sabato 29 agosto 2009

sul PTI..

di Giovanni Garabello.

Il progetto presentato dalla Benarco Energy srl al Comune di None in data 8 giugno 2007 riguarda la realizzazione di una centrale termoelettrica e di teleriscaldamento a recupero a energia da biomassa forestale.

Il progetto è inserito nel P.T.I. (Programmi Territoriali Integrati) finanziato con fondi dell’Unione Europea, degli enti locali e con l’apporto di privati, come documentabile se si guarda il sito della Benarco Energy.

Mi ricordo che la partecipazione al Bando Regionale per la redazione del P.T.I. era stata portata in Giunta nel mese di Aprile 2007 aderendo all’accordo preliminare tra i comuni associati come previsto dal Bando Regionale (in ottemperanza al D.Leg. 267/2000) e nominando il comune di Villafranca P.te come Ente capofila e coordinatore. Successivamente nel mese di Novembre 2007 veniva approvata all’unanimità lo schema di convenzione predisposto dall’ufficio tecnico di Villafranca P.te e si autorizzava il Sindaco alla relativa sottoscrizione. Andando a rivedere la situazione, ad oggi mi ritrovo un documento dove il quadro finanziario del programma operativo presentato dal Comune capofila Villafranca Piemonte in data 21 giugno 2008, presenta due progetti riguardanti il Comune di None e cioè:

1) Polo innovativo Accademia del cioccolato: stima costo € 9.281.000,00 di cui € 1.000.000,00 risorse private e € 1.784.300,00 comunali, € 6.496.700,00 altre risorse.

2) Streglio-Spa, Laboratorio di ricerca, sviluppo e innovazione nel processo di filiera del cioccolato a None. Stima del costo € 2.400.000,00 tutto con risorse private.

A dire il vero, non mi occupai di questi PTI e non ho idee precise al riguardo.

Occorre comunque ricordare che il teleriscaldamento è operativo a Pinerolo con gestione dell' ACEA e noi azionisti di ACEA non possiamo baipassare questa appartenenza.

DAL PROGETTO PER LA PIANURA SPUNTA BENARCO ENERGY

di Mario Dellacqua


Navigando goffamente su Internet, cercavo notizie sulle società legate alla produzione di centrali a biomasse. Ho accertato che la possibilità di installare a None un impianto del genere compare per la prima volta in un documento del 2006-2007. Sono 148 pagine di monumentale inutilità che forse hanno aiutato i loro autori (non so quanto decorosamente retribuiti dal denaro pubblico) a combattere gli spettri della dilagante disoccupazione intellettuale. Complimenti per la trasmissione a Paolo Pasquetti (Enti Rev SRL Saluzzo Cuneo Alba Roma, Project Manager e coordinatore tecnico del progetto), a Paolo Chiattone (per le tavole architettoniche, per l’analisi e la redazione degli allegati progettuali), a Elena Marchis (per l’ideazione grafica e il logo). Applausi, invece, ma sul muso, ai responsabili politici della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e della Provincia di Cuneo che commissionano ricerche come queste. Umana comprensione per Paolo Toscano, responsabile del procedimento per il Comune di Villafranca, ente capofila.

Il testo illustra il progetto AIRPLUS (che sta per Ambiente Innovazione Ricerca Per Lo Sviluppo Urbano Sostenibile) e aveva l’ambizione di guidare un PTI (Programma Territoriale Integrato) per la PIANURA (Per Innovare i processi, Accomunare i bisogni, Negoziare i progetti, Unire il partenariato, Rivitalizzare il territorio, Aumentare l’occupazione). Già questa è una bella presentazione: gli Arch. Dott. Ing. Pasquetti, Chiattone e Marchis affrontano i problemi dell’economia del Pinerolese e del Basso cuneese esordendo “metaforicamente e semiologicamente” a colpi di acronimi e di acrostici.

Poi ci spiegano che 27 Comuni “di differenti colori politici hanno capito di dover pianificare e progettare lo sviluppo del proprio territorio in modo organico ed efficiente partendo dalle reali esigenze delle popolazioni” (p.7) . Che Paolo, Elena e Paolo siano i depositari di questo benefico approccio metodologico per la “governance strategica dell’intero territorio del sud ovest”, metodo manco a farlo apposta “sinergico con Venaria, Rivoli, Pinerolo e Saluzzo” è una fortuna di cui non mi ero accorto. Distratto che non sono altro. I tre AIRPLUS me lo ripetono: il programma “è stato condiviso dalle amministrazioni, dalle imprese, dalla popolazione perché è stato capito e pensato in oltre sei mesi partendo davvero dal basso ovvero da esigenze concrete” (p.68). E per chi si fosse messo in ascolto solo in questo momento, “27 enti locali che mai avevano lavorato insieme in modo efficiente” hanno investito “sei mesi di intensissimo lavoro” (p.8) per stabilire che “la diversificazione economica sostenibile” può scommettere sul latte di Moretta, il mais dell’intero bacino, i cavalli di Vigone, le carni e le mele di Cavour, il cioccolato di None, le erbe officinali di Pancalieri. Noi nonesi siamo ben trattati: il gruppo Borsci, che ha rilevato la Streglio e l’ha portata dove sappiamo, produce “il mitico liquore San Marzano”. E “mitico” è anche il cavallo Varenne di stanza a Vigone, che però è sgridata: con tutto il suo mais, 150-200 quintali di tutoli per circa 3-4 milioni di euro l’anno giacciono “abbandonati sul terreno”.

Già, i tutoli (i panot in piemontese) si potrebbero utilizzare per il calore energetico che sono in grado di produrre quando alimentano una “centrale termoelettrica a biomasse e di teleriscaldamento a recupero”. E qui spunta “Benarco Energy”, l’azienda “di eccellenza” che insieme a Streglio e Domori aderisce “direttamente o indirettamente” (sic) al Programma Territoriale Integrato. “Benarco Energy” mobiliterebbe risorse per 9 milioni e 420mila euro. L’Accademia del cioccolato ha un costo di realizzazione pari a 9 milioni e 281mila euro. Il progetto per i maestri del cioccolato che hanno mandato in vacca la Streglio comportava l’impegno di 2milioni e 400mila euro. E sono “aziende forti”, Streglio e Domori, “inglobate nella strategia di sviluppo sempre più saldamente radicate all’economia del territorio” (p.69 e 24).

Dopo aver “lavorato con entusiasmo per circa sei mesi anche grazie ai concreti tavoli di partenariato pubblico-privati”, questo studio si autodefinisce “forte”, “innovativo”, di “elevata qualità ed efficienza” (p.71, 86 e 118). E ci garantisce che “l’intero programma sarà sicuramente completato entro l’inizio del 2013” (p.98 e 107). Grande impegno, specialmente nell’autopromozione. Un po’ di spatus, come si dice dalle nostre parti, non guasta.

Quest’opera è nutrita dall’aspirazione di programmare l’economia su un territorio di 27 Comuni abitati da 58mila anime “partendo non da ideologie partitiche locali o sovralocali, bensì attraverso un concreto approccio ‘‘bottom up’, ovvero dalle reali esigenze della popolazione e del territorio medesimo” (p.7). La professionalità dei due paolini con il logo di Elena potrebbe mettere fine alle diatribe tra Riccardo Lombardi e Antonio Giolitti che erano alle prime armi nei primi governi di centrosinistra e non si intendevano di programmazione come oggi Pasquetti e Chiattone.

Però ha qualche difetto. Tralasciamo l’esangue bibliografia composta da 15 volumi e da una tesi di laurea sul riutilizzo delle ferrovie abbandonate: che cosa c’entrano Enrico Mattei e il petrolio? Per esempio, lo studio dichiara che Merloni e TNT sono “determinanti per lo sviluppo sociooccupazionale dell’intero territorio di pianura”, ma non si preoccupa di spiegare come mai l’impresa degli elettrodomestici e quella della logistica non figurino tra gli aderenti ad un così ambizioso progetto di sviluppo che è partito “davvero dal basso”, e ha “ascoltato le esigenze del territorio” in “6 mesi di efficace programmazione” (p.9-10-71).

Sfugge all’appassionata équipe di programmatori una realtà incomoda e nota: le aziende non parlano volentieri dei loro affari e dei loro programmi con altri soggetti. Di solito ignorano la volontà pubblica, a meno che non siano costrette a subirla dai vincoli della legge o siano attratte dalla possibilità di incamerare vantaggi sul piano fiscale, creditizio, sindacale, urbanistico. In assenza di queste condizioni, le grandi imprese difficilmente trattano. Quando hanno accettato, negli anni ’70, di destinare all’industrializzazione del mezzogiorno parte dei loro investimenti, lo hanno fatto obtorto collo: un po’ perché sono state persuase dagli incentivi, un po’ perché avevano di fronte un poderoso e unitario movimento sindacale determinato a non chiedere solo salario. Interlocutori delle imprese non erano i Pasquetti che oggi cinguettano acrostici negli Uffici regionali e scrivono documenti patetici e magniloquenti, dall’incerto potere nutritivo, ma dalle grandi proprietà diuretiche.

Però queste 148 pagine hanno avuto una loro indiscutibile utilità: hanno introdotto nel giro la “Benarco Energy”. L’hanno inserita tra le imprese interessate allo “sviluppo sostenibile” del nostro territorio comunale attraverso la costruzione di una centrale termoelettrica a biomasse che brucerà, se va bene, 47mila tonnellate di legna all’anno.

Resta da chiedersi chi legga questi documenti. Probabilmente molti amministratori comunali li approvano in Giunta senza averli letti. Fiutano lontano un miglio che si tratta di aria fritta, ma li approvano perché qualche etto di carta, pur arbitrariamente sottratta ai culi, forse è il prezzo da pagare in silenzio per ottenere qualche finanziamento regionale o nazionale o europeo a vantaggio del proprio Comune.

Resta da chiedersi chi e quanto paga per la redazione di questi documenti che stanno in piedi con la grappa. Per un totale di investimenti pubblici previsti pari a circa 33 milioni e mezzo di euro, “il contributo spettante di 200mila euro sarà completamente impegnato, unitamente al cofinanziamento locale (pari ad ulteriori 50mila euro), per la redazione del Programma operativo (II fase) e degli studi di fattibilità previsti”(p.6): questo è probabilmente il sottobosco di consulenze che alla Provincia e in Regione costituiscono un reticolo di sinergie tra talenti, di partenariato tra studi professionali e assessorati utilizzabili al momento buono e senza impegni per nessuno.

Non ho motivo di ritenere, purtroppo, che questo costume differenzi la destra dalla sinistra.


sabato 22 agosto 2009

CENTRALE A BIOMASSE A NONE: Quali benefici e quali rischi?

Come fa il Sindaco a dirsi subito favorevole e a garantire la “natura assolutamente ecocompatibile dell’impianto” se la Conferenza dei Servizi dell’11 giugno ha chiesto di chiarire le modalità di stima delle ricadute al suolo di biossido di azoto?


Il Sindaco dichiara che questo impianto “è poco più di una caldaia”. Ma la “caldaia” ha bisogno di un camino alto 30 metri ed è progettata per bruciare ogni anno 50mila tonnellate di legna (sperando che sia solo legna). Perché non si insedia questa “caldaia” nel centro abitato, visto che il teleriscaldamento (presentato come un vantaggio) comporterebbe una spesa di 700-800 mila euro al chilometro per allacciarsi a scuole e edifici pubblici?


Con quali finanziamenti si prevede di realizzare l’opera? Come mai la società Benarco, che preleva legna a Mondovì, non ha trovato sulla strada una località più vicina per poterla bruciare con profitto senza doverla trasportare su gomma fino a None?


Come mai analoghi interventi ad Airasca, a Poirino, a Villafranca hanno sollevato la resistenza della popolazione e alla fine sono stati respinti?


LA QUESTIONE NON VA AFFRONTATA CON SUPERFICIALITÀ

LA POPOLAZIONE VA COINVOLTA


Secondo Armand, Giovanna Baffa, Domenico Bastino, Giancarlo Bergia,

Massimo Bonifazio, Loredana Brussino, Mario Dellacqua, Diego Goitre, Simona Sola.



domenica 9 agosto 2009

UNA VITA SPERICOLATA PER LA COMMISSIONE EDILIZIA

NON È UN POSTRANO ISTITUIRE UNA COMMISSIONE E PENSARE DI ABOLIRLA?

In accordo con i Comuni di Castagnole, None e Virle, il Comune di Piobesi torinese ha pubblicato il 29 giugno 2009 un “avviso pubblico di selezione”. Esso invitava i professionisti locali a dichiarare, entro il 27 luglio, la loro disponibilità a far parte della Commissione per il paesaggio istituita dalla legge regionale 32/2008. Potevano presentare il loro curriculum tutti i cittadini in possesso di laurea attinente alla tutela del paesaggio, al restauro e al recupero dei beni architettonici, alla progettazione urbanistica e ambientale, alla pianificazione territoriale. Bastava un’esperienza professionale almeno triennale. Il nuovo organismo ha il compito di sovrintendere al rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche delegate ai Comuni e supera l’art. 14 della legge regionale 20/1989 che inseriva nelle Commissioni edilizie membri nominati per le loro competenze di tipo ambientale.


Una domanda. Anzi tre.

1) Se le competenze ambientali sono state sottratte dalla legge alla Commissione Edilizia e d’ora in poi sono state invece conferite alla Commissione per il paesaggio, perché le stesse competenze sono state richiamate nel corso del Consiglio comunale del 15 luglio per spiegare la designazione nella Commissione Edilizia dell’arch. Carmelo Gianpietro? Abbiamo forti dubbi che queste dichiarazioni ufficiali servano per distogliere l’attenzione dei cittadini da altre motivazioni di “mera opportunità politica”, per usare lo stesso linguaggio del Sindaco.


2) Perché nel Consiglio comunale del 22 luglio si è completata la nomina della Commissione Edilizia, pur sapendo che la nuova Legge regionale 14 luglio 2009, n. 20 ("Snellimento delle procedure in materia di edilizia e urbanistica"), considera “facoltativa” l’istituzione di tale organismo? Quando l’assessore Patrizia Giarrusso comunica (vedi “L’Eco del Chisone”del 29 luglio) che “questo elemento sarà oggetto di valutazione da parte della Giunta” vuole forse anticipare l’intenzione di abolirla del tutto? E’ un po’ strano progettare di annullare una Commissione appena istituita, a meno che la maggioranza non voglia sbarazzarsi dei membri sgraditi designati dalla minoranza.


3) Se si motivasse con “il risparmio” la soppressione della Commissione Edilizia, allora perché si è istituita quella del Bilancio, che non ha mai funzionato nel Comune di None e ha compiti piuttosto vaghi?

Ci auguriamo che il Sindaco, qualche assessore o qualche amministratore trovino il modo e il tempo di rispondere.


Secondo Armand, Giuseppe Astore, Giovanna Baffa, Domenico Bastino, Giancarlo Bergia, Loredana Brussino, Francesco Cerchio, Mario Dellacqua, Laura Ferrari, Aurora Flesia, Massimiliano Franco, Giovanni Garabello, Diego Goitre, Fernanda Mazzoni, Cesare Micanti, Gialuigi Saccione.


domenica 2 agosto 2009

GLI SPOSI CON FACCETTA NERA

Qualche giorno fa a None Francesca e Giovanni si sono sposati e io faccio tanti auguri. Non conosco la gioia che ha spinto loro e/o i loro amici ad un corteo in pompa magna su una splendida auto decapottata. Non sta alla legge e ancor meno a me la disciplina dei gusti estetici e artistici che li hanno indotti alla diffusione di musiche di tutti i tipi – persino durante la messa - con gran sfoggio di impianti stereofonici ad alto volume.

Contesto l’inserimento nel repertorio di “Faccetta nera” e siccome libero fischio in libera piazza, sono sceso dalle parti del sagrato per chiedere al proprietario dell’auto che cosa sapesse del fascismo e dell’iprite che il maresciallo Badoglio ha versato in testa a quelle faccette nere. Il ragazzone mi ha chiesto perché ero così arrabbiato e lui crede nel Duce perché suo nonno glielo ha insegnato. Inoltre il fascismo non è peggio del comunismo.

Ora scrivo le presenti note per chiedere scusa della mia irruenza. E’ che certe manifestazioni non possono ottenere il mio silenzio complice. Ho maturato le mie convinzioni. Però, non vorrei il mio interlocutore pensasse che ho qualcosa da spiegargli. Non si fidi di me. Vada su internet a cercare l’iprite. In realtà la mia irruenza è mossa da una aspirazione che qui confesso: quella di voler capire che cosa spinge oggi un ragazzone di quell’età sistemato con una così bella vettura a credere, obbedire e combattere. Mi piacerebbe incontrarlo di nuovo. Davvero, non per spiegare, ma per capire.

Grazie per l’ospitalità.

Mario Dellacqua