mercoledì 15 luglio 2009

Martedì 14 luglio abbiamo deciso….

Verbale della riunione rifondarola

Erano presenti Giovanna Baffa, Bianco della festa, Anna Maria Bruno, Mario Dellacqua, Raffaele Latiana, Giuseppe Migliore, Andrea Testa, Tronchetto di crema di Giuseppe.

    LA RIUNIONE SI E’ SVOLTA IN UN ANGOLO NON OTTUSO

    1) In onore del 14 luglio la riunione si è aperta intonando la Marsigliese. E’ proprio avvenuto così. Si è ricordato che il gruppo leninista in viaggio verso Pietroburgo per la rivoluzione sovietica faceva la stessa cosa perché concepiva la rivoluzione russa come una prosecuzione naturale di quella francese. Si è detto che gli inni nazionali contengono tutti un linguaggio truculento che esalta l’eroismo della propria morte e la giustizia nell’eliminazione dello straniero. Il sangue impuro dei nobili scorre nella Marsigliese, siamo pronti alla morte nell’inno di Mameli, il patto di sangue e il disprezzo dei traditori viene contrapposto alla virilità e al coraggio di chi sa morire senza paura come un eroe nell’inno degli albanesi. Anche la tradizione del movimento operaio non scherza. L’inno dei lavoratori di Turati invita a pugnare o a morire, Contessa di Paolo Pietrangeli vuole far finire sottoterra i padroni e i crumiri col padrone son tutti da ammazzar in quella vecchia canzone socialista che lamenta il mancato arrivo della libertà perché non c’è l’unione. La facilità con cui si arriva a mettere a repentaglio la vita propria come quella altrui fa riflettere. Ci siamo chiesti: ma non c’è una punta di fanatismo in tutto questo? Qualche risposta è venuta: nessuno si trova volontariamente nei crocevia della storia e anche se è di passaggio per puro caso e non per scelta sua, si trova a decidere se stare di qua o di là. I partigiani hanno combattuto la Resistenza perché erano nutriti da una convinzione ideale e speravano di liberare l’Italia non solo dal tedesco invasore, ma anche dal dominio delle forze economiche e degli interessi privilegiati che avevano appoggiato l’ascesa del fascismo. Potevano definirsi fanatici i comunisti di allora? Essi non sapevano dei crimini di Stalin e per loro fare come in Russia voleva dire far progredire nel mondo la causa dell’uguaglianza e della libertà. Stalin poi era l’eroe rappresentativo di un popolo che a Stalingrado aveva per primo dimostrato che il nazismo non era invincibile. Erano fanatici? No, non si tirarono indietro e oggi si possono attraversare le difficoltà e le disillusioni del momento senza una spinta ideale? Sì, senza spinta ideale non si possono affrontare queste difficoltà ed è più facile cadere nella palude del pragmatismo senza principi o nell’arrivismo e nel carrierismo. La gente di sinistra è convinta, è documentata, conosce abbastanza? La gente di sinistra fa quel che può e i gradi di conoscenza e di consapevolezza e di generosità sono diversi. Bisogna accettare e rispettare e sollecitare il contributo di tutti e chiedere a tutti di elevare la qualità morale, lo spessore culturale, la responsabilità e l’incisività del proprio apporto. Anche il desiderio di gratificazione del singolo deve essere rispettato e non demonizzato: ma stare insieme vuol dire capire che l’autopromozione non può essere la sola molla che ci muove. Idealità, spinta etica, preparazione culturale, cruccio dell’efficacia devono possibilmente viaggiare appaiati e ci devono guidare.

    2) La serata è proseguita discutendo una bozza di locandina illustrativa dei contenuti dell’accordo Indesit per informare la cittadinanza che la perdita dei posti di lavoro continua, nessuno parla delle piccole imprese che chiudono. Il rimedio ci sarebbe, ma non senza lotta, in una redistribuzione della ricchezza a favore dei redditi bassi, in una lotta contro i privilegi, le disuguaglianze e l’evasione fiscale, nella lotta contro le delocalizzazioni selvagge, in una riconversione ecologica dell’economia. Il testo approvato è stato affidato a Raffaele per la stampa il quale fa un prezzo basso rispetto al mercato perché vuole contribuire all’opera nostra.

    Giovanna ha proposto di informare Clement dell’iniziativa e di chiedergli di venire martedì prossimo per parlare dell’Indesit, ma anche di quello che bolle nella pentola rifondarola sulle prospettive del partito.

    Ci siamo lasciati alle 24 passate.

    Chissà che cosa e chi ho dimenticato…..

    Un abbraccio a tutti uno per uno.

    Arrivederci a martedì 21 luglio alle ore 21

    Mario

1 commento:

  1. Sent: Thursday, July 02, 2009 11:32 PM
    Subject: Re: ma allora ci sono!


    Ciao Mario.
    Mi vergogno un po' di non partecipare mai alle uscite del Gruppo...ma mi
    sento un po' fuori. Come se mi fossi perso troppi tasselli per inserirmi. E
    questa mia ansia, naturalmente, si amplifica ogni giorno.
    Mi dispiace, ma ci dobbiamo accontentare del mio assenso, e della mia firma
    in calce ai vostri documenti.
    Spero di partecipare presto più attivamente.

    Anche con la fondazione mi sento piuttosto inutile. Si scherzava del ruolo
    di bidello, ma il mio impegno è ben al di sotto di quello, sempre dignitoso,
    di un bidello.

    In compenso una buona notizia: Sabato pomeriggio dovrei esserci! Appena mi
    libero vengo all'Angolo.

    A presto!
    Andrea

    caro andrea,
    ci rende amici la facilità e la libertà con cui ci parliamo della vita e
    delle comuni attività alle quali partecipiamo. Io ho imparato a non
    colpevolizzare nessuno e ad apprezzare il contributo di ciascuno, spesso
    quando si esprime senza gerarchie, al riparo dei ricatti e del clientelare
    scambio di favori o di poteri. Certo che possiamo dare di più. Anche Lutero
    insegnava a rimettere tutto a Dio perchè tutto gli appartiene, ma a darsi da
    fare come se tutto dipendesse da noi. Non dobbiamo però commettere l'errore
    di riconsegnarci ad una concezione totalizzante e militare dell'impegno
    politico. Non abbiamo bisogno di incendi rabbiosi e isolati, ma di luci
    visibili e durature, perchè il cammino è lungo, non sappiamo bene
    l'indirizzo da raggiungere e qualche brandello di notizia sulla strada da
    fare lo acquisiamo a fatica. Sappiamo bene solo ciò che non siamo e non
    vogliamo.
    Alla tua età ero un operaio, ma non un artigiano come te e lavoravo con
    orari che mi lasciavano liberi ampi spazi della giornata. Andavo alla Fim di
    Rivalta al pomeriggio, alla sera la demoproletaria sede torinese di via
    Rolando mi era famigliare. Poi arrivò la cassa integrazione come una
    maledetta benedizione che mi finanziò la laurea. Niente di paragonabile alle
    tue giornate che so piuttosto convulse e i tuoi rubinetti gocciolano per
    telefono anche quando vai in montagna. Non rimproverarti. Ci penso io. Ti
    rimprovero perchè secondo me, dopo aver fatto in questi anni largo uso
    dell'oro del silenzio, è ora che ti abbassi a usare di più l'argento della
    parola che esprime l'azzardo del pensiero e della ricerca. Anche le tue
    incespicature aiuteranno a trovare l'indicazione e a scegliere la
    prospettiva del lavoro comune.
    Ciò che ci siamo scritto secondo me è di interesse collettivo e mi
    piacerebbe pubblicare sul blog questa corrispondenza tra noi, se tu lo
    autorizzerai. ciao
    tuo mario

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