giovedì 29 ottobre 2009

Mio papà

segue il discorso d'apertura di Fernanda.


Buona sera a tutti, benvenuti e grazie per essere qui. Che emozione!

Una delle ultime cose che mio padre mi ha detto, qualche giorno prima di morire era che se ne andava sereno e tranquillo perché, facendo un bilancio, la sua, in fondo, era stata una buona vita, aveva dato e ricevuto molto, aveva fatto un sacco di esperienze, aveva visto un sacco di posti e paesi, aveva conosciuto un sacco di persone con cui aveva condiviso anche grandi momenti.

Anche in fin di vita mi diceva che la vita è meravigliosa che ogni giorno vale la pena di essere vissuto, anche quelli dolorosi, quelli sbagliati, quelli che sembrano essere inutili. Anche quelli dove la sofferenza ti spezza e ti sembra che non riuscirai mai più a sorridere. Non è vero si torna a sorridere.

Mio padre arrivò a Torino nel ’55, aveva 18 anni. La guerra l’ha vissuta da bambino: il ricordo più forte era quello di aver mangiato polenta e fave a colazione, pranzo e cena.

Mio nonno avrebbe voluto che studiasse, era l’ultimo di 4 figli: zio Bilo lo chiamava mia cugina Maria Luisa, all’epoca bimba piccola .

Però tutta ‘sta voglia di studiare non c’era e così mollò la scuola al 4^ anno di perito meccanico e venne in Piemonte.

Mio nonno, ex-carabiniere, gli preparò un biglietto di “raccomandazione” con il nome e cognome di un “questurino” suo amico, in servizio a Torino: peccato che mio padre, una volta arrivato a Porta Nuova, il biglietto non ce l’aveva più, non sapeva se l’avesse perso, se l’avesse dimenticato. Insomma non sapendo cosa fare, decise di presentarsi alla sede della questura di Torino e fare il nome dell’amico: il suddetto era fuori per servizio e dovette aspettarlo per tutto il giorno in questura. “Arrivato a Torino sono subito finito in questura” amava ironizzare.

A quel tempo era facile trovare lavoro e dopo alcune vicissitudini anche a carattere imprenditoriale (non era proprio il suo mestiere: il suo cimento da “padrone” si risolse con un pignoramento dello stipendio e dei mobili), trovò la OSI, ditta di stampaggi industriali, dove lavorò fino alla pensione. Questo lavoro gli permise di viaggiare molto e come si vede dalle foto di entrare in contatto con le persone e le usanze dei luoghi in cui soggiornava. A volte capitava il contrario, cioè che qualche straniero venisse a Torino.

Mi ricordo di due ingegneri polacchi che vennero qualche volta a cena da noi e mia nonna cucinò loro la minestra quadrata (gli agnolotti), delizia che i loro palati, ricordarono per lungo tempo. Qualche anno più tardi fu la volta di Bagga, ingegnere indiano, a cui mia madre fece assaggiare la bagna cauda: anche per lui questa fu un’esperienza indimenticabile, ma nell’altro senso.

Mia madre, sua moglie, la donna della sua vita.

Si conobbero nella primavera del ’61, qui a None. All’epoca in via Massimo d’Azeglio c’era una specie di “sala da ballo” con il juke box. La gestiva Novarino.

Quando da bambina chiedevo ai miei genitori cosa li avesse fatti innamorare uno dell’altra: mia madre mi diceva “papà era alto e parlava italiano” e mio padre, prosaico, “tua madre aveva due gran belle tette”.

14 mesi dopo si sposarono: all’epoca per il nostro paese fu uno scandalo. Gli amici d’la sucetà di mio nonno gli chiedevano “ti griglio, tlas daie tua fia ann napuli?

Figuriamoci quando si venne a sapere che oltre che “napuli” era anche comunista. Eh si perché non ci impiegò molto a cominciare a frequentare la sezione del PCI di via Stazione.

Mio padre faceva coincidere il suo impegno politico attivo con la sua elezione negli organi collegiali della scuola elementare come genitore. Cadeva l’anno 1974.

Ma il “comunismo” in casa nostra lo si respirava già da qualche tempo prima.

Mio padre, oltre a portarmi a vedere “gli Aristogatti” e “la carica dei 101”, mi portava anche ai comizi a Torino, ai funerali dei morti per strage, ai Festival dell’Unità.

Mi ricordo un comizio in Piazza San Carlo a Torino dove avrebbe parlato Enrico Berlinguer. Mia madre era terrorizzata dalla possibilità (non così remota all’epoca) che potesse scoppiare una bomba. Si raccomandava con me di non stare vicino ai cestini della spazzatura “è lì che buttano le bombe e stai lontano da quelli con l’eskimo e il passamontagna”. Peccato che il 90% degli partecipanti ai comizi avessero l’eskimo e il passamontagna.

Uno di essi frequentava sovente casa mia: era un pischello ventenne con una seicento color sabbia, di cui io ero terrorizzata, “ma questo qui metterà davvero le bombe?”, mi chiedevo. Pensate che qualche anno dopo, poi mi ha addirittura sposata, nel senso che ha celebrato il mio matrimonio con GianLuigi, il qui presente Nello Petrossi.

Nel ‘76 i comunisti nonesi organizzarono il primo festival dell’Unità locale: fu un disastro. Piovve per tre giorni ininterrottamente, non venne praticamente nessuno e i compagni dovettero autotassarsi per rientrare delle spese. Questa fu una delle volte in cui vidi mia madre veramente incazzata, pardon inalberata con lui.

Negli anni a venire andò sempre meglio, il tempo ci sorrise, i nonesi iniziarono ad apprezzare le costine e il pesto di Liliana e i miei genitori non litigarono più, come si evince dalla foto.

Quando un genitore se ne va, gli eredi si spartiscono l’eredità: io sono figlia unica, non ho dovuto litigare con nessuno. A parte i mega milioni di euro che mi ha lasciato, che tengo solo per me, vorrei però condividere con voi tutti, grazie a questa serata, un’eredità altra che mi ha lasciato mio padre.

Per prima cosa mi ha trasmesso una grande passione per il cinema: da ragazzina, è vero mi portava ai comizi ma anche al cinema: non abbiamo mai smesso di condividere questi momenti. Con lui ho visto film come Novecento, Il Cacciatore, Taxi driver e anche il film che ha sicuramente influito moltissimo sulle mie scelte professionali: “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Avevo 11 anni, non quanto capii realmente sul significato del film ma mi innamorai di quel pazzo di Jack Nicholson e in quel momento decisi che, in un modo o nell’altro avrei lavorato in psichiatria.

Anche l’ultima cosa “normale “ che abbiamo fatto insieme è legata al cinema: l’11 aprile 2008 siamo andati a vedere “Il cacciatore di aquiloni”.

Inoltre sono davvero felice perché mio padre è riuscito a trasmettere questa passione anche a suo nipote Benedetto: la domenica sera c’era un tacito accordo tra loro. Andavano al cinema Eden a vedersi il film in programmazione.

Ma l’eredità più grande, e qui un po’ di retorica me la dovete concedere è la sua passione per tutto ciò che è vita: ho sempre invidiato mio padre per la sua capacità di trovare del buono in tutte le persone e in tutte le cose. Mi diceva che tutti hanno diritto ad un’altra possibilità e che le persone non nascono cattive ma lo possono diventare a causa delle sofferenze a cui la vita li aveva sottoposti.

Mio padre aveva una fiducia illimitata nell’uomo, in tutti gli uomini: mi diceva che ogni uomo ha diritto di essere ascoltato, accolto e capito senza pregiudizi di sorta.

Uno degli ultimi discorsi sulla “vita nonese” riguardava i nostri giovani della Pro Loco: mi diceva che era fiero di loro, li guardava “crescere” con fiducia e condivideva il loro impegno.

Io faccio una fatica bestia e non riesco ad essere così: i preconcetti sovente incidono profondamente sulle mie decisioni e sulle mie scelte, ma devo dire che ci provo, ci metto tutta la mia buona volontà, ma ho da mangiarne di pagnotte per arrivare a essere simile a lui.

Come ho detto all’inizio mio padre amava la vita in modo incondizionato ed è vero ci ha lasciati serenamente e ha fatto di tutto perché mia madre ed io accettassimo la sua scomparsa nel modo più sereno possibile.

Ma un paio di giorni prima di andarsene mi ha anche detto “stai tranquilla, io sono tranquillo, anche se morire mi fa un po’ girare le balle”.

Eh beh, non so a voi, ma anche a me girano parecchio le balle che se ne sia andato.

Grazie.


ANNIBALE, SENZ'ALTRO

Che serata! Quanta emozione e quanta gente!

Venerdì 9 ottobre la sala consigliare si è riempita di persone che hanno avuto la voglia di sentirsi raccontare da alcuni oratori emozionati e partecipi, stralci della vita di mio padre.

Io ero fra questi; con il mio intervento ho aperto la serata, dopo una carrellata di foto di mio padre dalla gioventù al suo ultimo compleanno.

Dal tavolo degli oratori era davvero coinvolgente alzare lo sguardo verso il pubblico: c’era, con a fianco mio marito e mia cugina Mila, mia madre che “borbottava”, annuiva, sorrideva, sospirava; c’era Maria Luisa, il sindaco, che seduta tra gli altri non ha fatto il sindaco, ma semplicemente Maria Luisa, presente per affetto verso mio padre (ho apprezzato molto davvero); c’erano una serie di amici di vecchia e nuova data di mio padre, che nel sentir raccontare dagli oratori episodi vissuti in prima persona, sorridevano, ma si leggeva nei loro occhi tanta nostalgia; c’erano un sacco di persone che non conosco, ma che conoscevano mio padre e che mi hanno raccontato di come lui fosse riuscito a fargli avere la pensione, di come li avesse aiutati a trovare una casa, insomma persone piene di gratitudine sincera.

Qualcuno non c’era e un po’ mi è dispiaciuto: in quest’ultimo anno, dopo la scomparsa di mio padre, molte persone hanno raccontato, ricordato il “loro Annibale”, l’Annibale che avevano conosciuto, dando a questi racconti e ricordi le sfaccettature personali che derivano dalla soggettività dell’essere umano.

È bello sapere che esistono molteplici Annibali nei ricordi delle persone, mi riempie di orgoglio e di tenerezza nel pensare a quale grande papà ho avuto.

Mi piace un po’ meno, quando la soggettività di alcuni, autorizzi gli stessi a usare queste sfaccettature per colpire, in modo subdolo qualcun altro o per raggiungere obiettivi personali. Ecco, queste persone venerdì 9 ottobre non c’erano, e forse no, non mi è dispiaciuto.


Fernanda Mazzoni

domenica 25 ottobre 2009

SUPERMERCATI ALL’ANGOLO

Il 21 ottobre alle ore 21 all’angolo non ottuso di via Roma 11 si sono incontrati Biscotti di Roberto, Roberto Cerchio, Mario Dellacqua, Giovanni Garabello, Armando Nicola, Trebbiano di Tullio e Mario Vruna.

Ho preso tempo e ora tento l’azzardo del verbale.

CENTRALE A BIOMASSE: Giovanni Garabello ha comunicato di aver interpellato il Difensore Civico per sapere se non ravvisi qualche anomalia formale nella partecipazione del Comune di None alla Conferenza dei servizi e la persistente indisponibilità di un progetto da consultare e valutare. Siamo sorpresi perché la Provincia non ha ancora risposto alla nostra richiesta di audizione. Vorremmo conoscere Mario Ruggieri e poter collaborare per sollecitare meglio la partecipazione popolare e l’informazione sulla vicenda con la formazione di un comitato, la diffusione di altri comunicati, la presenza in piazza.

MINORANZA: non abbiamo notizie sull’eventuale interrogazione sulla centrale a biomasse. La minoranza è invece “uscita” con due comunicati. Uno sul rimborso dell’IVA sulle bollette ACEA, uno sulle modalità di appalto dei lavori della Scuola Materna. Giovanni dice che la faccenda IVA va bene, ma siccome non arrivano dal governo i soldi che mancherebbero con il rimborso, il rischio è un grande lavoro burocratico dell’ACEA per conteggiare i rimborsi a ciascun richiedente. Seguirebbe un aumento inesorabile delle tariffe per reperire le risorse così venute meno. Sulla scuola materna, sui vizi di forma nell’appalto, sulla lievitazione delle spese legali non siamo in grado di esprimere commenti e valutazioni.

SUPERMERCATI E CHIESA DI SANT’ANNA: prendendo spunto dall’ultimo intervento di Mario sul “Mondo di None”, Armando si è chiesto se è un’utopia – come ha ipotizzato l’assessore all’Urbanistica di Pinerolo – “non costruire un centimetro cubo in più”, e se è giusto lanciarsi in continue mediazioni che invece, più o meno lentamente, accettano la consumazione del territorio.

Sull’insediamento di nuovi supermercati, i pareri sono discordi. Mario Vruna dice che sono un’operazione in perdita. Danno lavoro solo agli addetti alle imprese edili, ma spostano e non aggiungono nuova occupazione a causa dell’invariato (quando va bene) potere d’acquisto. Sono una fregatura perché il risparmio te lo mangi in benzina e buttando via gran parte dei prodotti che tieni in frigo. Stanno sostituendo gli oratori con l’aggravante che i giochi sono individuali e non ti insegnano neppure un brandello di Vangelo. I genitori devono stare con i figli nello sport, nella lettura, nei viaggi, nei giochi collettivi. Un altro pericolo è la scomparsa dai centri storici di panettieri, macellai, barbieri, artigiani. Ciò non è un bene.

Secondo Roberto Cerchio, invece, molte famiglie, a causa del lavoro che invade gran parte della giornata, subiscono una vita convulsa con poco tempo per cucinare: perciò i centri commerciali sono una risposta da non demonizzare.

Se ho saltato qualcosa, sgridate lo zio Mario e ciao.

venerdì 23 ottobre 2009

sulle Primarie del PD

"La sorte del PD riguarda tutti. Compresi coloro che non vi aderiscono o non l'hanno votato", parola di Giorgio Benvenuto, Pierre Carniti, Bruno Manghi, Silvano Miniati, Riccardo Terzi, Raffaele Morese ed altri...
Non ho un'idea precisa su che cosa ne pensino gli altri, probabilmente più assidui partecipanti agli incontri dell'angolo non ottuso, ma penso che le parole sopra riportate qui sopra non siano affatto retoriche.
Proprio in quest'ottica io ho intenzione, pur con molte perplessità, di partecipare domenica prossima (25 ottobre) alle primarie del partito democratico e probabilmente di votare Bersani (nonostante D'alema, Penati, Bassolino e tutto quello che si portano dietro, nel bene e nel male). Franceschini mi sembra manchi di sostanza, Marino è un po' monotematico...Magari se ne potrebbe parlare.
Roberto

Credo che sia molto difficile non nutrire delle perplessità visti i fatti...Comunque anche io la penso come Roberto. Con le stesse considerazioni domenica andrò a votare e per Bersani.
Anna

Io al contrario di tutti non andrò a votare e non intendo credere in alcun accordo o cosa simile con un partito poco democratico. Sinceramente non mi sento rappresentato da una "sinistra" del genere. Scusate per lo sfogo e per la polemica.
Cesare

Mentre ci sono vi faccio sapere la mia non opinione. Se da un lato anche io non mi sentirei rappresentato da un partito poco democratico, riconosco nello strumento delle primarie una forma di democrazia da sostenere e da allargare anche ad altri ambiti. Ci sono partiti, movimenti, sindacati molto di sinistra che vedono un ricambio dei vertici praticamente nullo. Insomma, sono molto indeciso, ma probabilmente andrò solo per sostenere questa modalità che a mio avviso andrebbe allargata. Colgo l'occasione per porgervi un saluto e aspetto considerazioni in merito.
Giuseppe

Chi lo dice dovrebbe spiegare perchè il pd è un partito poco democratico, proprio nel momento in cui permette con le primarie a molti cittadini, compresi i suoi non elettori come me, di concorrere alla scelta. Tutto sommato la penso come Giuseppe. Il voto può concorrere a ridurre il peso degli apparati e ad affermare una maggiore garanzia di indipendenza dalla chiesa, specie se avrà un buon risultato una candidatura come quella di Ignazio Marino. Sto riflettendo in proposito.
Mario

Io in questo momento non mi sento rappresentato dal PD, soprattutto per i molti passi falsi nella veste di opposizione e per la poca chiarezza sulle scelte da portare avanti (vedi il caso Binetti e lo scudo fiscale). Ma riconosco che questo partito sia l'unica effettiva alternativa potenziale al regime in carica. Credo che le primarie siano uno strumento raro e prezioso che permette ai cittadini, che come me non sono all'interno, di poter intervenire e provare a cambiare le cose senza che ci cadano sempre dall'alto. Io sono ancora molto indeciso ma credo che andrò a votare Marino, confidando nella sua non assuefazione alle correnti e ai giochi interni. Inoltre piccola e forse stupida considerazione: a me sembra il più telegenico tra i tre, e in questo mondo fatto di immagine è una qualità da non sottovalutare.
Diego

domenica 18 ottobre 2009

Per me non sei andato via

Omaggio video di Tullio Paganin al suo amico Annibale.

DIETROLOGIE ALL’ANGOLO NON OTTUSO

Il 14 ottobre alle ore 21 all’angolo non ottuso di via Roma 11 si sono incontrati Domenico Bastino, Mario Dellacqua, Giovanni Garabello, Diego Goitre, Fernanda Mazzoni e Mario Vruna.
Per fare il verbale non prendo niente perché mi distraevo di frequente.

A proposito della vicenda della centrale a biomasse, Diego Goitre è d’accordo con quanto scritto sul blog da Mario Ruggieri. La nostra opposizione è fondata su contenuti e motivi documentati, non su intenzioni polemiche verso l’attuale amministrazione comunale. Ciò non ci deve impedire di far notare che le procedure adottate presentano una grave anomalia: come si può partecipare alla Conferenza dei Servizi con la disponibilità ad accelerare l’iter urbanistico senza il supporto di alcun atto deliberativo e senza neppure un progetto depositato e visionabile? Un percorso democratico prevede informazioni e consultazioni prima e durante la fase preparatoria delle decisioni, non dopo…

Fernanda Mazzoni ha invitato a fare iniziative culturali, sociali e politiche, non dietrologie, perché la politica fatta con le dietrologie non le piace. Non mancano le possibilità di scelta e di impegno: i rifiuti, Don Primo Mazzolari, il socioassistenziale, il buddismo, il filmati di RaiStoria sulla vita di Berlinguer, il festival delle culture, i gruppi di acquisto.

DOVE VA L’ASINISTRA?

Il 13 ottobre alle ore 21 all’Angolo non ottuso di via Roma 11 si sono incontrati Mario Dellacqua e Fabrizio Piscitello con Spumante della festa. Più tardi è passato di lì Diego Goitre.

Prendo una pastiglia e scrivo il verbale.

Si è discusso di produttività aziendale, di corruzione, di centrale a biomasse, di serata per Annibale e di prospettive per la sinistra.

Produttività aziendale: molti imprenditori sono convinti che la professionalità di un manager o di un responsabile di reparto si misura con l’efficienza raggiunta grazie alla riduzione dei costi della manodopera conseguita. Invece alla lunga ottiene risultati migliori l’azienda che responsabilizza il dipendente e ne ottiene la collaborazione responsabile quando dimostra di saper riconoscere le doti del lavoratore e ne valorizza le risorse considerandolo come persona. Oggi prevale l’usa e getta del precariato, ma così non si costruiscono aziende e professionalità competitive.

Centrale a biomasse: siamo abbastanza d’accordo di non adoperare l’opposizione alla centrale per puntellare una battaglia contro il Sindaco. Ciò non toglie che bisogni organizzare forme di pressione democratica perché l’Amministrazione comunale esca dalla neutralità in cui ancora oggi si trova.

Serata per Annibale: una serata utile e bisognerebbe farne altre simili. L’intervento di Nello Petrossi è stato lungo, ma utilissimo a tratteggiare le gerarchie contro le quali abbiamo combattuto con le armi di una militanza appassionata e totalizzante: odio o diffidenza per la politica, per i meridionali, per il comunismo, attaccamento egoistico alla proprietà e individualismo ottuso, religione come abitudine, ricatto, fedeltà o paura. E’ caduto il comunismo (ed è stato giusto, anche se doloroso per molti di noi) e sopravvive il peggio di tutto il resto. Nessuno ha nostalgia di una militanza frenetica, ma si sente la mancanza di quella appassionata. La sinistra è in sfacelo e sembra non rendersene conto perché aggrappata alle sue contese per la visibilità e l’occupazione del potere di gestire la rappresentanza dei malcontenti.

Prospettive per la sinistra: non ci fidiamo tanto del ceto politico ex o neo o post comunista che oggi resta in sella dopo averci condotto all’ultima sconfitta. Però ci siamo noi che senza pretese di guidare nessuno possiamo impegnarci a migliorare la qualità quotidiana della vita attraverso relazioni libere, plurali, responsabili, solidali e possibilmente serene anche nelle diversità e nei momenti di contrasto. Specialmente nel campo dell’istruzione e formazione permanente, del mutuo soccorso, del controllo democratico della vita amministrativa, del consumo equo e solidale.

Il 20 ottobre ci vediamo i cento passi di Peppino Impastato. Siamo in cerca del video su Enrico Berlinguer pubblicato con l’Unità per organizzare un’analoga serata.

mercoledì 14 ottobre 2009

GAS, IL GRUPPO D’ACQUISTO SOLIDALE


None, ottobre 2009

Caro amico,

era novembre dello scorso anno e ti abbiamo raggiunto con la faccenda del caffè. Sembra. Non siamo capaci di spaccare il mondo in quattro o di metterlo sottosopra, ma con il tempo, dal basso e con gli altri riusciamo ad ottenere risultati nella direzione giusta: piccole quote di giustizia e di solidarietà che inseriamo nella vita quotidiana.

Prendiamo la faccenda del caffè. Ne abbiamo venduto un quintale da quando abbiamo cominciato e ora ci rivolgiamo a te e agli amici che puoi coinvolgere per continuare nella strada intrapresa. Questa volta abbiamo deciso di promuovere il prodotto della Cooperativa sociale “Pausa Caffè”. Essa, in Guatemala, opera a fianco delle comunità indigene e delle cooperative di produttori di caffè delle Terre Alte di Huehuetenango, storicamente escluse dai benefici del loro lavoro, garantendo loro prezzi equi, prefinanziamenti, contratti di acquisti duraturi. In Italia, “Pausa Caffè” permette ai detenuti della Casa Circondariale di Torino di costruire un loro percorso di reinserimento sociale e lavorativo.

Il caffè è tostato a legna, è di ottima qualità al 100% arabica. Ogni confezione da 250 grammi sotto vuoto spinto costa 3 euro. Per acquistarne un chilo, come chiediamo ad ogni famiglia aderente, la spesa è di 12 euro.

I prezzi sono abbastanza convenienti perché, utilizzando i fondi accantonati con le festeinrosso, con 600 euro siamo in grado di pagare in anticipo le forniture. Se non ti abbiamo scocciato troppo, puoi trovare il caffè

ALL’ANGOLO NON OTTUSO DI VIA ROMA 11.

Peppino Impastato all'Angolo

Martedì 20 ci vediamo I cento passi.

sabato 10 ottobre 2009

BIOMASSE E MINORANZA ALL’ANGOLO NON OTTUSO

Il 7 ottobre alle ore 21 all’Angolo non ottuso di via Roma 11 Domenico Bastino, Giancarlo Bergia, Bonarda di Domenico, Mario Dellacqua, Giovanni Garabello, Diego Goitre, Fernanda Mazzoni, Armando Nicola, Nunzio Sorrentino e Mario Vruna si sono incontrati con una delegazione del gruppo consiliare di minoranza composta da Nadia Biscola e Renzo Dagna.
Prendo un pettine e tento il verbale.
Dopo la recente assemblea dell’associazione ecologista, il gruppo Nonunomanoi trasforma il punto interrogativo (“Centrale a biomasse a None?”) in affermazione sempre più consapevolmente contraria alla realizzazione dell’impianto. Analogo orientamento sembra maturare anche nel gruppo di “Alternativa per None”.
Le ragioni di questa opposizione sono state riepilogate durante l’incontro. Esse nascono dalla constatazione che i benefici assicurati ad altri impianti come quello di Villafranca (fornitura di teleriscaldamento ad aziende locali e contropartita economica per il Comune mediante una convenzione vantaggiosa) non sono trasferibili a None per l’alto costo degli allacciamenti. Prevalgono invece gli aspetti tecnici negativi: il basso rendimento elettrico, le difficoltà di approvvigionamento del legname entro il raggio prescritto di 70 km, le difficoltà di monitorare e disciplinare le forniture controllando la provenienza del legname, l’assenza di informazioni sul tipo di impianto che dovrebbe avere doti di flessibilità perchè utilizzerà il teleriscaldamento solo nel periodo invernale, la mancata individuazione a tutt’oggi di misure di sicurezza che riducano i pericoli di peggioramento della qualità dell’aria e abbattano la concentrazione di sostanze inquinanti.
I presenti si sono poi trovati concordi nel rilevare un deficit nella conduzione democratica della vicenda: Conferenza dei Servizi l’11 giugno senza alcun coinvolgimento della popolazione e nemmeno del Consiglio comunale, intervista-annuncio rassicurante in luglio e poi, dopo i comunicati di nonunomanoi, “titubanza” e “perplessità”. Il Sindaco (gli altri amministratori tacciono) preferirebbe allontanare ogni contrasto con i critici della centrale, ma non vorrebbe neppure dire di no agli imprenditori richiedenti. Finora ha reperito esclusivamente alla loro fonte le informazioni diffuse sulla centrale. Agli uni e agli altri vorrebbe dire che la decisione è nelle mani della Provincia e, suo malgrado, l’Amministrazione ha dovuto subirla. Troppe cose contraddittorie in una. Titolare della decisione e del dovere di rispondere è il Comune, sia per la sicurezza ambientale, sia per la regolarità urbanistica (è necessaria una variante al piano regolatore), sia per la determinazione dei contenuti dell’eventuale convenzione. Senza il parere favorevole del Comune di None su questi tre temi, la centrale non si fa.
I presenti concordano sull’utilità di ricorrere a tutti gli strumenti democratici disponibili per sollecitare un chiaro pronunciamento del Consiglio comunale e un adeguato coinvolgimento della popolazione.
La serata si è conclusa con una discussione sul Patto di Stabilità. Le restrizioni imposte aggravano le già pesanti difficoltà di avviare o portare a termine due importanti opere come la Scuola Materna e la nuova Biblioteca nel vecchio municipio. Per la prima, i finanziamenti disponibili non permettono un dimensionamento sufficiente, obbligano a vendere via Diodata Saluzzo e a conservare per altro tempo i due plessi. Per la seconda, si devono prevedere costi notevoli per l’arredamento e per la gestione.

P.S. Invito i partecipanti alla serata ad intervenire sul blog per correggere, integrare o emendare il presente verbale. L’ho fatto con l’unico intendimento di rispettare e valorizzare ciò che si è detto e non è detto che ci sia riuscito. Non rinuncio a caldeggiare riunioni in cui si parla uno per volta, non si interrompe chi sta parlando e non si parlotta mentre un altro sta parlando. Hanno diritto di parlare anche quelli che non si sanno imporre – o scelgono di non imporsi - alzando la voce. Anzi, soprattutto loro. Invece, mi vanno benissimo le bottiglie e non è un mistero.
Saluti cordiali a tutti.
Mario

venerdì 9 ottobre 2009

BALLARO’ ALL’ANGOLO NON OTTUSO


Il 6 ottobre alle ore 21 all’Angolo non ottuso di via Roma 11 si sono incontrati Jacopo Baffa, Sandro Bondi, Mario Dellacqua, Dario Franceschini, Giuseppe Migliore, Nebbiolo della Sesia, Fabrizio Piscitello, Stefano Rodotà, Carlo Rossella, Andrea Testa, Torta di Elena.
Prendo un bicchiere e abbordo il verbale. Sandro Bondi ha detto tra l’altro di non voler alimentare contrapposizioni politiche sul lodo Alfano o sul lodo Mondadori. E’ dispiaciuto, molto dispiaciuto che la sinistra, incapace di alternative, sia caduta vittime del giustizialismo di Di Pietro. Prima era Bertinotti, adesso è Di Pietro la causa di tutto, ha osservato Andrea Testa.
Carlo Rossella ha detto che la maggioranza del popolo italiano è con il Presidente Berlusconi. Se dovesse essere annullato il lodo Alfano, il Presidente avrebbe meno tempo per dedicarsi al bene degli italiani e dovrebbe passare le sue giornate ad occuparsi dei processi a suo carico. In effetti, osservo io, tutti quelli che vanno sotto processo avrebbero qualcosa di meglio da fare e preferirebbero fare altro.
Stefano Rodotà ha detto che il lodo Alfano in Italia dà alle quattro più alte cariche dello Stato una protezione giuridica che non ha eguali in Europa. Sandro Bondi ha condannato i giudici politicizzati, ma ha confermato la sua fiducia nella stragrande maggioranza dei magistrati italiani. Andrea Testa ha detto: per forza, solo la Procura di Milano ha aperto procedimenti a carico di Berlusconi. Mario Dellacqua ha commentato: sono buoni solo i magistrati che considerano Berlusconi al di sopra delle leggi e perciò Bondi è uno schifoso leccaculo.
Abbiamo poi stabilito che il 20 ottobre all’angolo non ottuso potremo vedere i cento passi di Peppino Impastato. Vorremmo che questo appuntamento fosse inserito nel blog.

Cordiali saluti lo zio Mario

domenica 4 ottobre 2009


BIOMASSE? IL NOSTRO INVIATO IN VAL VARAITA

A Rossana, dalle parti di Piasco, all’imbocco della val Varaita, Benarco vorrebbe insediare una centrale dalle caratteristiche simili alla nostra di None. Il comitato “Valle sostenibile” e l’associazione “Magna carta” hanno organizzato il 30 settembre un’assemblea per sbarrare il passo alle imprese e agli amministratori che vogliono accettare l’impianto. Con due amici sono andato a Piasco. Come potete immaginare, sentiamo il bisogno di un corso accelerato di alfabetizzazione sulla materia. Racconto qualche brandello della serata.

Un giovanotto della Provincia ha sgridato i cittadini perché non avrebbero saputo leggere l’Albo pretorio e peggio per loro se vogliono chiudere la stalla ora che i buoi sono usciti. Un tipo veramente ben educato. Altrettanto educatamente, una dipendente pubblica presente all’assemblea ha ricordato che ci sono molti modi per fare tutto formalmente in regola e in trasparenza, senza però far trapelare all’esterno notizie e informazioni che contano e possono disturbare gli addetti ai lavori.
Anche i cittadini Pastorino e Tebaldi, proprietario e amministratore delegato della Benarco, erano molto civili. Hanno raccontato ai cittadini di Piasco che la loro centrale è un decimo di quella di Airasca, è quasi come la caldaia di un condominio, è quasi come una stufa. Alzi la mano chi ha una stufa. Ecco e allora? I cittadini Pastorino e Tebaldi non sono ancora venuti a None, ma al loro posto il Sindaco di None ci ha già spiegato che la centrale progettata per None (un terzo di quella di Airasca a 4 km.) è poco più di una caldaia. Mi sono detto: o basta là. Certe parole galleggiano nel tempo, si incrociano nello spazio e rivelano illuminanti sintonie tra le imprese interessate e il Sindaco che se ne fa (involontario?) portavoce.
Questi imprenditori e amministratori, tuttavia, ci devono ancora spiegare dove reperirebbero l’approvvigionamento della legna se dovessero essere accolte le richieste di insediare centrali a biomasse presentate a raffica in molte località (Vinovo, Villafranca, Cuorgnè, None, una seconda ad Airasca, Poirino, Salza, Rivarolo, Rossana) rispettando tutti l’obbligo di gravitare entro il raggio di 70 km.
I nostri amministratori comunali non hanno certezze. Il Sindaco però è certo che l’impianto sia ecocompatibile, “dati tecnici alla mano”. Aspettiamo di vedere quali. Ma non sa che una direttiva europea dice che la qualità dell’aria va protetta se buona e migliorata se cattiva, ma non peggiorata? Sul resto, il Sindaco si dice “titubante” e “perplessa”. Specialmente, non vuole dire no a nessuno. Negli ambienti dell’amministrazione comunale qualcuno affaccia un’idea: se il raffronto tra i costi e i ricavi dovesse avere come esito un bilancio negativo, bisognerebbe creare una mobilitazione dal basso che dai Comuni riporti la questione a Roma. Subito dopo, però, in ogni caso si dovrà redigere una convenzione molto severa e puntuale con ampie tutele e strumenti di controllo. L’idea è suggestiva. In questo modo potresti dire di sì ai contestatori e li potresti accompagnare a Roma. Ma potresti anche dire di sì agli imprenditori e al ritorno potresti firmare la convenzione che apre la strada all’insediamento della centrale.
Se il bilancio non dovesse assicurare alcun beneficio alla collettività locale e anzi dovesse risultare pericoloso per la salute dell’aria, non è necessario chiamare in causa Roma. Basta che il Comune non conceda l’autorizzazione. Lo può fare, ma solo se lo vuole. Purtroppo, alla Conferenza dei Servizi dell’11 giugno, il Comune di None ha dichiarato la sua disponibilità ad accelerare le procedure, a costo di convocare la commissione urbanistica ad agosto.
Si può dire di sì o anche dire di no. Ma non si può dire di sì e contemporaneamente di no. Questo è troppo.
Siamo ancora in tempo per convincere democraticamente i nostri amministratori a tornare sui loro passi e a decidere di respirare con i loro polmoni, non con quelli degli imprenditori che li sommergono di richieste, lusinghe e rassicurazioni. Così potremo respirare tutti un po’ meglio e anche le generazioni future.

Mario Dellacqua