mercoledì 28 aprile 2010

Italiani, brava gente


Non razzisti (al massimo leghisti)
di Giovanna Baffa

Dal TG1 delle ore 20 del 27 aprile ho saputo che un notaio romano evadeva il fisco per due milioni di euro e che alcuni Comuni del Nord trafficavano con le ditte per manomettere i semafori in modo che arrivassero più multe ai cittadini e più soldi nelle casse dei Comuni (però fino all'80 per cento del bottino era spartito fra ditte e Sindaci).

Dallo stesso TG1 delle ore 20 del 27 aprile non abbiamo potuto conoscere nome e cognome del professionista romano e neppure quali fossero i Comuni implicati nell'affare dei semafori.

Se l'ubriaco, il ladro o lo spacciatore è straniero o anche solo meridionale, il TG1 ci dice sempre con precisione nome, cognome, nazionalità o provenienza regionale.

Avete notato anche voi che non è la prima volta?

martedì 27 aprile 2010

Referendum acqua, oltre 100mila firme nei primi due giorni di raccolta




COMUNICATO STAMPA

Centomila firme in 48 ore, parte alla grande la raccolta firme per i referendum
Il Comitato Promotore: "Un risveglio civile che parte dall'acqua"

Una partenza straordinaria quella della raccolta firme per i referendum per l'acqua pubblica.
Più che raddoppiato l'obiettivo che il Comitato promotore si era dato alla vigilia del lancio. Sono infatti oltre centomila le firme raccolte nel fine settimana della Liberazione in centinaia di piazze italiane.
Una mobilitazione impressionante che ha visto lunghe file ai banchetti di tutte le città e dei paesi. Un folla consapevole e determinata, che in alcuni casi ha fatto anche diversi chilometri per trovare il banchetto più vicino a casa (l'elenco completo è su www.acquabenecomune.org).
Oltre 12mila firme in un solo giorno in Puglia, 10mila a Roma, 4mila firme a Torino città, 3500 a Bologna, 2500 a Milano. Dati impressionanti dalle piccole città: 4200 firme a Savona e provincia, 2mila firma a Latina e Modena, oltre 1500 ad Arezzo e Reggio Emilia. Dati sorprendenti sui paesi 1300 firma ad Altamura, 850 a Lamezia Terme.
Molti sindaci e amministratori hanno firmato in piazza, tra cui i sindaci di Ravenna ed Arezzo (entrambi Pd). In Molise Monsignor Giancarlo Bregantini (Arcivescovo metropolita di Campobasso) ha firmato in rappresentanza dei 4 vescovi delle Diocesi della Provincia.
Il comitato promotore esprime tutta la sua soddisfazione per il successo delle iniziative. Siamo di fronte ad un vero e proprio risveglio civile, un risveglio che parte da associazioni e da cittadini liberi, un risveglio che parte dall'acqua.


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Luca Faenzi
Ufficio Stampa Comitato Referendum Acqua Pubblica
ufficiostampa@acquabenecomune.org
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Skype: lucafaenzi

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Tel./Fax. 06/68136225 Lun.-Ven. 10:00-19:00
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In morte del partito… politico

In morte del partito…
politico

di Gianni
Marchetto – aprile 2010

  • Mi è capitato
    di ascoltare per radio gli interventi di Fini, Berlusconi e Alfano e ne ho tratto oltre che lo scontro dentro il PdL una sconfortante analogia e realtà all’interno della forze di sinistra a cominciare dal PD.
  • Fini, in fondo in fondo, cosa chiede al PdL (e a Berlusconi): una relativa autonomia del partito dall’azione del governo, che dice giustamente è di coalizione e quindi non può rappresentare le idee del partito, visto poi che il partito di coalizione è la Lega che della autonomia di partito dal momento della sua azione nelle amministrazioni ne ha fatto la sua ragione d’essere.
  • Macchè, il Berlusconi gli risponde enumerando tutte le cose che ha fatto il suo governo, tant’è che nell’assemblea fa intervenire uno dietro l’altro i vari ministri del governo, facendo così coincidere l’azione del PdL con l’azione del governo. Ma d’altra parte cosa ci si aspetta, lui il Berlusca, cosa gliene frega del partito, della sua autonomia, ecc, lui che l’ha fondato sul predellino di una macchina, che ha portato in politica una concezione da padrone, da amministratore delegato.
  • Diversa invece è stata la risposta di Alfano il quale anzi rivendica “teoricamente” l’attuale impostazione del PdL: un rapporto diretto tra il leader e il “popolo” che si identifica con questo nel caso sia all’opposizione e maggiormente quando è al governo, il partito deve essere funzionale a questa idea.
  • Povero Fini, lui che viene dalla tradizione della destra italiana (il fu MSI) che giocoforza è stato tagliato fuori dai governi locali e maggiormente da quello nazionale fin dalla sua nascita, cresciuto quindi in un ambiente dove (giocoforza) si è dovuto misurare con gli aspetti di elaborazione culturale, di strategia, ecc. vedere il proprio partito (il PdL) appiattirsi solo sulla governance egemonizzata dalla Lega, per giunta.

  • Diversa è la situazione nella Lega. Diversi commentatori fanno rilevare la forte analogia tra il fu PCI e la sua attuale strategia (di lotta e di governo) e la sua territorialità. Vero però… io vedo una analogia del tutto rovesciata rispetto al fu PCI: 1° perché di “lotta e di governo” nella esperienza del fu PCI c’era il “governo” a partire dall’essere all’opposizione (sempre in campo nazionale) e, pur maturando anche
    nell’allora PCI, il partito degli assessori, l’autonomia del partito dalle cose amministrative si faceva, eccome, sentire. Es. da me conosciuto a Torino: uno poteva aspirare a segretario della federazione se passava come responsabile della Commissione Fabbriche, se no…ciccia! 2° la “narrazione” a livello del territorio si basava sull’avere a disposizione centinaia e migliaia di quadri impegnati chi nell’attività del partito, chi nel sindacato, chi nella cooperazione e uno sterminato “saper fare” che caratterizzava la militanza comunista, altro che la presenza ai soli “gazebo” in piazza – 3° cosa molto più importante, un
    rapporto dialettico tra “esperienza e scienza”, tra la cultura accumulata nel partito e la verifica continua con l’esperienza che larghe masse facevano quotidianamente sul loro vissuto. In pratica era
    evidente una “pedagogia di massa” nei due sensi dal centro alla periferia e viceversa. Cosa centra con questa “pedagogia di massa” l’attuale conformazione della Lega?! Anzi io vedo l’esatto contrario:
    in maniera la più opportunistica possibile l’appiattirsi sulla sola pancia dei propri elettori, di più, cavalcare le cose più irrazionali che da lì vengono fuori (anche quando si tratta di elettori operai).
  • Cosa centra per es. chiedere che uno straniero che voglia fare l’imprenditore deve sostenere un esame in italiano, chiedo: si può sostenere che un imprenditore che svolga questa attività in Italia possa farlo senza conoscere l’italiano. Ma andiamo! Il problema a me pare sia un altro con delle conseguenze
    colossali. Faccio un esempio: per arrivare ad essere un muratore o un carpentiere provetto (vale per qualsiasi altra professionalità), ci vanno circa 4 anni (o 5 in alcuni casi) di attività pratica, oltre
    alla conoscenza del disegno e di particolari norme attinenti alla professione. Bene, quanto ci va per lo stesso muratore per diventare imprenditore? Mezza giornata, basta che il nostro vada alla Camera di Commercio, paghi i relativi bolli e … il gioco è fatto! Ma cosa sa questo nostro nuovo
    “imprenditore” su: il Diritto del Lavoro (i contratti collettivi es.), sulla Legge 81/2008. Assolutamente nulla, è un autentico “caprone”, e ciò è abbastanza evidente, comprensibile, chiaro: il nostro non ha trovato nessuno a raccontargliela.
  • Non sarebbe questa una “riforma” da introdurre nel panorama italiano fatto di una miriade di piccole imprese e di imprenditori, specie in aumento quelli di origine straniera: ergo io stato ho in mano le chiavi della tua macchina (la tua impresa) e te le darò quando tu imparerai a guidare la macchina, se no… ciccia. La situazione, io vedo che, invece diamo le chiavi delle macchine (le imprese) anche a coloro che non sanno come guidarle, con i disastri sul fronte es. degli infortuni (ca. un milione l’anno) che per ben il 20% capitano anche ai nostri nuovi “imprenditori”. Non voglio dire che ciò sarebbe la soluzione di tutti i mali, però chi fa un primo passo nella direzione giusta, può procedere bene per gli ulteriori passi.

  • Ma nel nostro campo, nelle formazioni di centrosinistra (dal PD a RC passando per l’Italia dei Valori a SEL) le cose forse stanno meglio? Stanno nella stessa situazione di come stanno nel PdL di Berlusconi. Ma almeno là c’è un Fini che comincia a sbraitare. Qual è il nostro Fini?
  • C’è una qualche formazione politica nel centrosinistra che “racconti di un sogno” da realizzare, magari attraverso piccole sperimentazioni, per tentativi ed errori, a piccoli passi: 20 ore di lavoro produttivo, 8 ore di lavoro riproduttivo (per riprodurre la natura che in maniera del tutto imbecille da oltre 100 anni andiamo allegramente scassando), e 8 ore di formazione permanente. Sarebbe o no una alternativa all’attuale sistema, in crisi profonda tra l’altro. E se non ora quando?
  • E chi lo può dire: un partito che fa del proprio alfa e omega il governo, no certamente, ma un partito che accanto ai dati concreti dell’amministrare deve costruire assieme anche “i sogni” alla propria gente per essere coerente con gli insegnamenti del saggio: “nella notte buia, se vuoi camminare nella direzione giusta occorre ogni tanto volgere lo sguardo verso le stelle, per evitare di camminare intorno”.
  • Forse ci sta’ tentando Nichi Vendola con le sue “fabbriche” che però vorrei conoscere meglio. Il sottoscritto assieme ad altri a Venaria (è un comune della prima cintura Torinese, da poco andato alle elezioni comunali portando a casa un rispettabile 8,2% a SEL), ci sta’ tentando di fondare la “Fabbrica di Venaria”.

Ad un amico molto giovane

Uno prendeva il fucile
saliva sulle montagne
la montagna era là che aspettava
e non aveva pietà

un altro prendeva il fucile
andava per la pianura
anche la pianura aspettava
e non aveva pietà

nelle città era fuoco
terribile rosso il tramonto
e il fuoco bruciava le case
e non aveva pietà

giovani cadevano morti
fra l'erba senza colore
pendevano morti dai rami
spezzati come poveri cani

i mesi gli anni passavano
i giorni non davano tregua
un mitra stretto nel pugno
pianura montagne città

poi è arrivato un aprile
sangue di sole e di rose
come un vulcano che esplode
ha gridato la LIBERTA'


Roberto Roversi

domenica 18 aprile 2010

DELLA SERIE: NON SONO RAZZISTA, PERO’….

Che cosa accadrebbe a None se alcuni bambini alla mensa della scuola fossero messi a pane e acqua perché i loro genitori non pagano il buono pasto? Che cosa accadrebbe se alcuni di essi fossero per giunta stranieri? E che cosa accadrebbe se un anonimo imprenditore pagasse il debito con un atto di generosità? Anche dalle nostre parti si farebbe avanti qualcuno a dire che “il problema non si risolve con la beneficienza” e che “se uno non può permettersi di pagare i buoni mensa, si può tenere i figli a casa”? E il Sindaco direbbe che il benefattore dovrebbe vergognarsi perché “è colpa sua se adesso, giustamente, anche le mamme che pagavano regolarmente si sentono prese in giro e dicono di pagare lui per tutti perché non vogliono vedere che gli altri ragazzini mangiano gratis”
E’ normale che, quando si aggravano le difficoltà della crisi economica, i primi a pagarne le conseguenze siano le vittime, cioè le famiglie dei lavoratori disoccupati o cassintegrati e addirittura i loro figli?
Se dovesse accadere a None quel che è già accaduto ad Adro (Brescia) con il sindaco leghista, vorrebbe dire che ogni cultura del diritto, della solidarietà sociale e del rispetto umano è diventata anche da noi carne di porco per lasciare il posto ad una cultura (?) che discrimina le persone non con la scusa del colore della pelle, della nazionalità o della fede religiosa, ma in base alla loro condizione sociale.
Fuori i figli dei disoccupati dalla scuola dell’obbligo: questo sarebbe il messaggio educativo, la legge, la pratica quotidiana.
Qual è la situazione dei buoni pasto a None? E’ meglio discuterne subito per adottare provvedimenti che garantiscano la legalità e l’umanità, cioè per colpire chi fa il furbo con denunce false e per tutelare invece chi si trova in effettive condizioni di difficoltà.
Tutto si può fare: rivedere le fasce di esenzione, pubblicizzare l’elenco dei non paganti per un efficace controllo democratico, sostenere il Sindaco e l’Amministrazione in una lotta più incisiva contro i vincoli assurdi del patto di stabilità, sospendere None al Cioccolato, istituire l’addizionale Irpef. O altro ancora.
Di fronte alla scomparsa dei posti di lavoro, va promossa la civiltà dell’uguaglianza. I sacrifici vanno distribuiti fra tutti, ma non si possono fare parti uguali tra disuguali. Specialmente, non si può tenere il crocifisso appeso nelle aule mentre dalla stessa scuola si espellono i figli delle famiglie più sfortunate, neh?.

CENTRALE A BIOMASSE A NONE - LA PROVINCIA HA DETTO: “NI”

Alla Conferenza dei Servizi che il 14 aprile doveva decidere sull’autorizzazione all’insediamento della centrale a biomasse a None hanno preso parte Alberto Cucatto e Francesco Pavone,  funzionari della Provincia di Torino incaricati del procedimento, il titolare della società BENARCO Energy Adolfo PASTORINO, il Sindaco Maria Luisa SIMEONE e l’assessore Patrizia GIARRUSSO per il Comune di None, l’assessore Erminio Bisogno per il Comune di Airasca, l’assessore Franco D’Onofrio per il Comune di Volvera. Il comitato “Energia Ambiente e Territorio” di None era rappresentato da Nunzio SORRENTINO,  da Mario DELLACQUA e da Mario RUGGIERI.
Tutte le amministrazioni comunali intervenute hanno confermato il loro parere contrario al progetto della Benarco e la Provincia, al termine del confronto, si è riservata di demandare ogni decisione ad una successiva Conferenza Unificata con la partecipazione della Regione Piemonte.
Per l’Amministrazione comunale nonese, l’Assessore Patrizia GIARRUSSO ha fatto osservare che la realizzazione di una rete di teleriscaldamento riveste tuttora un peso marginale nell’ambito del progetto complessivo. La società proponente non ha provveduto a richiedere a Trenitalia le autorizzazioni necessarie all’attraversamento del tratto ferroviario né ha sondato, con un’adeguata indagine di marketing, l’eventuale interesse ad allacciarsi di un’utenza oggi già servita dal metano o residente in abitazioni prevalentemente bifamigliari. L’amministratore delegato della società proponente ha invece detto di voler affidare il successo e la diffusione del teleriscaldamento “al passaparola della signora Maria”. La fragilità delle prospettive del teleriscaldamento è confermata dall’entità della produzione termica dichiarata che riserva a tale attività solo il 5% dell’energia prodotta. 
Il restante 95% sarebbe destinato all’essiccazione di legno per la produzione e la commercializzazione di cippato da immettere sul mercato quale prodotto concorrenziale al pellet o, altrimenti, l’ultima novità è poi stata l’ipotetica vendita della produzione termica ad attività di “lavaggio industriale” non meglio definite.  
Approssimativo e lacunoso, il progetto Benarco comporta una mobilitazione notevole di risorse pubbliche prelevate dalle bollette di tutti i contribuenti attraverso il business del certificati verdi:  cittadini e amministrazioni locali non possono accettare che esse vengano impiegate a vantaggio di pochi senza alcun beneficio per la comunità ed anzi con seri pericoli per il futuro della salute collettiva. 
Il Comitato “Energia Ambiente Territorio” di None è in pieno accordo con quanto efficacemente esposto dalla rappresentanza comunale ed ha preso la parola per sottolineare i crescenti pericoli di peggioramento della qualità dell’aria che l’opera comporterebbe, poiché i dati rassicuranti presentati alla Conferenza dei Servizi  erano unicamente quelli forniti dalla società proponente e non dagli enti regionali preposti.
Il rinvio stabilito ci lascia ben sperare, ma non dobbiamo abbassare la guardia. Se l’Amministrazione comunale manterrà il deciso atteggiamento di diniego fin qui mostrato  e svilupperà la sua sintonia con il Comitato “Energia Ambiente e Territorio”,  nonchè con i Comuni di Airasca e di Volvera, potremo tutti insieme scongiurare il pericolo di un insediamento di scarso beneficio economico collettivo e di grande pregiudizio ambientale.
Nunzio Sorrentino, Mario Dellacqua, Mario Ruggieri
None, 16 aprile 2010

mercoledì 7 aprile 2010

25 Aprile all'Angolo

PADANIA LADRONA


di Roberto Cerchio

A chi parla con disprezzo del sud d’Italia, grida contro Roma e le ruberie di stato ma sotto sotto sta dalla parte di chi non emette scontrini e regolari fatture e quando può non paga le tasse, sottraendo risorse pubbliche a scuola, sanità, ammortizzatori sociali e pensioni.

A chi si scaglia contro i cosiddetti extracomunitari affermando che rubano il lavoro agli italiani ma poi protegge chi sfrutta senza pietà i lavoratori e fra di loro gli immigrati anche irregolari.

A chi svende la nostra Costituzione Repubblicana, i diritti civili e sociali da essa garantiti e gli equilibri istituzionali da essa regolati al più Forte e al più Ricco permettendogli di fare i propri porci comodi.

A chi si infervora nel parlare di territorio, favorendone tuttavia la cementificazione e il degrado, e di comunità locale, promuovendone però la chiusura e l’impoverimento culturale.

A chi straparla di tradizioni ed identità da difendere ma più che altro pensa al soldo e baratta il Vangelo con una pseudo-religione buona quasi solo ad appendere crocefissi nei luoghi pubblici, con l’appoggio di quel pezzo di chiesa cattolica che preferisce ottenere favori da potenti, profittatori e mascalzoni piuttosto che annunciare la Buona Novella e dialogare magari faticosamente con gli uomini di buona volontà, condividendone i drammi, sostenendone le lotte e fortificandone le speranze.

A tutti costoro, da piemontese, va il mio “padania ladrona”!