solidale con Marta Vincenzi non meno che con le vittime del disastro. Le hanno gridato vergogna, dimissioni, c'erano gli alberi nel greto dieci giorni prima e non vi decidete a pulirlo. 
Dalle nostre parti è già capitato e speriamo che funzioni l'argine (costato molto denaro e osteggiato a suo tempo dagli agricoltori). In ogni caso, sono convinto che nessun cittadino può in coscienza trasferire sull'autorità politica locale responsabilità che sono collettive, anche se ogni circostanza può far comodo per colpire un avversario politico. 
Ma gli avversari politici vanno incalzati con i buoni argomenti, le buone proposte e il costante esercizio del controllo democratico degli atti amministrativi, non certo speculando sulle disgrazie comuni. 
Le alluvioni  arrivano dalla combinazione micidiale di due eventi: la progressiva tropicalizzazione del clima e la progressiva copertura della terra con colate di cemento e di asfalto. 
Del primo evento può essere ritenuto colpevole ogni Sindaco se continua a sostenere come migliore dei mondi possibili un modello di sviluppo fondato sul mito produttivista della crescita illimitata che comporta la consumazione selvaggia della natura, dell'aria e dell'acqua. E' quel modello di sviluppo il colpevole del surriscaldamento del pianeta e dell'alterazione del clima che scioglie i ghiacciai. Ma se lo dici passi per romantico sognatore del ritorno all'arcadia di un'economia silvo-pastorale. 
Del secondo evento, ogni Sindaco invece è responsabile avendolo autorizzato. Ma i cittadini che ora protestano contro la cementificazione del territorio, dove erano quando venivano approvati piani regolatori che favorivano circonvallazioni e, subito a ruota, incremento delle volumetrie edificabili? Molti presentavano osservazioni per chiedere che anche il loro terreno venisse riconosciuto edificabile. Molti chiedevano un aumento della cubatura per non fare figli e figliastri. Molti acconsentivano. Altri disapprovavano senza scaldarsi troppo. Altri ancora stavano zitti, allineati e coperti. Altri ancora dicevano che se l'edilizia non va avanti i muratori non possono andare a mangiare a casa tua. Altri ancora deprecavano in pubblico l'arrivo di un impresario non indigeno, ma in privato facevano affari con lui se conveniva. I governi di centrodestra hanno aggravato la situazione con la pedagogia dei condoni che, in cambio di soldi, assolvevano gli attentati all'integrità del territorio fabbricando una copertura legalitaria ex post riservata ai responsabili degli scempi. Naturalmente i piccoli venivano presi in ostaggio ed esibiti a tutela dei grandi.
Dico queste cose non solo in forma autocritica (essendo stato amministratore comunale a cavallo tra i due secoli), ma perchè l'esasperazione a babbo morto non costruisce niente, anche se costituisce la reazione più semplice e prevedibile. La regolarità periodica delle esondazioni, non la loro eccezionalità, ci chiama ad una rivoluzione democratica del pensiero economico e dei comportamenti collettivi. 
Ci vorrebbero più risorse di attivismo umano e intellettuale (proposte da elaborare, costante monitoraggio della produzione deliberativa) in un Comitato “Energia, ambiente e territorio” impegnato non solo contro la centrale a biomasse, ma capace di collaborare con l'amministrazione (o di criticarla) per ottenere  misure in favore del risparmio energetico, una minore produzione di rifiuti e/o un loro smaltimento ecologico, il riassetto idrogeologico del territorio, la pulizia dei canali e del Chisola (chi legge le delibere sa che qualcosa è già stato fatto). 
E basta nuove costruzioni come quella orribile che ci piomba addosso all'arrivo dal Ponte Rosso. None è piena di case nuove e vuote. Non abbiamo bisogno di nuove abitazioni e di nuovi centri commerciali, e quella della concorrenza che fa abbassare i prezzi e porta posti di lavoro è una gran balla. I prezzi aumentano da soli e l'occupazione guadagnata dai supermercati, quando va bene, compensa quella crollata nel piccolo commercio.
Non potremo allontanare le prossime alluvioni con il prossimo Sindaco. Non illudiamoci, sostituendo il ceto politico, di evitare le conseguenze del sistematico dissesto idrogeologico che abbiamo determinato, subito o non adeguatamente contrastato. C'è bisogno urgente di molto di più. Possiamo e dobbiamo gettare le basi di una politica capace di rispettare le nuove generazioni, mentre finora le stiamo prendendo in giro o per la gola. A None e in Italia. Prima sentiamo la responsabilità di farlo, meglio è. A costo di riconoscere i nostri errori e di non presentare come raccomandabile o addirittura esemplare il curriculum politico-amministrativo della generazione a cui apparteniamo o della famiglia politica che abbiamo sostenuto.
Mario Dellacqua

domenica 6 novembre 2011

VERSO IL CONGRESSO RIFONDAROLO

Cari amici e compagni,

ho partecipato giovedì scorso ad un incontro con i responsabili del circolo di Pinerolo. Abbiamo pensato di decidere uno svolgimento comune del Congresso dei nostri circoli (posto che il nonese ha soli dieci iscritti) e abbiamo fissato la data di sabato pomeriggio 19 e domenica 20 novembre prossimo. Il lento precipitare della crisi politica italiana verso lo sbocco delle elezioni anticipate obbliga Rifondazione a chiarire le proprie scelte: conferma della prospettiva della federazione della sinistra? partito unico dei comunisti? fronte democratico contro le destre ma fuori dal centrosinistra? fronte democratico contro le destre con annessa disponibilità a appoggiare un governo di centrosinistra?

A tutte queste domande che investono il futuro immediato del nostro impegno politico siamo chiamati a dare una risposta individuale e collettiva. Vi sollecito a partecipare.

Ciao a tutti Mario

sabato 5 novembre 2011

CENTRALE, FULMINI (E SAITTA?)

Mercoledì 2 novembre si sono incontrati all'angolo di via Roma 11 Gigi Andriolo, Giuseppe Astore, Gennaro Baffa, Carla Benotti, Bianco di Pasquale, Nadia Biscola, Giuliano Carletti, Paolo Cremi Lai, Mario Dellacqua, Rito Di Mario, Pasquale Mataluni, Mario Ruggieri, Nunzio Sorrentino, Torta di Rito, Mario Vruna.

Dove una relazione di Mario Ruggieri, introdotto dal portavoce Nunzio Sorrentino, ha passato in rassegna le principali motivazioni addotte da Benarco e dalla Provincia a sostegno della loro resistenza al ricorso del Comune di None e del Comitato.

Dove si è assodato che il Comitato essendo parte contrapposta alla Provincia davanti al TAR, non può chiedere su questo terreno alcuna convergenza, mentre persiste però il suo interesse ad ottenere l'impegno della Provincia a resistere nell'istanza superiore del Consiglio di Stato nel caso malaugurato dovesse essere accolto il ricorso che Benarco ha presentato contro i vincoli dell'autorizzazione.

Dove si è ribadito che al Presidente Saitta verranno fatte notare asciuttamente tutte le ragioni della nostra disapprovazione per la rilasciata autorizzazione che, a nostro giudizio, non rispetta i vincoli dell'equilibrio ambientale pur fissati dalle linee guida.

Dove si è stabilito che al termine dell'incontro in via Maria Vittoria, il Comitato emetterà un comunicato per informare la cittadinanza degli argomenti trattati e delle eventuali decisioni colà assunte.

Dove ha fatto una brutta fine la torta di Rito che è stato diffidato dal diminuire il ritmo delle prossime forniture.

Scribacchino l'ancora anarchico

venerdì 28 ottobre 2011

jamin-a in concerto: un 4 novembre all'insegna della pace


Per info e prenotazioni: 3290037909 dalle ore 18 alle 20

un kioto da piantare sui muri di none

Mercoledì 26 ottobre all'angolo si sono incontrati Nadia Biscola, Giuliano Carletti,
Giuseppe Corsini, Mario Dellacqua, Rito Di Mario, Giovanni Garabello, Pasquale
Mataluni, Passito del persistente assente Mario Scaglia, Mario Ruggieri, Nunzio
Sorrentino, Mario Vruna.
Dove sulla centrale non c'erano novità da aggiungere e dunque non si è aggiunto
nulla. Dove incredibile, ma ce l'abbiamo fatta a parlare d'altro quasi sempre uno per
volta.
Dove Mario Ruggieri ha raccontato di una Conferenza provinciale sul patto
dei Sindaci alla quale ha partecipato (era presente solo Nadia Biscola tra gli
amministratori del Comune di None). Dove sembra normale affermare che se in
tema di energia, ambiente e territorio la Provincia attua iniziative utili, il Comitato è interessato a sostenerle, sia promuovendo comportamenti individuali e collettivi espressione di una cittadinanza consapevole, sia sollecitando l'amministrazione comunale ad adottare le deliberazioni necessarie con le armi della pressione democratica.
Dove si è appreso che il patto dei sindaci è un'iniziativa europea che vuole
raggiungere gli obiettivi di Kyoto: 20% in più di energie rinnovabili; 20% in meno
di consumo di energia; 20% in meno di emissioni di CO2. L'unione europea lascia
stare i governi e gli Stati. Piuttosto, conta di attivare i Comuni e per coordinarne
l'opera la Provincia offre i suoi supporti organizzativi, i suoi tecnici, il suo tutoraggio e l'assistenza dei suoi uffici. I Comuni dovrebbero approvare una delibera di adesione e entro un anno piani di riduzione dello spreco del consumo di energia e delle emissioni inquinanti. Con l'ausilio della Provincia sarà possibile disegnare una mappatura del paese dal punto di vista energetico, da cui far discendere un progetto di interventi sulle utenze domestiche civili, sui siti commerciali, sugli uffici pubblici (scuole palestre biblioteca, uffici comunali e sull'illuminazione pubblica. Programmi informatizzati di grande semplicità ed efficacia già predisposti e in altri Comuni già operanti permettono di misurare l'andamento dei risparmi ottenuti e degli sprechi comprimibili. Questa opera di monitoraggio permette di orientare la scelta degli interventi più urgenti e più incisivi. Piuttosto vantaggiosa la disponibilità della Provincia che può finanziare fino al trenta per cento degli investimenti programmati.
Vero che mancano i soldi, ma mancano anche in altri Comuni che, invece, hanno
diviso a metà con la società incaricata i proventi derivanti dal risparmio energetico
conseguito.
Dove è saltato fuori che hanno già aderito da tempo Comuni come Nichelino, Airasca
e Volvera, mentre None è assente. Volvera ha realizzato con maggiori vantaggi la
distribuzione dell'acqua: facendo l'appalto ricava un centesimo ogni litro versato in
bottiglia, mentre None non guadagna neppure quel poco, ma versa alla SMAT 2mila
euro annui.
Dove la discussione circolare successiva ha fatto emergere alcune proposte che
possono essere avanzate al Comune o praticate dal Comitato: se il territorio è in
pericolo, per diminuire le emissioni di CO2 basterebbe imporre motori spenti alla
fermata dei semafori o ai passaggi a livello (le multe dei trasgressori porterebbero
anche soldi alle esauste casse del Comune). Da subito, però si è deciso di chiedere
un incontro con gli amministratori di Volvera e di Airasca per conoscere quali
difficoltà hanno incontrato e quali risultati hanno fin qui ottenuto. Ci servono anche
informazioni sulle emissioni di sostanze inquinanti nei Comuni viciniori, Airasca in
particolare.
Dove la bottiglia di passito è terminata alle ore 22. Al riparo della mezzanotte, “nella
sua orsina massiccità di montanaro corretto da anni di esistenza pianurale”, un
viaggiatore in arrivo da San Benedetto Belbo favoleggiava di gorghi, di tesori
nascosti e di dove diavolo possa essere nascosta la villa di Fulvia.

Ancora scribacchino l'anarchico

pensioni da dimenticare?

Pensioni: perchè è giusto indignarsi.

Siamo nel bel mezzo di quella che si avvia a diventare la più grave crisi economica del capitalismo e c'è chi mette al primo posto delle cose da fare una nuova riforma pensionistica in Italia. Sembrerebbe che se non si fa quest'intervento, l'Italia non reggerebbe alla «critica» dei mercati, il suo bilancio pubblico andrebbe in default e, per effetto domino, crollerebbe l'euro, l'Unione europea e l'economia mondiale. Boom! In effetti, la situazione è drammatica, ma come avrebbe detto Flaiano, non è seria. E non lo è anche per i risolini del duo Merkel-Sarkozy che certo non depongono a favore della loro levatura di statisti ma mostrano come si possa sfruttare la reputazione di barzellettiere del nostro presidente del consiglio per distogliere l'attenzione dai problemi dei sistemi bancari francese e tedesco (particolarmente esposti al ben più probabile default greco) e dai vincoli che le prossime scadenze elettorali nei loro paesi stanno esercitando nel fronteggiare la crisi.
Rimane da spiegare l'attenzione spasmodica verso il nostro sistema pensionistico che non più tardi di qualche mese fa veniva presentato come il nostro fiore all'occhiello rispetto ai ritardi e alle difficoltà di riforma incontrati da altri paesi, a cominciare dalla Francia.
La situazione del nostro sistema previdenziale, per ammissione comune, è strutturalmente in equilibrio attuariale. Tuttavia, alcuni sostengono che la fase di transizione al suo funzionamento a regime sarebbe molto lunga, il ché - si lascia intendere - determinerebbe un vulnus finanziario nel sistema e, conseguentemente, per il complessivo bilancio pubblico. I dati mostrano che non solo non è così, ma accade il contrario: il saldo tra le entrate contributive e le prestazioni pensionistiche previdenziali al netto delle ritenute fiscali (cioè quanto esce dalle casse pubbliche e entra nelle tasche dei pensionati) è attivo per un ammontare di 27,6 miliardi, pari all'1,8% del Pil (ultimi dati disponibili riferiti al 2009). Questo avanzo si verifica in misura crescente dal 1998, a riprova che le riforme degli anni Novanta erano state efficaci rispetto al giusto obiettivo di riportare il sistema pubblico in condizioni di sostenibilità finanziaria, ma si è andati oltre. Sono state eliminate iniquità di trattamento e prestazioni giustificate da logiche clientelari e di consenso elettorale, ma le previsioni segnalano anche una forte generalizzata riduzione del grado di copertura pensionistica e la corrispondente maturazione di un grosso problema sociale: prima delle riforme del mercato del lavoro e pensionistiche avviate negli anni Novanta, un lavoratore dipendente poteva normalmente accumulare 40 anni di contributi e ritirarsi anche prima dei 60 anni con una pensione pari a circa l'80% dell'ultima retribuzione; nel 2035, un lavoratore parasubordinato che con difficoltà sarà riuscito ad accumulare 35 annualità contributive, ritirandosi a 65 anni, maturerà un tasso di sostituzione pari a circa la metà.
Se si omogeneizzano i dati della nostra spesa pensionistica - relativamente gonfiata nelle statistiche Eurostat dall'indebita inclusione dei trattamenti di fine rapporto (che sono salario differito, semmai ammortizzatori sociali, non pensioni) e dalla valutazione al lordo delle ritenute fiscali (da noi mediamente più elevate) la sua incidenza sul Pil è inferiore o in linea rispetto a quelle di Francia e Germania.
Altro punto di critica scarsamente fondato al nostro sistema pensionistico è la bassa età di pensionamento. Allo stato attuale, l'età di vecchiaia degli uomini e delle donne del settore pubblico (a partire dal prossimo gennaio) è ufficialmente di 65 anni, ma con il ritardo di 12 mesi della «finestra» (18 per gli autonomi) è di fatto 66 - cioè superiore a quello tedesco (65) e francese (62) - e dal 2013 aumenterà automaticamente in connessione all'aumento della vita media attesa, raggiungendo i 67 anni nel 2021 e i 70 nel 2047; per le donne del settore privato è già previsto un rapido aumento dai 61 anni effettivi attuali ai 65 nel 2021 e poi si uniformeranno ai maschi.
Si dice tuttavia che la nostra anomalia sarebbe la pensione d'anzianità. Ebbene, l'età effettiva di pensionamento degli uomini in Italia è di 61,1 anni, cioè poco meno che in Germania (61,8) e più che in Francia (59,1); per le donne il nostro dato (58,7) è inferiore sia a quello tedesco (60,5) che a quello francese (59,7),ma ciò rispecchia la congenita minore partecipazione al mercato del lavoro delle donne italiane e il loro ruolo di supplenza alle carenze assistenziali del nostro sistema di welfare. Comunque, la parificazione della loro età di pensionamento a quella maschile da poco decisa eliminerà rapidamente il divario e probabilmente lo invertirà.
A fini comparativi si deve anche tener presente che dal 1992 le nostre prestazioni pensionistiche non sono più agganciate agli incrementi salariali e sono indicizzate ai prezzi solo in misura parziale. Ce ne siamo accorti poco perché nel frattempo i salari italiani non sono cresciuti e l'inflazione è bassa, ma in Germania - dove secondo alcuni commentatori nostrani i pensionati invidierebbero quelli italiani - le prestazioni pensionistiche non hanno mai smesso di essere indicizzate sia agli incrementi reali dei salari che all'inflazione.
L'Unione europea (da non confondere con la Bce) non ci chiede nuove riforme pensionistiche, ma misure che - pur nel rispetto dei vincoli di bilancio - rilancino la crescita la cui necessità dovrebbe esserci chiara autonomamente. La crisi globale non è puramente finanziaria, ma ha radici strutturali connesse alla crescente difficoltà alimentata dal modello neoliberista di equilibrare una capacità produttiva in forte espansione con una pari dinamica della domanda alimentata da redditi da lavoro adeguati e stabili e da una spesa pubblica capace di favorire contemporaneamente le condizioni produttive e quelle sociali. Nel bel mezzo di un'imponete crisi recessiva - che sconta gli effetti cumulati del forte peggioramento distributivo e dell'accentuata instabilità determinata dall'autonomizzazione dei mercati, dalla finanziarizzazione dell'economia e dal contenimento delle politiche sociali - pensare di rilanciare la crescita mettendo al centro degli interventi una nuova riforma pensionistica è paradossale appunto:(drammatico, ma non serio); e considerando che l'età di pensionamento è già stata «indicizzata» attuarialmente agli aumenti della vita media attesa, imporre un ulteriore slittamento al ritiro dal lavoro (come molti auspicano), proprio in questa fase caratterizzata da una disoccupazione giovanile di circa il 30%, protrarrebbe ulteriormente l'entrata dei giovani nel mondo del lavoro, determinando un ulteriore invecchiamento degli occupati e del loro costo medio per le imprese; inoltre ridurrebbe la domanda complessiva delle famiglie e accentuerebbe i motivi della nostra demografia asfittica, ostacolando ulteriormente i processi di innovazione produttiva e di rinnovamento sociale indispensabili a frenare e invertire il declino specifico lungo il quale ci siamo avviati nell'ultimo ventennio.
Ma allora perché, anche in ambiti progressisti incontra favore l'idea di nuovi interventi sulle pensioni? Il punto è che i maggiori ostacoli a superare questa crisi epocale risiedono non solo nelle difficoltà frapposte dagli interessi economici, politici e culturali collegati al modello produttivo affermatosi nel passato trentennio e adesso entrato in crisi; le ragioni vanno individuate anche nei limiti delle forze progressiste nel saper rinnovare il modello economico-sociale, la mentalità prevalente nell'opinione pubblica e gli equilibri politici. A questo riguardo, un segnale positivo viene dalla «indignazione» che sta scuotendo il mondo. Quando gli indignati (di ogni età e in particolare i giovani) gridano che «la vostra crisi noi non la paghiamo», non solo manifestano una sacrosanta istanza etica e politica, ma indicano anche un presupposto economicamente qualificante e la direzione per superare la crisi in modo efficace. Ma se questo è vero, a maggior ragione non è accettabile che le giuste motivazioni dell'indignazione siano confuse e contraddette da azioni squadristiche di piazza o da analisi tanto inconsistenti quanto irresponsabili e controproducenti che, nel loro insieme, ostacolano l'affermazione di un nuovo senso comune progressista. Gli oneri della crisi devono essere accollati a coloro che l'hanno provocata con i comportamenti e con il sostegno a modelli socio-produttivi che hanno determinato la loro ricchezza personale e di ceto a discapito delle condizioni economiche, sociali e civili della grande maggioranza della collettività. Non è un caso che ciò sia avvenuto indebolendo le istituzioni pubbliche regolate da relazioni più democratiche e favorendo il potere dei «mercati», le cui scelte sono prese da pochissime persone e sospinte dalla logica dell'individualismo.
L'indicazione che viene dall'analisi della crisi e dall'indignazione di chi maggiormente ne ha subito prima le cause e adesso gli effetti è che per superare in meglio lo stato di cose presente sia utile e necessario un riequilibrio decisionale a favore delle istituzioni democratiche - da creare e rafforzare in quanto tali anche a livello sovranazionale, a cominciare dall'Europa. Naturalmente, il rafforzamento delle istituzioni della collettività anche in campo economico e nel loro ruolo d'interazione con i mercati non può certo essere effettuato riducendone la credibilità finanziaria; ad esempio, dovrebbe essere evidente che il default del debito sovrano, a parte altre drammatiche conseguenze, stroncherebbe la reputazione finanziaria, economica, sociale e politica dello stato e di chi da esso è rappresentato; e poi non ci si potrebbe nemmeno lamentare dei risolini altrui. Ma per approfondire le conseguenze devastanti di un default statale, specialmente per chi maggiormente sta soffrendo per le cause e per gli effetti della crisi, occorrerà un altro articolo.

Felice Roberto Pizzuti

(tratto da il manifesto del 27.10.2011)

martedì 25 ottobre 2011

anpi: resoconto comitato di sezione del 20.10.2011

Breve resoconto della riunione del comitato di sezione dell'ANPI tenutasi la sera del 20.10.2011.
Presenti: Roberto Cerchio, Rossella Chiappero, Mario Dellacqua, Giovanni Garabello, Diego Goitre.
La prima parte della serata è stata impiegata per fare il punto sul concerto del gruppo Jamin-a in programma per il 4 novembre p.v..
Confermato il luogo (il cinema) e appreso il buon esito del sopralluogo da parte dei fornitori dell'impianto di amplificazione, si è deciso di mandare in stampa delle locandine (piccole per i locali commerciali e grandi per i punti strategici e le bacheche del cinema) da esporre per le strade del paese. Alla fine è prevalsa la dicitura "concerto per la pace - tributo a fabrizio de andrè". Rossella si è assunta l'onere di distribuire le locandine ai principali esecizi commerciali ma anche di garantire la possibilità di una prenotazione telefonica (da confermare poi entro le 20.30 della sera stessa del concerto attraverso il versamento dei 5 euro di ingresso) accanto a quella "de visu" presso i locali del cinema i sabati e la domeniche precedenti, in orario spettacoli. Diego si è detto diponibile a supportare il gruppo Jamin-a nella eventale realizzazione di immagini e materiale video da proiettare nel corso del concerto. Ancora da "sistemare" la questione SIAE.
La pubblicazione del libro di memorie di Beppe Nicola "Tempo di guerra" è ormai imminente ed è stata fatta l'ipotesi del 25 novembre per la relativa serata di presentazione, possibilmente c/o la sala conferenze del palazzo comunale. E' emersa la possibilità di invitare il presidente provinciale ANPI Diego Novelli, previo via libera da parte di Beppe Nicola. Da confermare la partecipazione degli storici locali Marco Comello (Cumiana) e Pier Carlo Barberis (Orbassano).

P.S. successiva alla suddetta riunione del comitato di sezione è la decisione di organizzare la presentazione del libro alle ore 15.30 di sabato 26 novembre, su suggerimento di Giovanni

venerdì 21 ottobre 2011

la lunga marcia della non violenza

Dopo gli scontri del 15 ottobre a Roma è in corso un doppio movimento silenzioso di
incivilimento della lotta politica e sarebbe incivile non notarlo.
Primo. A sinistra, il movimento degli indignati mostra di aver compreso che
la violenza è la tomba della sua carica innovativa e liberatrice. Il movimento
condanna l'incendio delle auto e dei cassonetti, la blasfema distruzione della statua
della Madonna, l'assalto dei supermercati, delle banche e dei mezzi della polizia.
Addirittura, solidarizza con le forze dell'ordine e auspica l'individuazione dei
responsabili delle devastazioni. La lunga marcia contro il mito del gesto esemplare
fu molto faticosa, tremenda e incompiuta negli anni Settanta. Oggi appare più spedita
e più sicura. La scelta della nonviolenza come valore che qualifica i fini e rifiuta di separarli dai mezzi ha fatto molta strada. C'erano stati gli insegnamenti di Giuseppe Di Vittorio prima ancora di quelli di Pasolini (i poliziotti sono figli del popolo eprime vittime dell'emarginazione, non bersagli da colpire). Ad onor del vero, la scelta nonviolenta percorse un tornante decisivo nel contrastato Congresso rifondarolo di Venezia (2005) che non si lasciò trascinare dalle giornate cilene e messicane di Genova nella spirale violenza-repressione-violenza.
Secondo. Inaspettatamente, anche il linguaggio del centrodestra subisce una sua
evoluzione democratica. Ha rinunciato a servirsi con la consueta voluttà della
violenza. Non la presenta più come sbocco inesorabile di qualunque lotta giovanile
e di qualunque rivendicazione di uguaglianza sociale. Ha voluto distinguere la
guerriglia urbana dalla grande maggioranza dei manifestanti. Ha energicamente
condannato la prima, ma ha lanciato segnali di rispetto per i secondi.
Spero in un parallelo proseguimento di questo buon inizio. Forse sono troppo
ingenuamente ottimista.
Tuttavia, secondo me, è illusorio pensare di stroncare la violenza con misure
eccezionali di restrizione delle libertà di manifestare. Disoccupazione, precarietà,
solitudine dei giovani e debolezza delle loro prospettive resteranno nel futuro
una perenne sorgente di nuovi focolai di rancore pronti a divampare in forme
imprevedibili e distruttive di civiltà.

Mario Dellacqua



Caro Mario,
trovo difficile applicare le tue categorie su quei ragazzini quindicenni (!) che a
Roma hanno bruciato utilitarie di poveracci e cassonetti della spazzatura, scrivendo
sui muri "meno Cucchi, più Raciti". Però, all'opposto, le "autorità" hanno trovato
facile strumentalizzare "generalizzando" di black bloc e nuovi terroristi per chiedere(come Di Pietro) il ritorno del fascista fermo preventivo... E hanno trovato spazio facile anche quelli della non-violenza comoda: acchiappando magari quei ragazzini per consegnarli, denunciarli: vecchia pratica della violenza delegata (ai poliziotti).
Sono naturalmente della stessa pasta o gli stessi che hanno osato sputare in faccia
all'ultraottantenne Marco Pannella e mi hanno disgustato profondamente . Non credo
che la nonviolenza sia controviolenza e credo che tu sia stato troppo ottimista nella
tua analisi.

Vincenzo Guagliardo

giovedì 13 ottobre 2011

forse non ho capito niente

Mercoledì 5 ottobre dopo lunga e penosa estate si sono incontrati all'angolo di via Roma 11 Domenico Bastino, Gennaro Baffa, Renato Beccaria, Carla Benotti, Bianco Vidisè di Ruggieri, Nadia Biscola, Giuliano Carletti, Ciambella di Fernanda, Mario Dellacqua, Freisa dell'assente Mario Scaglia, Enzo Garrone, Rito Di Mario, Pasquale Mataluni, Fernanda Mazzoni, Passito dell'assente Mario Scaglia, Mario Ruggieri, Gianluigi Saccione, Nunzio Sorrentino, Mario Vruna.

Dove il portavoce Sorrentino ha riferito dell'incontro con l'avvocato Enrichens dal quale siamo usciti con moderato ottimismo giacchè il mancato inizio dei lavori comporterà la decadenza dell'autorizzazione se non motivato d a cause di forza maggiore. E i termini scadono alla fine di novembre. Dove si è sottolineato che occorre informare tutti i cittadini e i partecipanti alla manifestazione del 10 giugno che il TAR non si è ancora pronunciato e ogni esito è sempre possibile, ma il paese invece ha fatto sapere il suo deciso no e bisognerà farlo pesare. Dove si è approvata l'idea di Mario Ruggieri di promuovere l'affissione di un manifesto informativo, ma il verbalista insonnolito non ha ben capito con quali soldi e presso quale ditta procedere alla produzione. Dove da Enzo Garrone si è preso atto con moderata soddisfazione che in Municipio non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale e tutto appare fermo. Dove il portavoce Nunzio Sorrentino ha raccontato dell'imminente svolgimento dell'incontro con il Presidente della Provincia già previsto prima delle ferie. Dove si è chiarito che il Comitato (ma anche il Comune) sono controparti della Provincia, ma ci aspettiamo che mantenga fede all'impegno di resistere anche in Consiglio di Stato ove il TAR accogliesse il ricorso di Benarco, volto a rimuovere anche i vincoli ambientali stabiliti dalle linee guida della stessa Provincia. Dove Enzo Garrone ha ricordato di aver chiesto cosa pensa il Comitato del nucleare e ora chiede se c'è una posizione del Comitato su eventuali impianti a biogas. Dove per ora gli si è data una risposta col cavolo. Dove ad un certo punto la facondia oratoria ha prodotto il cedimento della resistenza civile, lo svuotamento delle bottiglie e il taglio della ciambella. Al termine della singolar tenzone un gruppo è stato rinvenuto esausto e sdraiato sulle panchine di piazza Vigo. Sopravvivono le due bottiglie di passito e una di bianco vidisè. Altro dirti non so e più non dimandare. Comunque nel 1943 era peggio, come dice mio suocero quando a tavola qualcosa non gli piace tanto.

Ancora anarchico lo scribacchino

mercoledì 12 ottobre 2011

Il risiko della centrale appesa ad un Kyoto

Si prendano tre bicchieri. Si pongano in una superficie piana. Si stabilisca che
ognuno di essi rappresenti un obiettivo da raggiungere entro il 2020.
1. AMBIENTE: raggiungere una diminuzione del 20% delle emissioni di
gas serra degli Stati membri dell'Unione Europea;
2. FONTE ENERGIA: portare la quota di energia prodotta con fonte
rinnovabile al 20%;
3. RISPARMIO ENERGIA: ottenere un risparmio dei consumi energetici
del 20%.
Il gioco consiste nel portarli avanti contemporaneamente ma con una sola
mossa, conciliando l’aspetto economico con quello ambientale. Occorre,
inoltre, tener presente che detti obiettivi, propri della Commissione Europea,
sono funzionali agli accordi del Protocollo di Kyoto sulle emissioni dei gas
serra. Quindi, in nessun caso l’aspetto ambientale può essere subordinato ad
altre necessità.
Conosciute le regole del gioco, possiamo fare una prima considerazione.
Come si stanno muovendo i giocatori?
IL GOVERNO: come sempre in ritardo nel recepire le direttive europee, ha
puntato sul fattore fonte energetica. Ha promosso le rinnovabili con ricchi
contributi senza l’emanazione di linee guida necessarie al riordino di un
mercato, ben presto dimostratosi selvaggio. Risultato: forte impulso al business
degli operatori con aumento dei costi e, in parecchi casi, peggioramento delle
condizioni ambientali.
Ha spostato un solo elemento su tre del risiko, ha trascurato il RISPARMIO e
l’AMBIENTE e fin qui al nostro gioco ha perso.
Di recente ha però modificato la propria strategia.
Per il RISPARMIO ha deciso di rivedere il sistema delle sovvenzioni
modulandole in funzione di sistemi cogenerativi ad alto rendimento:
• Viene valorizzata l’energia prodotta al netto di quella impiegata nel
processo produttivo.
• La durata è subordinata all’utilizzo in teleriscaldamento del calore
prodotto.
Per l’AMBIENTE ha emanato delle linee guida che a loro volta delegano
le Regioni ad emanare le proprie. Ad esse è riconosciuta la possibilità di
evidenziare le “zone non idonee” all’insediamento di nuovi impianti .
La REGIONE PIEMONTE: la Commissione Ambiente della Camera dei
Deputati, nell’ambito di una sua indagine conoscitiva, ha richiesto a cinque
regioni, fra le quali la regione Piemonte, lo stato dell’arte dei lavori di
recepimento delle linee guida nazionali.

La regione Piemonte, in forza del pregresso non esaltante e fortemente
sollecitata da decise contestazioni delle comunità interessate agli insediamenti,
ha risposto evidenziando le difficoltà specifiche del nostro territorio e la
necessaria cautela da attivare in tale processo decisionale:

“… Lo sviluppo dell’utilizzo energetico delle biomasse …… può incidere
negativamente sulle emissioni di inquinanti quali il particolato (PM), gli ossidi
di azoto (NOx) e i composti organici volatili (COV) rendendo quindi ancora
più impegnativo, per gran parte del territorio regionale, il raggiungimento
degli standards di qualità dell’aria individuati dalla vigente normativa
europea (direttiva 2008/50/CE). ……..

Il territorio della Regione Piemonte, come peraltro quello dell’intero bacino
padano, presenta forti criticità in merito alla qualità dell’aria. Si rendono
quindi indispensabili interventi in grado di produrre una sostanziale e
strutturale diminuzione delle emissioni degli inquinanti più critici, obbiettivo
che, nell’ambito della produzione di energia (termica e/o elettrica), diventa
sicuramente più arduo nel momento in cui si sostituiscono progressivamente
i combustibili fossili con le biomasse, caratterizzate di norma da fattori di
emissione di inquinanti quali PM e NOx sostanzialmente più elevati…
La problematica dell’interazione tra lo sfruttamento della biomassa e il
risanamento della qualità dell’aria sarà inserita, nell’ambito delle Linee
Guida regionali sugli impianti per la produzione di energia elettrica alimentati
con biomassa (recepimento DM 10.09.20101), tra i criteri per l’individuazione
di porzioni di territorio non idonee a ricevere impianti per la produzione di
energia elettrica da biomassa.….”

Sfruttando il vantaggio di giocare dopo, quanto sopra farebbe presagire che la
regione Piemonte sia sulla strada giusta per fare le mosse vincenti. Siamo però
tutti consapevoli di quanto si addica alla politica l’operato di Penelope sulla
sua tela. E' bene quindi, per le classifiche di merito, aspettare le posizioni del
concorrente al traguardo.

La PROVINCIA di Torino: è stata mandata in prima linea dalla regione con il
compito di autorizzare gli insediamenti in un contesto normativo in definizione.
Ha provveduto in autonomia a darsi delle regole che nel complesso possiamo
definire di “buon senso” ed in completa sintonia con quanto dopo espresso
dalla regione Piemonte.

Ha evidenziato il fattore AMBIENTE richiamando le cautele necessarie
per i centri definiti in zona di Piano e, per questi, ha inteso vincolare le
autorizzazioni a precisi bilanci ambientali che comportino un miglioramento
della qualità dell’aria. Per il RISPARMIO ENERGETICO, collegando

la produzione di energia elettrica a quella termica da utilizzare tramite
teleriscaldamento, ha introdotto il vincolo della cogenerazione. Inoltre,
prevedendo il rispetto di determinati indici di risparmio energetico, ha
meglio caratterizzato e definito l’impiantistica del processo produttivo in
autorizzazione.

Una prova orale eccellente. Peccato che la prova pratica sia stata disastrosa.

A None, quindi in un paese di zona di Piano e come tale da interessare con
azioni specifiche per il miglioramento dell’aria, ha autorizzato la costruzione di
una centrale a biomassa:

• in assenza di un serio progetto di teleriscaldamento, in un contesto dove
non sarebbe neanche economicamente utile prevederlo.
• Senza la minima traccia del previsto “bilancio ambientale” che peraltro,
valutato il contesto specifico e la concentrazione di analoghi impianti,
non potrebbe in alcun modo presentare un saldo positivo.
• In pieno contrasto con la società richiedente l’autorizzazione che ha
presentato ricorso contro gli indici di risparmio energetico e i criteri di
utilizzo del calore prodotto.

Un’autorizzazione che sconfessa tutti i buoni propositi presenti nelle linee guida
provinciali.

Se sospendiamo il giudizio sull’operato della regione, in attesa che prendano
corpo le sue decisioni e, con la cautela del caso, possiamo ricondurre il nostro
timore al tatticismo di Penelope, nel caso della provincia possiamo apertamente
affermare che si è “predicato bene ma razzolato male”.

Mario Ruggieri

mercoledì 5 ottobre 2011

l'anpi di none alla pancalera


La delegazione della sezione "Michele Ghio" dell'Anpi nonese a Lombriasco il 2 ottobre scorso, alla commemorazione della battaglia della Pancalera.  Il 26 settembre 1944, in un combattimento ravvicinato sulla strada che congiunge Pancalieri con Carignano caddero i partigiani garibaldini Franco Diena (Ferrero) e Chiaffredo Barreri (Tormenta). La Resistenza voleva impedire ad un'autocolonna nazista di continuare nella requisizione del grano che i tedeschi prelevavano ai contadini mediante ordine tassativo di conferire tutte le quantità di grano e di segale ai centri di ammasso di Vigone, Carmagnola o Carignano. In caso di mancata consegna, sarebbero stati "considerati sabotatori e passibili quindi di confisca di tutti i prodotti agricoli compreso il bestiame". Il successo dell'operazione militare avrebbe legato "ancora più fortemente i contadini alle formazioni partigiane" e li avrebbe spinti "concretamente verso l'insurrezione nazionale liberatrice".
Nella foto, con i nonesi anche Diego Novelli, presidente provinciale ANPI che a Lombriasco ha tenuto l'orazione ufficiale.

resoconto direttivo anpi del 15.9.2011

In ritardo un breve resoconto della riunione del direttivo anpi (ma aperta a tutti) di None tenutasi la sera del 15.9.2011.
Presenti: Roberto Cerchio, Rossella Chiappero, Stefano Corongiu, Mario Dellacqua, Massimiliano Franco, Diego Goitre.
La prima parte della serata è stata impiegata per discutere con Stefano dell'idea di un concerto contro la guerra con le canzoni di Fabrizio De Andrè cantate e suonate dal suo gruppo (di Stefano) Jamin-a. La data proposta è stata, un po' provocatoriamente, il 4 novembre p.v., il luogo ipotizzato il cinema di None. Stefano si è dimostrato d'accordo con lo spirito dell'iniziativa e disponibile a portarla avanti dal punto di vista musicale. Insieme si è ipotizzato di far pagare un biglietto di ingresso di circa 5 euro in modo da rientrare, nella migliore delle ipotesi, delle spese (preventivate in circa 1000 euro tra affitto di service e cinema, SIAE e pubblicità). Diego si è quindi impegnato a presentare il progetto in Parrocchia nella speranza di un via libera (che pare sia arrivato).
Successivamente si è rifatto il punto sulla pubblicazione del libro di memorie di Beppe Nicola "Tempo di guerra" ormai prossima, e della relativa serata di presentazione. E' emersa la disponibilità di massima di Marco Comello, cumianese, autore del libro "Covo di banditi" sulla Resistenza a Cumiana, a partecipare alla serata.
Si è ridiscusso dell'opportunità di dotarci di un vessillo e i più si sono orientati su un labaro piuttosto che su una bandiera.
Infine si è pensato di modificare il blog nonunomanoi in modo di far emergere più chiaramente la pluralità di gruppi che fanno riferimento all'angolo di via Roma, 11 e al suddetto blog (tra cui noi dell'anpi). Le modifiche ad oggi sono già state in parte apportate individuando dei filtri in grado di selezionare gli interventi pubblicati in base all'attinenza ad uno o più gruppi.

giovedì 29 settembre 2011

l'otto di ottobre in piazza a milano con Libertà e Giustizia

Ricucire l’Italia, il manifesto di Gustavo Zagrebelsky

L’anno anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia rischia di concludersi così. Così, come? Con una frattura profonda.
Sempre più e rapidamente, una parte crescente del popolo italiano si allontana da coloro che, in questo momento, sono chiamati a rappresentarlo e governarlo.
I segni del distacco sono inequivocabili, per ora e per fortuna tutti entro i limiti della legalità: elezioni amministrative che premiano candidati subìti dai giri consolidati della politica; referendum vinti, stravinti e da vincere nell’ostilità, nell’indifferenza o nell’ambiguità dei maggiori partiti; movimenti, associazioni, mobilitazioni spontanee espressione di passioni politiche e di esigenze di rinnovamento che chiedono rappresentanza contro l’immobilismo della politica.
Il dilemma è se alla frattura debbano subentrare la frustrazione, l’indifferenza, lo sterile dileggio, o l’insofferenza e la reazione violenta, com’è facile che avvenga in assenza di sbocchi; oppure, com’è più difficile ma necessario, se il bisogno di partecipazione e rappresentanza politica riesca a farsi largo nelle strutture sclerotizzate della politica del nostro Paese, bloccato da poteri autoreferenziali la cui ragion d’essere è il potere per il potere, spesso conquistato, mantenuto e accresciuto al limite o oltre il limite della legalità.
Si dice: il Governo ha pur tuttavia la fiducia del Parlamento e questo, intanto, basta ad assicurare la legalità democratica. Ma oggi avvertiamo che c’è una fiducia più profonda che deve essere ripristinata, la fiducia dei cittadini in un Parlamento in cui possano riconoscersi. Un Parlamento che, di fronte a fatti sotto ogni punto di vista ingiustificabili, alla manifesta incapacità di condurre il Paese in spirito di concordia fuori della presente crisi economica e sociale, al discredito dell’Italia presso le altre nazioni, non revoca la fiducia a questo governo, mentre il Paese è in subbuglio e in sofferenza nelle sue parti più deboli, non è forse esso stesso la prova che il rapporto di rappresentanza si è spezzato? Chi ci governa e chi lo sostiene, così sostenendo anche se stesso, vive ormai in un mondo lontano, anzi in un mondo alla rovescia rispetto a quello che dovrebbe rappresentare.
Noi proviamo scandalo per ciò che traspare dalle stanze del governo. Ma non è questo, forse, il peggio. Ci pare anche più gravemente offensivo del comune sentimento del pudore politico un Parlamento che, in maggioranza, continua a sostenerlo, al di là d’ogni dignità personale dei suoi membri che, per “non mollare” – come dicono –, sono disposti ad accecarsi di fronte alla lampante verità dei fatti e, con il voto, a trasformare il vero in falso e il falso in vero, e così non esitano a compromettere nel discredito, oltre a se stessi, anche le istituzioni parlamentari e, con esse, la stessa democrazia.
Sono, queste, parole che non avremmo voluto né pensare né dire. Ma non dobbiamo tacerle, consapevoli della gravità di ciò che diciamo. Il nodo da sciogliere per ricomporre la frattura tra il Paese e le sue istituzioni politiche non riguarda solo il Governo e il Presidente del Consiglio, ma anche il Parlamento, che deve essere ciò per cui esiste, il luogo prezioso e insostituibile della rappresentanza.
Dov’è la prudenza? In chi assiste passivamente, aspettando chissà quale deus ex machina e assistendo al degrado come se fossimo nella normalità democratica, oppure in chi, a tutti i livelli, nell’esercizio delle proprie funzioni e nell’adempimento delle proprie responsabilità, dentro e fuori le istituzioni, dentro e fuori i partiti, opera nell’unico modo che la democrazia prevede per sciogliere il nodo che la stringe: ridare al più presto la parola ai cittadini, affinché si esprimano in una leale competizione politica. Non per realizzare rivincite, ma per guardare più lontano, cioè a un Parlamento della Nazione, capace di discutere e dividersi ma anche di concordare e unirsi al di sopra d’interessi di persone, fazioni, giri di potere. Dunque, prima di tutto, ci si dia un onesto sistema elettorale, diverso da quello attuale, fatto apposta per ingannare gli elettori, facendoli credere sovrani, mentre sono sudditi.
Le celebrazioni dei 150 anni di unità hanno visto una straordinaria partecipazione popolare, che certamente ha assunto il significato dell’orgogliosa rivendicazione d’appartenenza a una società che vuole preservare la sua unità e la sua democrazia, secondo la Costituzione. Interrogandoci sui due cardini della vita costituzionale, la libertà e l’uguaglianza, nella nostra scuola di Poppi in Casentino, nel luogo dantesco da cui si è levata 700 anni fa la maledizione contro le corti e i cortigiani che tenevano l’Italia in scacco, nel servaggio, nella viltà e nell’opportunismo, Libertà e Giustizia è stata condotta dalla pesantezza delle cose che avvolgono e paralizzano oggi il nostro Paese a proporsi per il prossimo avvenire una nuova mobilitazione delle proprie forze insieme a quelle di tutti coloro – singole persone, associazioni, movimenti, sindacati, esponenti di partiti – che avvertono la necessità di ri-nobilitare la politica e ristabilire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e in coloro che le impersonano. Che vogliono cambiare pagina per ricucire il nostro Paese.

LE FIRME
Giovanni Bachelet, Mauro Barberis, Michele Battini, Daria Bonfietti, Sandra Bonsanti, Michelangelo Bovero, Lorenza Carlassare, Alessandro Ferrara, Alessandro Gandolfi, Paul Ginsborg, Olivia Guaraldo, Gad Lerner, Giunio Luzzatto, Gabriele Magrin, Valerio Onida, Simona Peverelli, Regina Pozzi, Marco Revelli, Onorio Rosati, Elisabetta Rubini, Franco Sbarberi, Carlo Smuraglia, Nadia Urbinati, Salvatore Veca, Ermanno Vitale

LE SIGLE
Camera del Lavoro di Milano, Anpi nazionale, Circoli LeG

martedì 13 settembre 2011

La Battaglia della Pancalera

A.N.P.I. Pancalieri
Comune di Lombriasco
Comune di Pancalieri

67° anniversario della battaglia della Pancalera
a ricordo dei partigiani caduti: Chiaffredo Barreri e Franco Diena

Domenica 2 ottobre 2011
Ore 11 ritrovo a Lombriasco in piazza Falcone e Borsellino
saluto delle autorità e dei rappresentanti dell'A.N.P.I.

Orazione ufficiale tenuta da Diego Novelli, presidente provinciale A.N.P.I.
al termine corteo in auto fino al cippo della Pancalera e deposizione fiori

Pranzo presso un noto ristorante della zona

Per informazioni e prenotazioni al pranzo telefonare al n. 0119734523

venerdì 9 settembre 2011

Imposta patrimoniale per chi ha di più

Caro direttore,
in molti avvertiamo, in questi giorni, il senso di un' emergenza e di una responsabilità. L'emergenza è finanziaria, politica e civile: colpisce tutti. La responsabilità è quella di chi ha di più, magari perché ha saputo cogliere (come è capitato anche a me nella mia vita bancaria) le opportunità degli anni buoni. Esercitarla significa essere disponibili ad assumere su di sé una quota di quella riduzione del debito pubblico che è la precondizione della crescita futura. Parlo, sì, di un' imposta patrimoniale. Ma di un' imposta patrimoniale solidale e intelligente: non vendicativa, ma accettata, addirittura promossa, da chi è destinato ad accollarsela con il senso di responsabilità di una classe dirigente, e la cui durezza sia compensata dall' efficacia e dall' equità. Che abbia un po' il significato dell' abolizione della scala mobile del ' 92, ma su una fetta di popolazione diversa. Una cosa del genere non è facile ma forse è possibile. Vediamo due conti, a titolo di esempio. Tassare i patrimoni del 20% più ricco, escludendo l' 80%, significa riferirsi ad una base imponibile, se si escludono le case, di 2200 miliardi circa (ipotizzando che a questi livelli ricchezza netta e lorda coincidano). Il 10%, esclusi i titoli di Stato, è circa 200 miliardi di minor debito, che in rapporto al Pil tornerebbe vicino al 100%. Non male. Il sacrificio imposto alla parte degli italiani che sta meglio servirebbe a raggiungere un obiettivo che, con finanziarie durissime e senza crescita, richiederebbe ben oltre un decennio. Un colpo duro a chi ha risparmiato di più, ma si può pensare ad un correttivo interessante, a vantaggio di quelli che hanno costruito il proprio patrimonio senza evadere il fisco. Basterebbe compensare - per qualche anno e parzialmente - con una detrazione fiscale di qualche punto le «vittime» della patrimoniale che hanno dichiarato e dichiareranno il proprio reddito. In questo modo, la tassa colpirebbe tutta la parte più benestante del Paese, ma al suo interno colpirebbe soprattutto (dipenderà dalla detrazioni) quella che non ha pagato le tasse. Il gioco sarebbe comunque vantaggioso per i conti pubblici: il numero degli italiani che ha dichiarato più di 200 mila euro di reddito annuale (8 volte il reddito medio) non arriva scandalosamente allo 0.2 per cento mentre chi ha una ricchezza superiore di 8 volte alla media è - si può stimare - oltre il 20% circa del totale. Per il resto, la macroeconomia soffrirebbe poco (i consumi del 20% più ricco del Paese non sarebbero sostanzialmente incisi), l' 80% degli italiani assisterebbe compiaciuto all' evento, e godrebbe come tutti della riduzione degli interessi sul debito pubblico corrispondente alla riduzione dello stesso - circa 8 miliardi l' anno, permanenti - e della recuperata fiducia del mercato finanziario. Questo reagirebbe con favore a un Italia per una volta esemplare, che riducesse di un colpo il suo debito mostrando il volto di un ceto benestante pensoso degli interessi collettivi, responsabile, e tassato. Varrebbe almeno un punto di riduzione di spread che corrisponde a regime ad altri 20 miliardi. Sono quasi 30 miliardi l' anno di vantaggio, da usare per la crescita e l' occupazione. Senza parlare del beneficio per le imprese e le banche che stanno attingendo a così caro prezzo al mercato internazionale del credito. Forse è un' idea su cui vale la pena ragionare, senza preconcetti, a partire da coloro i quali a questo sacrificio dovrebbero sottoporsi (compreso ovviamene chi scrive). Che, aderendovi, o addirittura facendosene promotori - è una specie di appello alla buona volontà - avrebbero l' occasione di dare una mano concreta al Paese, allargando i gradi di libertà della sua politica economica con più spazio alla crescita, ma contribuendo anche a ridurne i sensi di ingiustizia, a rendere accettabili sacrifici che comunque dovremo continuare a fare, e a dare per una volta il senso di vivere in un luogo in cui lavorare, pagare le tasse e votare vale la pena.

Pietro Modiano, lettera aperta dello scorso luglio al Corriere della Sera

giovedì 1 settembre 2011

8 settembre 1943-2011

Alle 21 di giovedì
8 settembre
all'angolo di via Roma, 11
"PER ESEMPIO
VITTORIO"
piccola biografia in DVD di
Vittorio Foa
Grande protagonista della Resistenza
e della vita repubblicana

A cura della Sezione nonese "Michele Ghio" dell'ANPI

Manovra: fermateli con una firma!

Le prospettive per la spesa sociale in Italia sono già molto preoccupanti. Ne abbiamo scritto dettagliatamente nel nostro sito HandyLex.org.
La manovra di luglio prevedeva di recuperare 4 miliardi nel 2013 e 20 nel 2014 con la riforma dell’assistenza e del fisco.
La manovra bis ha anticipato le date rispettivamente al 2012 e al 2013 e abbassato a 16 miliardi l’importo per il secondo anno. Altri 20 miliardi sono da recuperare l’anno seguente: totale 40 miliardi in tre anni.
La riforma fiscale imposta da questa Manovra inciderà duramente sui servizi alle persone, sullle indennità di accompagnamento, sulle prestazioni alle famiglie, ai bambini, agli anziani e ai non autosufficienti.

Sentiamo il dovere, quindi, di richiamare tutti all’impegno civico, chiedendo di sostenere l’azione delle Federazioni delle associazioni delle persone con disabilità (FAND e FISH) che stanno promuovendo una pressante manifestazione telematica per condizionare chi sta assumendo queste devastanti decisioni.

All’indirizzo http://www.fishonlus.it/fermiamoli/ è stato predisposto un semplice modulo che consente ad ognuno di aderire all’iniziativa, inviando automaticamente la conseguente protesta alla Presidenza del Consiglio, ai Ministri dell’economia e del Lavoro e ai diversi responsabili delle Commissioni parlamentari coinvolti nella discussione.
Vi invitiamo a firmare il prima possibile (la prossima settimana rischia di essere troppo tardi) e in tanti e a diffondere l’iniziativa.

Un grazie a chiunque darà il suo sostegno nell’interesse di milioni di Cittadini.

Carlo Giacobini
Direttore responsabile di HandyLex.org

mercoledì 3 agosto 2011

La barca dei morti

di Furio Colombo

Arrivano a Lampedusa barche di scampati al mare. L’Italia è un Paese che prontamente prende possesso dei sopravvissuti, li rinchiude senza ragione, senza reato, senza sentenza, dentro prigioni (detti Centri) che altrove sarebbero definiti di massima sicurezza e li lascia in lunga attesa di un rimpatrio a volte assurdo, perché stiamo parlando di scampati a guerre e rivoluzioni.

Molte volte le barche non arrivano. Assieme alla gang di governo di un personaggio ignobile, Muammar Gheddafi, avevamo, per un prezzo da pirati, organizzato un congegno detto “pattugliamento” allo scopo di provvedere – con navi, armi e ufficiali italiani – al “respingimento in mare” che vuol dire negazione di ogni diritto.

Quanti siano morti o lasciati morire durante quelle operazioni non lo sapremo mai. Poi Gheddafi è diventato un fuorilegge braccato nella sua terra, ma il governo italiano non ha avuto pudore a chiedere, in piena guerra, persino il sostegno della Nato per bloccare fuga e speranza dei rifugiati. La Lega di Bossi e Maroni si è espressa con una frase che resterà una vivida immagine di questa Italia: “Fuori dalle balle”.

Ieri è arrivata a Lampedusa una barca di morti. Tutti coloro che erano stipati sotto coperta sono giunti cadaveri (esalazioni di anidride carbonica). Quella barca, come in un film dell’orrore, è un simbolo che non potremo dimenticare e che la Storia attribuirà all’Italia, alle sue leggi, al suo governo e – come in tutti i delitti di massa – al silenzio di molti.

Quei morti appartengono alla cultura distorta, ossessiva e perversa che ha spinto l’Italia al trattato con la Libia, al “pacchetto sicurezza”, alle leggi razziali della Lega Nord. Intanto quelli tra i profughi catturati vivi e rinchiusi nei “Centri” si rivoltano. Sta accadendo a Bari, perché tutto è negato nei centri e niente è garantito, dopo che la detenzione senza reato è stata arbitrariamente portata da sei a diciotto mesi.

La Lega (il partito) cade a pezzi. Ma il danno fatto all’Italia, incattivita e imbastardita dalla sottocultura nazistoide di Borghezio, imposta dal ministro dell’Interno Maroni (che vieta ai giornalisti di visitare i suoi centri) resta grande. La rivolta contro lo sterminio, l’abbandono o la cattura dei profughi e rifugiati dovrebbe cominciare non nei Centri ma, per salvare la dignità del Paese, in Parlamento.

Il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2011