mercoledì 6 gennaio 2010

Guido Rossa all'angolo

Martedì 12 gennaio alle ore 21 all'angolo non ottuso di via Roma 11
ci vediamo "Guido che sfidò le BR".
Il film di Giuseppe Ferrara interpretato da Massimo Ghini è il ritratto di un operaio che andò incontro alla morte nel gennaio 1979 dopo aver denunciato a viso aperto un altro operaio che distribuiva volantini delle ...BR all'Italsider di Genova.
Rossa era un delegato della Fiom iscritto al Pci. La sua morte accentuò la crisi del partito armato e scavò un fossato incolmabile fra operai e terrorismo.
Per chi si ricorda, per chi non sa neanche, per chi ne vuole parlare, per chi si lascia disturbare.

Cominciamo puntuali.

2 commenti:

  1. LA BUROCRAZIA NASCE SPONTANEA

    Dopo l’incontro video con Bruno Trentin di martedì 15 dicembre all’angolo di via Roma, Désirée mi ha chiesto che cosa volesse dire il leader sindacale quando ad un certo punto ha affermato: “Non è spontanea la democrazia, è la burocrazia, piuttosto, che viene spontanea”.
    Viene difficile l’uguaglianza dei diritti e dei doveri. La delega tende sempre a farla da padrona. “E che cosa è la delega?” mi ha chiesto ancora. E’ un fenomeno normale e pericoloso. Quando in un gruppo ci si riunisce per raggiungere insieme un obiettivo, in quel sindacato, in quel partito, in quel comitato, associazione, parrocchia o pro loco (piccola o grande che sia) dovrebbe essere normale distribuire equamente diritti e doveri, fatiche e soddisfazioni. Succede però fatalmente che si faccia avanti qualcuno con più tempo, più istruzione, più professionalità e competenza, più abilità di dire, fare, comunicare, aggregare, rappresentare e convincere. Quando a lui si affidano certi compiti – o lui se li prende da solo – nasce una gerarchia fra chi esegue e chi pensa, chi guida e chi è guidato, chi decide e chi viene a sapere a cose fatte, chi emerge e chi resta nell’ombra. Magari ha solo la colpa di essere più timido, ma con questo puoi dire che meriti di essere tagliato fuori?
    Capita così che il leader lavori tanto e si lamenti perché la seconda e la terza fila lavorano poco. Il leader accetta e accentra su di sé poteri e responsabilità. In cambio ottiene visibilità pubblica, promozioni, cariche e cadreghini. Insomma, lui va avanti e gli altri restano fermi nelle retrovie.
    Anche la seconda e la terza fila, però, cominciano prima o poi a lamentarsi e criticano il leader perché fa tutto da solo e condensa troppo potere nelle sue mani. Così nasce la burocrazia. La burocrazia cresce con il leader che decide e si lamenta e gli altri che si lamentano di non poter decidere, ma stanno a guardare. La vita quotidiana invece di cambiare in meglio intorno a te si riduce a una dialettica fra il leader che vuole rimanere in sella perché convinto di essere insostituibile e gli altri che lo vogliono disarcionare.
    In un’organizzazione democratica, invece, le decisioni si prendono sulla base di regole concordate fra tutti e la vita è una continua ricerca di abolire i ruoli fissi, le rendite acquisite, le separazioni fra chi pensa e chi esegue, fra chi guida e chi è guidato, fra chi parla e chi è buono solo per essere chiamato quando è ora di battere le mani. La democrazia, per funzionare, deve comprimere lo spazio della delega e allargare le possibilità di partecipazione e di crescita specialmente a favore dei meno istruiti, dei più timidi, dei meno abili nella parola. Trentin voleva dire che la democrazia è meglio della burocrazia, ma la burocrazia della delega, purtroppo, è facile e naturale, mentre la democrazia è difficile e artificiale, cioè prodotto della volontà collettiva. Non è riposo, ma tensione continua verso l’uguaglianza. Quando ci riposiamo troppo, la democrazia viene scambiata come un punto di arrivo raggiunto una volta per tutte. Invece essa è un punto di partenza, è una conquista sempre in bilico. Dunque o la rinnovi con la partecipazione e con l’uguaglianza, o la condanni all’inaridimento e la burocrazia te la mangia senza neanche darti il tempo di accorgertene.
    E adesso ti cito un Marx molto convincente che folgorò il Premio Nobel Saramago quando aveva trent’anni: “Se l’uomo è formato dalle circostanze, allora bisogna formare le circostanze umanamente”.

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  2. E' saltata la firma. Sono lo zio Mario.Ciao

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