lunedì 27 luglio 2009

IMMIGRAZIONE: SCORCIATOIE CHE ALLUNGANO?

Nella mattinata del 22 luglio ho partecipato a una riunione che mi ha molto impegnato nella riflessione sugli effetti dei fenomeni migratori nel pensiero e nei comportamenti dei lavoratori e delle loro organizzazioni.

A confronto con la segreteria della Cisl torinese rappresentata da Nanni Tosco, Giorgio Bizzarri e Angelina Kalayan c’era un gruppo di iscritti cislini oggi critici con la leadership di Raffaele Bonanni, ma negli anni settanta delegati operai o dirigenti di importanti categorie dell’industria e del pubblico impiego come Renato Bresciani, Antonio Buzzigoli, Toni Ferigo, Giuseppe Mainardi, Armando Michelizza, Tony Marcolungo, Armando Pomatto, Alberto Tridente. Scrivo per rimettere ordine nelle mie idee e per raccogliere alcuni spunti, non certo nella pretesa di rendere giustizia a tutti i partecipanti con un resoconto fedele dei loro interventi.

Michelizza ha ricordato il fattore demografico. Un fatto è certo: nei prossimi decenni la riduzione a minoranza della componente indigena italiana. La trasformazione di una condizione personale in un reato penalmente perseguibile (la clandestinità) è l’anticamera dell’instaurazione di un regime di apartheid in cui la minoranza domina la maggioranza. Fin qui tutti d’accordo, ma poi cominciano le sofferenze.

C’è chi sottolinea che il lavoro degli immigrati è una risorsa per la nostra economia, che il Nord Est non potrebbe sopravvivere senza il lavoro immigrato ( per questo il Governatore Galan se ne sta ben zitto ) e presenta come positivo l’approccio di Obama e dei sindacati americani al fenomeno (non più vagheggiamento di impossibili barriere, ma riconoscimento di diritti per evitare che la clandestinità renda conveniente far lavorare chi prende di meno a più ore, con svantaggio per i redditi di chi ora sente minacciata la sua relativa sicurezza). C’è anche chi, invece, sottolinea le grandi difficoltà di ogni politica di integrazione e consiglia maggiore fiducia nelle virtù del gradualismo. I lavoratori Indesit, ad esempio, volevano allontanare l’accusa di razzismo, ma chiedevano con insistenza garanzie a tutela degli insediamenti italiani. I datori di lavoro, ad esempio, sono talvolta iscritti Cisl che chiedono regolarizzazione delle badanti, ma criticano l’estensione finta di quella condizione ad altri. Nei cantieri, ad esempio, le rappresentanze sindacali sono multietniche con problemi non fra italiani e stranieri, ma fra diverse etnie talvolta in aspra competizione tra di loro. Talune etnie sono particolarmente impermeabili ad ogni forma di contaminazione: pensiamo ai cinesi. Nel sindacato, le categorie più progressiste sono quelle meno investite dall’impatto con la presenza straniera. Nei caseggiati e nei quartieri si ha notizia di iniziative sempre più frequenti di arroccamento e di separazione dagli stranieri (cancelletti nei cortili o, aggiungo io, richiesta di distinzioni a tutela dei ragazzi italiani nelle scuole).

Gli uni si definiscono offensivi, nel senso che vogliono “giocare all’attacco” e non subire l’iniziativa leghista, gli altri gradualisti. Gli uni sottolineano l’irreversibilità del fenomeno che è un portato della globalizzazione, gli altri sottolineano l’indomabilità delle paure, l’efficacia dei richiami alla pancia, le risposte semplici a problemi difficili che la Lega suggerisce e i tempi lunghi necessari ad una battaglia culturale. Vi è anche chi sostiene la necessità di ricorrere a forme di disobbedienza civile: “diamo un attestato di appartenenza al sindacato ai lavoratori irregolari“. Altri sottolineano le difficoltà, anche interne al sindacato nel discutere a fondo di questi temi senza far scoppiare conflitti. Sono riecheggiati anche slogan vicini alla Lega, ad esempio l’invito a non essere buonisti con gli immigrati. E in effetti alcuni slogan non sono campati in aria. E qui iniziano le mie riflessioni problematiche.

“Aiutiamoli a casa loro”, ad esempio, va benissimo, ma quanto siamo indietro nell’erogazione di aiuti ai paesi del Terzo Mondo? E abbiamo mai sentito un’iniziativa umanitaria locale o nazionale della Lega per un pozzo in Kenia? Quanto al buonismo, io rispondo come Moni Ovadia. Noi non siamo buonisti, ci sforziamo di essere giusti. E io penso che vada bene quello che disse una volta in Parlamento il ministro dell’Interno del centrodestra Pisanu: bisogna dare all’immigrazione una risposta fondata alla pari sull’umanità e sulla legalità. E se la legalità viola alcuni diritti fondamentali, il principio di uguaglianza e la dignità delle persone, bisogna denunciarlo e disobbedire, accettando tutte le conseguenze dei propri atti. Penso che la sottovalutazione di questa che considero un’emergenza democratica sia un grave errore. Mi rendo conto che ciò comporta il rischio di rompere la connessione sentimentale con parte del mondo del lavoro, ormai vittima del fascino della lotta tra gli ultimi e i terzultimi. Eppure penso che su queste questioni di principio sia doveroso impuntarsi. Del resto il problema delle “contraddizioni in seno al popolo “ non è di oggi.

Negli anni settanta c’erano nelle fabbriche operai che non volevano inserire nelle piattaforme aziendali gli investimenti per il Mezzogiorno. Dicevano : “pensiamo alle nostre buste paga, chi ha voglia di lavorare venga al Nord come noi e non rimanga invece dove c’e la pensione di invalidità dei genitori“. C’erano operai che non volevano le donne in fabbrica: “se ne stiano a casa a guardare i figli e la cucina, così si fa spazio per le nostre paghe o per altri disoccupati”. C’erano operai che non volevano il reparto invalidi: “gli diano una pensione per farli stare a casa”. Facemmo bene a tenere duro, a lottare per Grottaminarda e Termoli e non solo per il salario, a non mandare a casa le donne e gli invalidi. Facemmo malissimo, invece, a ignorare o a caricare di improperi questi soggetti smarriti nelle paludi dell’egoismo e aggrappati alla difesa corporativa della loro condizione. Faremmo malissimo, oggi, a insultare gli operai leghisti, ma faremmo anche male a far credere loro che la soluzione a un problema difficile possa essere reperita percorrendo le scorciatoie povere dei fili spinati e lo spettacolo rassicurante dei respingimenti o dei barconi affondati. Scorciatoie (orribili) che allungano. Se così fosse, dovremmo aspettare che si consumi l’illusione della violenza per poi vedere sorgere l’alternativa faticosa dell’integrazione.

Mario Dellacqua

venerdì 24 luglio 2009

"C’ERA BISOGNO DI UN ESPERTO IN TEMATICHE AMBIENTALI!"

Con questa motivazione, il gruppo di maggioranza di “Solidarietà e progresso” ha nominato l’arch. Carmelo Gianpietro nella nuova Commissione Edilizia, in quella stessa posizione nella quale la passata amministrazione aveva designato un professore del Politecnico di Torino. Il professionista locale è di certo competente nel suo lavoro, ma è notoriamente vicino ad ambienti imprenditoriali che in questi anni hanno trovato la loro rappresentanza politica nel centrodestra di “Alternativa per None” e che nella vicina Nichelino sono direttamente impegnati nelle file berlusconiane del cosiddetto “Popolo delle Libertà”.

Ciò che sembrava il pettegolezzo di qualche malpensante si è invece ufficialmente concretizzato con un atto formale nel Consiglio comunale del 15 luglio: la nuova amministrazione di Maria Simeone ha ingaggiato tra i suoi sostenitori anche quelli che stanno dall’altra parte. Il Pd nonese non ha proprio niente da dire in proposito?

Al Sindaco evidentemente “piace vincere facile”. E come in un “gratta e vinci”, si può vincere facendo leva su un simbolo e su un marchio di identità ereditato da altri e subito dopo tentare di governare sconfessandolo apertamente pur di andare dritto al sodo delle cose che convengono.

Intendiamoci: è negli obiettivi di ogni buon amministratore allargare il suo

consenso elettorale e politico guardando oltre il proprio orticello. Ma quando questo comporta la mutazione genetica della propria identità sociale e culturale, è l’essenza stessa della politica che viene sopraffatta in un guazzabuglio incolore e senza legami ideali, dove alla fine prevarranno i rapporti di forza sorretti da quelli degli affari.


None, 24 luglio 2009

Secondo Armand, Giuseppe Astore, Giovanna Baffa, Domenico Bastino, Massimo Bonifazio, Loredana Brussino, Mario Dellacqua, Laura Ferrari, Aurora Flesia, Massimiliano Franco, Giovanni Garabello,Diego Goitre, Raffaele Latiana, Anna Massa, Cesare Micanti, Simona Sola, Andrea Testa.


lunedì 20 luglio 2009

LA TENTAZIONE EUCARISTICA

Quando con fatica si conquista la gratificazione di una carica pubblica, le critiche che ricevi ti sembrano segnate dal pregiudizio, dall’ingiustizia, dalle strumentalizzazioni o dall’ingratitudine. Hai appena gustato l’incomparabile gratificazione di sentirti salutato dalla reverenza degli sconosciuti, ed è forte la tentazione di non abbassarsi a rispondere alla pari. Daresti troppa soddisfazione ai tuoi critici che si sentirebbero legittimati e rafforzati. E’ forte il rischio, secondo me, di cadere vittime di una concezione eucaristica della politica: dove arrivo io finisce l’incompetenza, il menefreghismo di prima e la sordità del potere di sempre e comincia una buona volta la stagione del disinteresse, del bene comune per il paese, della disponibilità all’ascolto e addirittura della politica come servizio reso ai cittadini.

Beninteso: lo stesso fenomeno colpisce chi dalle responsabilità pubbliche viene allontanato o perché sconfitto, o perché messo in minoranza dall’anagrafe, dalla legge, dalla dialettica interna. La tentazione eucaristica anche in questo caso è forte e si presenta con i colori della nostalgia: eravamo più generosi, più competenti, più affiatati, più leali, più disinteressati ecc.

Chi scrive ha visto la sua persona attraversata da tutte le condizioni appena indicate. Il narcisismo è una malattia che investe i manager e gli uomini di spettacolo. Non da meno, i politici sanno trovare alleanza in argomentazioni apparentemente convincenti, accompagnate da richiami palesi o occulti ai doveri della fedeltà e dell’appartenenza: attenti a non attaccare il governo amico con critiche eccessive, attenti a non fornire all’avversario comune vantaggi gratuiti e immeritati. Chi è fuori dal palazzo può accogliere positivamente queste richieste solo scegliendo tra l’applauso e il silenzio. Ma, come dice il subcomandante Marcos, “un popolo che non vigila sui suoi governanti è condannato ad essere schiavo e noi combattiamo per essere liberi”. Poichè noi non vogliamo tifosi né clienti, ma cittadini consapevoli e partecipi, vorrei sfuggire a questa tenaglia.

E se le critiche di chi sta all’opposizione verso chi governa, come quelle di chi governa verso chi sta all’opposizione fossero come un termometro che misura la vitalità della democrazia? E se le critiche venissero “ridotte” ai loro contenuti e depurate dal carico di risentimenti e rivalità che pure sono il corredo fisiologico della lotta politica? E se riconoscessimo nella dialettica politica una risorsa per il nostro perenne romanzo di formazione percorrendo il quale proviamo a cambiare gli altri accettando di vedere che anche noi cambiamo e siamo cambiati? E se considerassimo un dovere il diritto di partecipare alla vita politica correndo in pubblico il rischio dell’errore, del ripensamento, del contrasto con l’amico? Piero Gobetti diceva che a un popolo di dannunziani non si può chiedere il sacrificio della lotta politica…

Non sono sicuro che queste domande non interessino l’aspro dibattito in corso. Ho dei dubbi. Forse lo riguardano molto.

P.S. Spezzo una lancia a favore del blog. E’ vero che a quattr’occhi ci si può dire tutto guardandosi negli occhi. Ma non stiamo discutendo di faccende private che pure hanno il loro peso. Per scritto si è obbligati a privilegiare argomenti pubblicamente spendibili e soppesabili e si è sospinti a moderare la componente personalistica.

Mario Dellacqua

mercoledì 15 luglio 2009

Novelle per bambini e sognatori

Discorso di Paola Lenarduzzi in occasione dell'incontro "Novelle per bambini e sognatori" di sabato 4 luglio.

L'idea di scrivere un libro è nata per caso. Durante un corso di inglese mi era stato dato come esercizio lo scrivere una storiella che iniziasse con “C'era una volta un re molto triste perché...” e da lì nacque la fiaba del Re senza amici. Stupita dal riscontro positivo avuto dalla lettura di quella storia decisi di scrivere altre novelle, inizialmente per me, per il solo gusto di sognare e di fare della poesia. Poi, spinta dalla mia famiglia, iniziai a pensare che quelle favole non dovessero restare chiuse in un cassetto e mi decisi a cercare un editore per la pubblicazione di questo piccolo libro colmo di emozioni. Le storie che lo compongono sono “agrodolci” come la vita reale, tenere ma talvolta dai risvolti amari, condizione superabile solo con l'amore e la poesia, capaci di addolcire ogni cosa secondo l'intramontabile principio per cui nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. I rassicuranti personaggi di “Novelle per bambini e sognatori” sono animali, oggetti, pianeti, umanamente imperfetti. Si tratta di figure talvolta insicure, insoddisfatte, timorose e schiacciate da questa società che ricerca ed esige la perfezione stereotipata, sia essa intesa come bellezza o come realizzazione di sé stessi. Ma che cos'è questa Perfezione? È qualcosa che vale la pena di inseguire o è qualcosa in costante mutamento che ci impone di dover avere sempre di più perché ciò che abbiamo non è mai sufficiente? Forse allora siamo solo delle creature che si lasciano vivere guardando distrattamente la propria esistenza passare di mano mentre stiamo costantemente col naso all'insu per cercare di raggiungere un nuovo pseudo-traguardo impostoci dai media nel disperato tentativo di essere “qualcuno”, di essere “felici”. Quello che voglio dire è che sognare fa parte dell'indole umana e ci aiuta nei momenti più duri. L'ambizione è altresì importante perché ci spinge a migliorarci, non facendoci ristagnare nell'accidia. Ma come ogni buona medicina anche l'ambizione va usata con cautela, con coscienza. Ci serve un po' più di senso critico, di oggettività, di umiltà. Se ci fermassimo per un istante e ci guardassimo attorno con gli occhi di un estraneo come se non fossimo noi i protagonisti della nostra vita, riusciremmo a scoprire ed assaporare con stupore il gusto di ciò che già possediamo. Ci sorprenderemmo di percepire il profumo dell'amore dei nostri cari, una fragranza così intensa da sovrastare la puzza del marciume di questa società che sta diventando giorno dopo giorno sempre più moralmente scarna ed eticamente riduttiva.

In questo libro ho cercato di trasmettere dei valori affinché chi lo legge non ricada nell'errore di farsi affascinare dagli idoli luccicanti che attraversano gli schermi delle nostre TV: belli, ricchi e potenti...ma comunque insoddisfatti. Non puntiamo ad essere come loro cercando di imitarli come scimmie ammaestrate. Tiriamo fuori quanto di buono abbiamo in noi e facciamo in modo che gli altri lo apprezzino. Non voglio che il mio libro si limiti ad essere letto: deve essere respirato, gustato, vissuto.

Pensare di cambiare la Società con un libro è una presuntuosa utopia, ma regalare a qualche famiglia attimi di riflessione, magia, carezze e storie sussurrate sarebbe per me una soddisfazione ineguagliabile.

Martedì 14 luglio abbiamo deciso….

Verbale della riunione rifondarola

Erano presenti Giovanna Baffa, Bianco della festa, Anna Maria Bruno, Mario Dellacqua, Raffaele Latiana, Giuseppe Migliore, Andrea Testa, Tronchetto di crema di Giuseppe.

    LA RIUNIONE SI E’ SVOLTA IN UN ANGOLO NON OTTUSO

    1) In onore del 14 luglio la riunione si è aperta intonando la Marsigliese. E’ proprio avvenuto così. Si è ricordato che il gruppo leninista in viaggio verso Pietroburgo per la rivoluzione sovietica faceva la stessa cosa perché concepiva la rivoluzione russa come una prosecuzione naturale di quella francese. Si è detto che gli inni nazionali contengono tutti un linguaggio truculento che esalta l’eroismo della propria morte e la giustizia nell’eliminazione dello straniero. Il sangue impuro dei nobili scorre nella Marsigliese, siamo pronti alla morte nell’inno di Mameli, il patto di sangue e il disprezzo dei traditori viene contrapposto alla virilità e al coraggio di chi sa morire senza paura come un eroe nell’inno degli albanesi. Anche la tradizione del movimento operaio non scherza. L’inno dei lavoratori di Turati invita a pugnare o a morire, Contessa di Paolo Pietrangeli vuole far finire sottoterra i padroni e i crumiri col padrone son tutti da ammazzar in quella vecchia canzone socialista che lamenta il mancato arrivo della libertà perché non c’è l’unione. La facilità con cui si arriva a mettere a repentaglio la vita propria come quella altrui fa riflettere. Ci siamo chiesti: ma non c’è una punta di fanatismo in tutto questo? Qualche risposta è venuta: nessuno si trova volontariamente nei crocevia della storia e anche se è di passaggio per puro caso e non per scelta sua, si trova a decidere se stare di qua o di là. I partigiani hanno combattuto la Resistenza perché erano nutriti da una convinzione ideale e speravano di liberare l’Italia non solo dal tedesco invasore, ma anche dal dominio delle forze economiche e degli interessi privilegiati che avevano appoggiato l’ascesa del fascismo. Potevano definirsi fanatici i comunisti di allora? Essi non sapevano dei crimini di Stalin e per loro fare come in Russia voleva dire far progredire nel mondo la causa dell’uguaglianza e della libertà. Stalin poi era l’eroe rappresentativo di un popolo che a Stalingrado aveva per primo dimostrato che il nazismo non era invincibile. Erano fanatici? No, non si tirarono indietro e oggi si possono attraversare le difficoltà e le disillusioni del momento senza una spinta ideale? Sì, senza spinta ideale non si possono affrontare queste difficoltà ed è più facile cadere nella palude del pragmatismo senza principi o nell’arrivismo e nel carrierismo. La gente di sinistra è convinta, è documentata, conosce abbastanza? La gente di sinistra fa quel che può e i gradi di conoscenza e di consapevolezza e di generosità sono diversi. Bisogna accettare e rispettare e sollecitare il contributo di tutti e chiedere a tutti di elevare la qualità morale, lo spessore culturale, la responsabilità e l’incisività del proprio apporto. Anche il desiderio di gratificazione del singolo deve essere rispettato e non demonizzato: ma stare insieme vuol dire capire che l’autopromozione non può essere la sola molla che ci muove. Idealità, spinta etica, preparazione culturale, cruccio dell’efficacia devono possibilmente viaggiare appaiati e ci devono guidare.

    2) La serata è proseguita discutendo una bozza di locandina illustrativa dei contenuti dell’accordo Indesit per informare la cittadinanza che la perdita dei posti di lavoro continua, nessuno parla delle piccole imprese che chiudono. Il rimedio ci sarebbe, ma non senza lotta, in una redistribuzione della ricchezza a favore dei redditi bassi, in una lotta contro i privilegi, le disuguaglianze e l’evasione fiscale, nella lotta contro le delocalizzazioni selvagge, in una riconversione ecologica dell’economia. Il testo approvato è stato affidato a Raffaele per la stampa il quale fa un prezzo basso rispetto al mercato perché vuole contribuire all’opera nostra.

    Giovanna ha proposto di informare Clement dell’iniziativa e di chiedergli di venire martedì prossimo per parlare dell’Indesit, ma anche di quello che bolle nella pentola rifondarola sulle prospettive del partito.

    Ci siamo lasciati alle 24 passate.

    Chissà che cosa e chi ho dimenticato…..

    Un abbraccio a tutti uno per uno.

    Arrivederci a martedì 21 luglio alle ore 21

    Mario

Varie

Concluso lo sciopero del silenzio, mi inserisco in questa effervescenza estiva scaturita dalla pubblicazione dell’ultimo comunicato di NONUNOMANOI, anche da me sottoscritto.

Concordo con tutti che gli “anonimi” non dovrebbero avere diritto di parola in questo blog: chi ha qualcosa da dire, per piacere lo faccia apertamente, mettendoci se non la faccia almeno la firma.

Poiché sono uno dei “dissidenti” della passata amministrazione, mi sento a vario tirato in ballo nella discussione in atto. E a tal proposito, su quella che è stata la discussione dei mesi passati, francamente vorrei piantarla lì.

Trovo francamente stucchevole continuare questa dietrologia che vuole giustificare ciò che non si può giustificare, ovvero tirare dalla tua parte a tutti i costi chi dalla tua parte non ci sta, e te lo ha fatto capire in tutti i modi.

Ho ho espresso la mia posizione, accollandomi peraltro tutte le responsabilità dei gesti conseguenti, in tutte le occasioni pubbliche che mi sono state presentate: le riunioni di maggioranza di S&P, le due riunioni del PD alle quali sono stato invitato e da ultimo il Consiglio Comunale, mettendolo addirittura per iscritto. Se ce ne fossero state altre di queste occasioni, non le avrei mancate, avrei continuato a dire le stesse cose.

Non ho cercato di nascondermi in alcun scantinato carbonaro né mi sono richiuso in una elitè di giudici delle altrui azioni a sbollire una bile da mal di fegato, come qualcuno, scrivendolo, sta sostenendo. Semplicemente ho fatto delle valutazioni, le ho elaborate in una decisione, condivisa con altri, declinando una posizione conseguente con tutto il resto. Questa posizione può piacere o meno, la si può discutere e contestare, ma permettemi di evidenziare una serena coerenza, non solo formale, che nulla a che vedere con lo stillicidio di asti, veleni, rancori che ancora trasudano da alcuni scambi di commenti.

Pertanto gradirei guardare oltre, nel rispetto delle opinioni e delle posizioni reciproche.

Ciò detto, così come la nuova amministrazione ha tutto il diritto di operare come ritiene opportuno, NONUNOMANOI può e deve esercitare il ruolo critico e/o propositivo che ritiene di apportare nel dibattito politico locale.

E allacciandomi a questo, io non posso che mettere in evidenza, intenzioni per lo meno discutibili che la nuova amministrazioni sta producendo in questi primi atti della nuova legislatura.

Leggo nell’ODG del prossimo consiglio comunale che il primo punto sarà l’istituzione di una nuova commissione consigliare dedicata al Bilancio.

Qualcuno mi può spiegare l’utilità di questa nuova commissione?

Io non ce ne vedo che una, quella di continuare ancora con più convinzione una pratica di blandimento consociativo con l’opposizione. Al di là delle belle intenzioni che saranno trovate per l’occasione (già me le prefiguro: il coinvolgimento ed il rispetto democratico, le buone maniere istituzionali, etc…) una commissione bilancio in un comune delle dimensioni e delle esigenze di None, è francamente inutile.

Il Bilancio è una “roba” che, al di là degli assestamenti ogni tanto possibili o necessari, viene discussa generalmente un paio di volte l’anno in Consiglio Comunale, l’atto previsionale, e quello consuntivo. Per il resto, è una materia che attiene in gran parte alla sfera tecnica e ragionieristica (e per questo ci sono i tecnici, compresi i revisori nominati, non i consiglieri comunali) e per una parte minore, ma politicamente rilevante, alla sfera della strategia programmatica di un’amministrazione, ovvero l’elenco delle cose da fare e gli investimenti da pianificare anno per anno per raggiungere gli obiettivi del programma elettorale di cui si fa garante l’assessore competente. A questo si aggiunga che un bilancio, per i vari vincoli ad esso connessi (patto di stabilità in primis), una volta definite e attuate le strategie per gli investimenti prioritari coerenti con gli obiettivi programmatici, compresa la politica tributaria, è nel 98% della sua sostanza bloccato. Il restante 2% riguarda in generale l’assegnazione dei contributi alle varie associazioni o poco più, e per questo c’è già un’apposita consulta. Cosa c’entra in tutto ciò l’opposizione? Può una commissione, che, in ragione delle scadenze di Consiglio, si ritroverebbe ragionevolmente e produttivamente 3-4 volte all’anno, esercitare un ruolo di controllo più attento e puntuale? Oppure si richiede un ruolo nella determinazione della strategia programmatica che deve essere proprio della maggioranza? Non mi si dica che li si vuole coinvolgere per la destinazione dell’avanzo annuale, non ci posso credere…

Per favore: avete vinto con oltre 800 voti di scarto (800 non 8…), avete forza e rinnovato entusiasmo per esercitare con responsabilità il vostro ruolo di governo: rispettate il ruolo dell’opposizione per quello che deve essere, in un sano confronto conflittuale, nel rispetto dei ruoli e delle posizioni che l’esito elettorale ha così ben delineato!

Altro punto: corre voce insistente che il gruppo di maggioranza designerà a far parte della Commissione Edilizia, un tecnico molto vicino a Parisi, l’arch.Gianpietro…E’ davvero così? Spero sia una boutade, e allora ritraggo tutto e chiedo scusa.

Ma se è vera, è una roba che un pò fa ridere e molto fa piangere.

Per 20 anni abbiamo cercato di tenere il più distante possibile gli interessi di Parisi da quelli di S&P e ora lo facciamo entrare, come membro espresso dalla maggioranza, dalla porta principale della Commissione Edilizia?

Proprio a tal punto sono arrivate le cose? Abbiamo tali debiti di riconoscenza da dover esporci così marchianamente?

Intendiamoci: il tecnico designato è una persona simpatica e magari pure competente dal punto di vista tecnico; ma non è concepibile questa commistione con chi ha fatto del rigore e della distanza dagli interessi di dubbi potentati economici, un suo punto d'onore, anche a costo di intraprendere, nella passata amministrazione difficili battaglie legali.

P:S:

Per Codispoti:

alle 23,26 di ieri sera mi è arrivato questo un sms: “Lunedì 20-07 ore 21.00 riunione coordinamento sala conferenze 2, piano comune. Ignazio Drago”.

Presumo sia la convocazione per una riunione del PD locale; fa evidentemente seguito ad uno scambio di mail sul tema, che coinvolge anche mia moglie Laura; mi fa piacere, ma tengo farti notare, non con una certa amarezza, che è la prima che ricevo dallo scorso marzo, nonostante sia uno dei 29 iscritti con tanto di tessera regolarmente pagata e regisitrata; e nonostante che nel frattempo ci sia stato tutto quello che c’è stato: forse qualcosa da dire e discutere ce l’avrei avuto anch’io….

Prima di affermare dire che qualcuno “è svaporato”, forse sarebbe opportuno verificare il funzionamento delle pentole che il vapore dovrebbero trattenerlo …

Con affetto,

Giuseppe Astore

martedì 14 luglio 2009

OGGI SCIOPERO

Nonunomanoi aderisce alla giornata di silenzio per la libertà d'informazione on-line.

venerdì 10 luglio 2009

UNA PARTENZA FALSA PER LA NUOVA GIUNTA

L’insediamento di una Giunta composta da soli quattro assessori è un buon esempio che riduce i costi della politica e accoglie una richiesta avanzata da “Nonunomanoi”. L’annunciato ridimensionamento dell’indennità non è una novità e ristabilisce il costume di molti amministratori nonesi di Pci, Sinistra indipendente, Dp, Rifondazione, Pd o senza tessera che in passato non hanno utilizzato tutte le somme consentite dalla legge e/o hanno destinato parte del denaro percepito per sostenere le attività del loro partito.


Il resto non ci convince. Il Sindaco aveva scritto agli elettori che avrebbero fatto parte della sua Giunta “quelli che voi esprimerete con le vostre preferenze e che garantiranno il loro impegno quotidiano”. Ora salta fuori che chi ha avuto più preferenze non può garantire il suo impegno quotidiano e pertanto è escluso dalla Giunta.


Quando si trattava di dire di no al gruppo Nonunomanoi, si diceva che “bisogna far decidere la gente” e che “non c’è nessun problema tra di noi a decidere chi sarà assessore”. Ora, per trovare un posto in Giunta a chi è rimasto indietro e voleva andare avanti a tutti i costi, torna comodo tirare in ballo la competenza e la disponibilità. Cinque anni fa si entrava in Giunta senza aver mai messo piede in Consiglio comunale. Ora, altri devono fare un po’ di gavetta. Azzardiamo qualche motivazione: sei alle prime armi, proviamo così due anni e mezzo poi facciamo “una verifica”, puoi sempre fare il consigliere delegato, attenzione che non è uno scherzo, la burocrazia, sai quante grane.

Ma queste considerazioni non potevano valere prima? Non era meglio dire in anticipo chi avrebbe fatto parte della Giunta come aveva chiesto Nonunomanoi, che proprio su questo punto si è visto sbattere la porta in faccia?

Perché si fa un patto e nemmeno dieci giorni dopo si cambiano le carte in tavola? Che valore ha la parola data?

Quando si aggirano così scopertamente gli impegni assunti con gli elettori, la leadership dà prova non solo di disinvoltura, ma di debolezza, perché si mostra incapace di resistere agli appetiti meno nobili. Molto entusiasmo, ma soprattutto rapporti di forza.

Quando le parole si fanno e si disfano a piacimento, è più difficile per una Giunta lavorare con efficacia e come è possibile parlare di dialogo?


Secondo Armand, Giuseppe Astore, Giovanna Baffa, Domenico Bastino, Giancarlo Bergia, Massimo Bonifazio, Loredana Brussino, Mario Dellacqua, Laura Ferrari, Aurora Flesia, Massimiliano Franco, Giovanni Garabello, Franco Ghinamo, Diego Goitre, Raffaele Latiana, Anna Massa, Fernanda Mazzoni, Cesare Micanti, GianLuigi Saccione, Simona Sola, Andrea Testa.

None, 6 luglio 2009






Risposta a "La Pancalera"

In merito all'intervista di Marino sulla Pancalera tengo precisare quanto segue:
Il lunedì delle elezioni mi trovai nell'ufficio del sindaco per avere informazioni su un caso sociale. Eravamo solo io e lei che stava riordinando la scrivania e le dissi: " Cosa fai?"
rispose " Ritiro le mie cose per scaramanzia....tanto non vinciamo"
" Figurati se non vincete" gli risposi e lei ..." dipende da cosa farà la lega" poi mi chiese:
"Ma è vero che ti hanno chiesto di fare l'assessore in caso di vittoria della Biscola?"
Le risposi che ..." non nego che ci sono stati dei contatti ma da qui a fare l'assessore...... per favore!"
Questo è quanto.
Per tutta la campagna elettorale ho taciuto per non alimentare sterili polemiche e consapevole della necessità di avere spazi e clima diversi per affrontare un sereno confronto.
Ricordo che ero parte dell'amministrazione passata e il lavoro che ho fatto ed il mio comportamento rimangono come mio biglietto da visita.
Saluti Giovanni Garabello

giovedì 9 luglio 2009

La lotta in rosa premia la Simeone

da "La Pancalera", n. 07 - Luglio/Agosto 2009 de "La Pancalera"


La lotta in rosa premia la Simeone

Il sindaco: “Ha vinto l’impegno, ora ci sarà una giunta rinnovata”.


NONE - Maria Luigia Simeone è stata riconfermata per la seconda volta alla carica di sindaco. Un successo che non lascia dubbi, con oltre 800 voti di scarto nei confronti della lista civica di centrodestra "Alternativa per None", frutto di un impegno quotidiano e di una presenza costante nel "palazzo", dove il sindaco era sempre disponibile ad ascoltare e a risolvere i problemi che gli venivano posti. La raggiungo al termine dello spoglio, con un risultato quasi definitivo, tra una bottiglia di spumante e il telefonino che continua a squillare.

«Sono soddisfatta di questo risultato che premia me e la mia squadra - dichiara la Simeone una vittoria che arriva superiore alle aspettative. Abbiamo dovuto difenderci da attacchi che arrivavano non solo da destra, ma anche da sinistra».

Adesso può dirci qualcosa sulle ragioni che le hanno fatto perdere l'appoggio della sinistra? «Volevano che non ricandidassi alcuni consiglieri uscenti. ma io non abbandono per mere scelte di opportunità politica chi ha collaborato e chi ha lavorato con impegno e sacrificio».

Si vocifera che il gruppo di "scissionisti" avrebbe votato scheda bianca ...

«Quello che so è che Giovanni Garabello, mio ex vicesindaco, ieri mi ha informata che in caso di vittoria di Nadia Biscola, lui avrebbe

accettato di collaborare con lei e questa la dice lunga ... ».

837 voti di differenza potrebbero spingere nuovamente la minoranza ad affermare che siano il frutto di una politica clientelare.

<il voto dei cittadini non vada mai messo in discussione. In effetti, durante la campagna, sono state fatte affermazioni pesanti e gratuite e se continuano ... li denuncio!»

Allora come spiega questo margine così ampio?

<i risultati raggiunti in questi anni, come la ristrutturazione del! 'ex municipio che ha trasformato un edificio abbandonato in una "casa per la cultura ", una biblioteca che sarà tra le più moderne del territorio, ma anche per le scelte coraggiose come la realizzazione dell'argine e del senso unico in Via Roma».

Ha già in mente la futura giunta? «Come già anticipato in più occasioni, la carica di vice sindaco sarà affidata a Stefano Rizzo, il più giovane consigliere (26 anni): penso se la sia meritata ampiamente in questi 5 anni di lavoro. guadagnandosi stima e simpatia anche da parte degli avversari politici» .

L'intervista termina tra un brindisi e gli abbracci dei nuovi consiglieri, non è mancata la stretta di mano e gli auguri della candidata di Alternativa per None.

P. Marino

lunedì 6 luglio 2009

A NONE BASTANO QUATTRO ASSESSORI COMUNALI

Da un comunicato del 2007


RIFORMARE LA POLITICA CHE COSTA TROPPO

E NON E’ NEPPURE DEMOCRATICA.

A NONE BASTANO QUATTRO ASSESSORI COMUNALI

Per conquistare la fiducia e il sostegno della maggioranza del popolo italiano, il centrosinistra potrebbe approvare due naturali provvedimenti di emergenza democratica: ridurre i costi della politica e dare agli iscritti ai partiti il diritto di scegliere con il voto i loro candidati.

La prima riforma si può fare riducendo il numero dei ministri e dei sottosegretari. Si possono ridurre le indennità dei parlamentari che invece restano a livelli inaccettabili.

252mila euro lordi per i deputati, 255mila euro per i senatori,

480mila euro per i parlamentari europei.

Si possono abolire i doppioni come le Province, le Comunità montane, le Circoscrizioni. Si può ridurre il numero degli assessori. Si può approvare una legge elettorale, ad esempio con sbarramento alla tedesca, che favorisca l’accorpamento e non la moltiplicazione dei partiti.

La seconda riforma non avrebbe bisogno di alcuna legge o referendum. Basterebbe nello Statuto del partito vincolare la designazione delle candidature al voto democratico di iscritti e simpatizzanti mediante il versamento di una quota di partecipazione. Almeno in un’occasione avresti la possibilità di contare qualcosa.

Ridurre costi e privilegi della politica, dare il potere agli iscritti: sono misure sagge e inevitabili se si vuole combattere l’incancrenimento della democrazia.

Per farlo è utile l’impegno dei Presidenti di Camera e Senato che dal gennaio 2008 hanno stabilito:

  1. L’abbattimento dell’istituto del riscatto, ossia del versamento volontario dei contributi figurativi che consentono a deputati e senatori di incassare un vitalizio dopo appena due anni, sei mesi e un giorno di attività parlamentare.
  2. La riduzione dell’assegno vitalizio dall’80 al 60 per cento dell’indennità lorda.
  3. La soppressione del rimborso per “viaggi di studio e aggiornamento” pari a 3.100 euro all’anno.

I provvedimenti approvati da Bertinotti e Marini

comporteranno un risparmio di 60 milioni di euro l’anno.


interventi di risparmio sono possibili Anche nei Comuni.

A None, ad esempio, non c’è bisogno di sei Assessori

alcuni dei quali con deleghe prive di poteri effettivi.

Quattro Assessori sarebbero sufficienti.

Se non subito, il buon esempio potrebbe iniziare

dalla prossima legislatura.

Il Circolo nonese di Rifondazione comunista “Teresa Noce”

LIBERO CHI LEGGE

None, ottobre 2007. Leggi“Il Sole-24 Ore” 20 novembre 2006 e “Liberazione” 24 luglio 2007

domenica 5 luglio 2009

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

L'ultima legge vergogna di questo governo mi ha fatto tornare in mente una poesia che credevo di Brecht.



Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.

Parafrasi di una poesia di Martin Niemöller spesso attribuita erroneamente a Brecht.