giovedì 29 luglio 2010

VECCHIO MUNICIPIO, BIBLIOTECA E PATTO DI STABILITA’

Anche su sollecitazione  della minoranza, si discute ogni tanto del recupero del vecchio Municipio, dell’utilità o urgenza di una moderna Biblioteca, del patto di stabilità e delle sue ricadute sulle possibilità di spesa dell’amministrazione comunale. 
 
Già Stefano Rizzo è intervenuto sulla materia ed io ho poco da aggiungere, condividendo il suo pensiero nell’essenziale. 

Mi limito ad osservare che il vecchio Municipio attende un qualsiasi recupero perché giace in condizioni di abbandono dal 1976, anno in cui avvenne il trasferimento della sede comunale nel più moderno edificio al numero 9 di piazza Cavour. Si poteva dilazionare ancora nel tempo un intervento di ristrutturazione e di riuso? Certo, ma si sarebbero dovute fronteggiare le ragionevoli critiche contro le lungaggini delle opere pubbliche. E, proprio nella consapevolezza che, nel campo delle opere pubbliche, più tardi finisci se più tardi cominci, il 2 marzo 2005 la Giunta faceva benissimo, secondo me, ad approvare il progetto preliminare dei lavori scegliendo di destinare i locali a centro civico e culturale. 
  
Non era meglio investire in altre direzioni? Certo che era possibile ed infatti mi pare di aver letto proprio su “Il Mondo di None” l’intervento di un attuale consigliere comunale che avrebbe preferito concentrare le risorse sulla scuola materna perché alle famiglie che ne avevano bisogno non si poteva dire di fare un giro intorno alla fontana della stazione o in biblioteca. 

Non insinuerei, però, come capita alla minoranza di centrodestra, che si tratta di soldi sprecati per il caffè dei letterati. E’ vero che difendo l’impopolare categoria degli intellettuali per appartenere alla quale sgomito da anni: già altre volte ho sentito dire che “il resto sono solo parole”… Anche i libri e le scuole sono solo parole, eppure nessuno si sogna di proporre di chiudere le scuole e di bruciare i libri, anzi tutte le  civiltà gareggiano per aprire biblioteche, fondare teatri, promuovere la musica, la pittura, la politica, la filosofia e la lettura. Il fiorire di queste attività è segno di una comunità vitale e democratica. Se queste attività deperiscono, è segno non già che si sono messe da parte le parole a vantaggio dei fatti concreti. Piuttosto, è segno che si è indebolita la libertà nella comunicazione, nel commercio delle idee, nel dialogo pacifico e gagliardo fra le diverse culture. 

Lasciamo poi stare il patto di stabilità, anzi non lasciamolo stare perché soffoca l’autonomia dei Comuni proprio il ministro che parla tanto di federalismo ed equivale – qui Rizzo ha ragione da vendere – ad un loro commissariamento governativo. Se vogliamo maggiore autonomia dei Comuni, dobbiamo liberarci della politica restrittiva e punitiva che a loro svantaggio sta attuando il governo Berlusconi raccontando in giro di non aver mai messo le mani nelle tasche degli italiani. 

Mario Dellacqua
 

martedì 27 luglio 2010

UNO SGUARDO A CASTAGNOLE

Dopo  ben quattro anni di gestazione, il Consiglio comunale di Castagnole, ha approvato il piano di edilizia convenzionato sistemato in via Don Coccolo. Si tratta di due edifici di quattro alloggi ciascuno che contribuiranno ad accrescere l'offerta di nuove abitazioni. Le abitazioni saranno costruite vicino ad un canale che in caso di esondazioni potrebbe inondare l'area. Sarà realizzato un manufatto a protezione delle nuove costruzioni, mentre i box auto saranno parzialmente interrati. La manutenzione del canale, a quanto mi è dato di sapere, sarà a carico della proprietà. Immagino che i castagnolesi  e gli abitanti dei Comuni viciniori siano  impazziti, viste le allettanti proposte di acquistare abitazioni soggette ad inondazioni e non abbiano esitato a munirsi anzitempo di galosce e pompe sommerse, prima di prenotare  l'ambito alloggio con vista sul canale  del mulino. Muffa e umidità garantite. Quanto ad accrescere l'offerta è indubbio che ciò avvenga. Peccato che a Castagnole  esistano aree disabitate da anni. Strabiliante veramente. A Castagnole è in crisi il centro cittadino e l'ultimo bar in piazza Vittorio chiude. La gente pare costernata e si chiede: come mai?  Ma i castagnolesi  non si sono mai accorti che nel passato qualcuno aveva costruito, giustamente, una circonvallazione, e  subito dopo qualche altro  aveva rilasciato permessi a go go per  insediare officine, attività commerciali, abitazioni, uffici imprese agricole? Così la circonvallazione che doveva stare fuori dal paese è diventata la strada principale della cittadina. Interessante. Polveri e rumore della circolazione così colpiscono meglio la popolazione che si lagna per la piazza che langue. La vicenda di Castagnole forse interessa anche None, perchè anche qui ogni tanto si fa un gran parlare della necessità di una circonvallazione. Nel nobile intento di migliorare il traffico, si finisce per ampliare il centro abitato e per favorire la cementificazione di quel po' di verde sopravvissuto ad uno sviluppo edilizio, troppe volte dissennato.

Elidio Dellacqua
Pieve di Scalenghe
 

domenica 25 luglio 2010

INDESIT: GUERRA TRA POVERI?


Il 23 luglio Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato 8 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti Indesit contro un piano industriale che prevede un investimento di 120 milioni di euro in tre anni in cambio della chiusura degli stabilimenti di Brembate (Bergamo) e di Refrontolo (Treviso), le cui produzioni verrebbero trasferite a Teverola (Caserta). La chiusura degli impianti lascerebbe senza lavoro 550 addetti. Da circa un mese le maestranze di Refrontolo e di Brembate bloccano i magazzini e il gruppo Merloni minaccia di mandare tutti a casa se non verrà tolto il presidio perchè “l'azione di forza colpisce produzioni già in difficoltà”. Ma i sindacati respingono un piano di rilancio che passi attraverso la chiusura di due stabilimenti.
Mentre il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia ha convocato le parti al Ministero, compaiono i primi politici in cerca di una parte di “SalvaIndesit” da recitare. Il ministro Calderoli, in visita a Brembate per la manutenzione dei suoi voti leghisti, non ha mancato di soffiare sul fuoco della competizione con gli stabilimenti meridionali in omaggio al principio “prima i nostri”. Imbarazzo nel centrosinistra, dove Maria Paola Merloni è parlamentare del Pd.
Le istituzioni democratiche e il movimento sindacale dovrebbero praticare una strategia efficace per tutelare in ugual modo tutti i lavoratori, non adoperarsi sottobanco perchè a subire il licenziamento sia sempre qualcun altro: italiani contro polacchi a Pomigliano e a None, bergamaschi e trevigiani contro casertani.
“A chi lavora per loro fanno capire che se non accettano di lavorare come schiavi qualcun altro è disposto a farlo al posto loro (..) Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare internazionalmente – scrivono gli operai Fiat di Tychy in Polonia – contro chi ci ha dissanguato per anni e ora ci sputa addosso. Lavoratori, è ora di cambiare”.

Leggi “Avvenire” e “Il manifesto” dell'11 luglio 2010

venerdì 23 luglio 2010

QUOTE LATTE: LA LEGGE E' UGUALE PER RUTTI



    I leghisti si sono inventati un emendamento proprio carino per introdurre nella Legge Finanziaria la dilazione fino a fine anno dei pagamenti delle multe inflitte dall'Unione Europea agli allevatori che hanno superato le euroquote.
    Il Ministro Galan è contrario all'approvazione di questo emendamento grazie al quale passerebbe per cretino chi ha rispettato la normativa europea e sarebbero premiati i furbi che l'hanno ignorata.
    Sarebbe troppo grossa.
    “Mi dispiace – ha dichiarato il ministro - di dover togliere qualsiasi illusione. Le sanzioni vanno pagate rispettando totalmente l'accordo con l'Unione Europea. Né è possibile pensare a rinvii di pagamento” delle rate in scadenza a fine giugno. Il suo predecessore al Ministero all'Agricoltura Luca Zaia auspicava invece forme di sospensione. 
    I leghisti vorrebbero trasferire Galan al ministero dello Sviluppo Economico per riprendersi il controllo dell'agricoltura e tenersi così buoni alcuni tra i loro elettori più importanti come gli allevatori.
    L'Unione Europea ha annunciato la procedura di infrazione nei confronti dell'Italia se l'emendamento dovesse essere approvato dal Parlamento.
    Strani leghisti: contro l'Europa per il crocefisso e le quote latte,  ben zitti quando l'Europa vuole elevare l'età pensionabile delle donne.
    La legge è uguale per rutti. 
    Leggi “Avvenire”  del 1 luglio e “Il manifesto” dell'11 luglio 2010

Niente di grave: un lavoratore di Mirafiori è stato licenziato

per aver diffuso con la posta elettronica un comunicato dei lavoratori polacchi che criticava la politica aziendale di Marchionne. In un'intervista al Corriere della Sera del 18 luglio, Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, ha detto che se questi licenziamenti sono giusti, “lo deciderà il giudice”. Sarebbe il caso di chiedersi come reagirebbe Bonanni se, di fronte al licenziamento di un operaio cislino, gli altri sindacati se ne lavassero le mani e si limitassero a dire che ci deve pensare il giudice.

La libertà di pensiero e il diritto di espressione sono beni non negoziabili. Negli anni Cinquanta, Giulio Pastore, Carlo Donat Cattin, Carlo Borra - ora che ci penso anche il Presidente della Confindustria Angelo Costa, seppur tardivamente - condannavano pubblicamente ogni licenziamento inflitto ad un lavoratore a causa delle sue idee politiche. E i messaggi elettronici sono l'applicazione moderna di questo diritto. Nessun iscritto a Fim o Uilm è stato perseguito per aver diffuso via email il giudizio del suo sindacato su Pomigliano o altro. Bonanni si vanta di non cadere nella trappola della Fiom. Lui è saggio, equilibrato, equidistante e molto attento a non mostrarsi colluso con un movimento "politico".

Sottosegretario in pectore del governo Berlusconi, il Cnel lo attende, magari dopo un passaggio intermedio al Parlamento dalle parti dell'Udc. Meriterebbe un ministero dopo il “capolavoro” di Pomigliano, ma il suo genio di statista è attualmente incompreso.

Mario Dellacqua

mercoledì 21 luglio 2010

MEGLIO SPENDERE PER LA SALUTE CHE PER GLI ESERCITI

L’onorevole La Russa ha depositato in Parlamento la richiesta di acquistare 131 caccia bombardieri F35 equivalenti a una spesa di 13 –15 miliardi di euro.
Gli F35 sono aerei progettati per colpire fulmineamente gli obiettivi avversari, quindi né armi da difesa né strumenti per le missioni di pace; essi vengono costruiti unicamente negli Stati Uniti e soltanto assemblati (quelli acquistati da Italia e Olanda) presso la provincia di Novara, senza alcuna significativa spinta occupazionale. 
Un solo cacciabombardiere costa come 300 asili nido o come l’indennità annuale di disoccupazione per 15 mila precari.

La messa in sicurezza di 1.000 scuole comporta un costo di 3 miliardi di euro relativi a 380.000 studenti.
Il fondo nazionale per le politiche sociali nell’anno 2008 ammontava (prima delle riduzioni del 2009 e del 2010) a 828 milioni di euro. Il fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione a 206 milioni di euro. Il piano straordinario per i servizi socio educativi per la prima infanzia a 206 milioni di euro. 
Il fondo nazionale per le non autosufficienze a 400 milioni di euro. Il fondo sanitario nazionale assegnato alla Regione Piemonte (esclusi i fondi finalizzati) a 7.885.980 euro.

La necessità di contenere la spesa, indicata nel patto per la salute e nel patto di stabilità così come nella manovra economico-finanziaria del Ministro Tremonti, troverebbe ristoro da una scelta orientata socialmente piuttosto che dal proseguimento di politiche militari. 
I leghisti sostenitori del crocefisso nelle scuole si troverebbero in piena sintonia con la Diocesi di Novara, che ha preso posizione contro l’acquisto dei caccia bombardieri, il cui assemblaggio dovrebbe avvenire a Cameri.

La consigliera regionale della Federazione della Sinistra, ELEONORA ARTESIO, ha pertanto proposto in un'interrogazione al Presidente della Giunta Regionale Cota di richiedere al Governo Italiano la rinuncia al programma pluriennale di acquisti, al fine di dirottare lo stanziamento pluriennale di 15 miliardi di euro a tutela della salute e della sicurezza sociale dei cittadini.
Torino, 8 luglio 2010

lunedì 19 luglio 2010

LAVORATORI ALLA 20° FESTAINROSSO

Anna Maria, Désirée, Gennaro, Jacopo Baffa, Benni, Giancarlo Bergia, Donato Blonda, Elena Castagno, Marcello Cetrangolo, Gianpiero Clement, Gregorio Codispoti, Andrea D'Amore, Giovanna e Mario Dellacqua, Ezio, Federica Fidale, Luca Fiori, Angelo Foletto, Diego Goitre, Giancarlo Graziano, Mariella Di Marco, Alessandro Lambra, Domenica Lasorella, Lidia e Raffaele Latiana, Niccolò Leo, Paolo Malinconico, Diego Martino, Egidio Medda, Alex, Cesare, Luciana e Lello Micanti, Giuseppe Migliore, Andrea Nardi, Rosetta Novello, Andrea Palestro, Angelo Panosetti, Lucia e Mario Pelazza, Fabrizio Piscitello, Anna Maria Pistidda, Franco Riva, Alex Rosa Brusin, Ilenia Sgobba, Simona Sola, Valerio Tabone, Andrea Testa, Tommaso Teti, Teresa Vigliotta e Ferruccio, Andrea Verda, Francesca Viglione, Mario Vruna. 
Totale 54.

A TUTTI I LAVORATORI DELLA 20° FESTAINROSSO

Cari amici e amiche, compagne e compagni,sono trascorse poche settimane dalla 20° festainrosso, la prima senza Bruno. Vorrei ancorasottolineare il patrimonio di fraternità e di laboriosa allegria che ha segnato quelle giornate. Inquesti vent'anni ho imparato che deve essere apprezzato ogni contributo: dal più piccolo al più generoso. Non dobbiamo chiedere a ciascuno di noi comportamenti esemplari da offrire agli altri come modello, perchè ciascuno di noi sa che cosa può e deve dare, in seguito ad una scelta libera della sua coscienza.
Ciascuno di noi può anche essere in gamba, ma da solo non può fare niente e dunque per raggiungere qualche obiettivo di avanzamento nella democrazia della qualità della vita quotidiana, deve per forza mettersi in rapporto con l'altro, accettando i suoi pregi e i suoi difetti e operando perchè nel momento collettivo prevalga la parte migliore di tutti. Ho imparato che bisogna intrecciare e non separare il lavoro intellettuale e quello manuale, perchè molti guai, incomprensioni e rivalità sciocche nascono quando si dà per scontato che qualcuno debba solo pensare e progettare, mentre un altro si deve rassegnare solo ad eseguire, battere le mani o obbedire. Tutti dobbiamo pensare, progettare, agire e lavorare, leggere, scrivere, contare, pulire, costruire, sbagliare e correggere, ascoltare e parlare (possibilmente uno per volta), proporre, accettare, sperimentare.
Un peccato se questo patrimonio di autoeducazione collettiva si indebolisse. Vorrei che si sviluppasse durante tutto l'anno in piccole e grandi iniziative che sollecitino amici, compagni, parenti, vicini di casa e colleghi a mettersi in gioco e a non stare in disparte nell'atteggiamento fighettino e aristocratico del diniego permanente. Del resto, siamo immersi in tempi in cui farsi da parte equivale a collaborare con il degrado etico della politica e dell'economia che divorano l'acqua, l'aria e la terra e tutto trasformano in merce il cui valore si misura in denaro, o in voti da dare e cercare.
Arrivederci a presto e un caloroso abbraccio a tutti.
Ciao dallo zio mario

sabato 17 luglio 2010

CENTRALE A BIOMASSE A NONE: ECLISSI TRIONFALE DELLA POLITICA?  

Polveri sottili? Ci sono industrie locali che già ne producono e nessun Comitato dice niente. No alle biomasse? Tutti contrari al nucleare, ma nessuno vuole vicino a casa sua gli impianti che possono produrre energia alternativa. Il Comune? Se conferma il suo dissenso, passa la patata bollente alla Conferenza Unificata con la Regione che dirà di sì. La Provincia? Non può dire di no ad un'impresa che con i certificati verdi in fondo si avvale di una legge dello Stato. La Provincia? Non si vuole prendere la responsabilità di dire di no perchè teme un ricorso al TAR che potrebbe darle torto e l'assessorato ha già troppe spese legali. Il Comune? Sarebbe il caso di incontrare Benarco perchè un eventuale sì dalla Provincia annullerebbe ogni spazio negoziale utile ad ottenere per None il riscaldamento gratuito o agevolato degli edifici pubblici.
Queste alcune argomentazioni in circolazione nelle alte sfere a favore dell'insediamento della centrale a biomasse a None. Esse danno per scontato che i poteri locali non possono e/o non devono dire una parola incisiva sul profilo economico-finanziario di un'opera che nasce con capitali pubblici e si definisce di pubblica utilità: perciò si dovrebbe privilegiare l'interesse pubblico, non gli affari dell'impresa proponente. Ma se gli enti locali rinunciano a svolgere un ruolo attivo, portano acqua al mulino dei favorevoli all'abolizione delle Province. 
Prima c'era la rispettabile grande gara per conquistare la guida delle Amministrazioni locali (Comune, Provincia, Regione) e per mettere in guardia i cittadini dai pericoli che correrebbero se dovessero vincere quegli altri. Ora la gara è a dire che si hanno le mani legate, che siamo obbligati ad accettare e, al massimo, possiamo strappare qualche vantaggio se non intralciamo il cammino delle imprese. 
In queste condizioni, il denaro pubblico diventa una diligenza cui dare l'assalto per evitare che qualche altro arrivi prima di te a fare man bassa. Si tratta di decidere se anche gli enti locali vogliono essere complici di questo governo di centrodestra che si vanta di non mettere le mani nelle tasche degli italiani, mentre taglia i fondi ai Comuni e li obbliga o a cancellare i servizi a tutela dei più deboli, o a cercare soldi cementificando il territorio per farsi pagare in opere di urbanizzazione, o a collaborare con imprese senza scrupoli in questa opera di saccheggio delle risorse pubbliche e della salute collettiva, sperando di ottenere in cambio un piatto di lenticchie.
P.S. Durante l'incontro del 12 luglio tra il Comitato “Energia-Ambiente e Territorio” e la Giunta comunale mi è capitato di chiamare “patelavache” l'amministratore delegato di Benarco. Mi scuso con i patelavache, perchè la mia famiglia arriva dal mondo contadino che è depositario di una grande tradizione di professionalità, di umiltà e di umanità. Quanto al titolare di Benarco, egli meriterebbe attestati più luminosi per aver scritto che il progetto della sua centrale a biomasse per None non comporta l'impiego di capitale pubblico. 
Figlio di patelavache e di servitorella sì, completamente rincoglionito no.
Mario Dellacqua